di Alessandro Mortarino.
Avete letto negli ultimi due numeri di AltritAsti le risposte che gli attuali sette pretendenti alla poltrona di Sindaco di Asti hanno fornito alle domande da noi chiaramente formulate su un tema specifico: l'assetto urbanistico della città. Ora proviamo ad entrare nel merito delle loro differenti posizioni, per approfondire la questione, tutt'altro che secondaria per una comunità cittadina ...
Lo facciamo in modo oggettivo, basandoci sulle loro esatte parole e partendo, ancora una volta, dalle nostre tre domande "secche".
Domanda numero 1.
Ella concorda sulla necessità di progettare un nuovo Piano Regolatore ?
Verrebbe da dire che le risposte assomiglino a un plebiscito: a parte Mariangela Cotto (che ha glissato le nostre domande rimandandoci al 15 febbraio, data in cui il suo programma sarà definito: curiosa risposta per il primo Sindaco in pectore, in ordine temporale, ad essersi candidato ...), tutti concordano sulla necessità di un nuovo urgente progetto urbanistico (cioè un nuovo Piano Regolatore).
Così si sono espressi senza equivoci possibili Bosia, Pasta, Pensabene e Zangirolami. Campaner l'ha presa un po' "alla larga", ma pare volerci dire di essere del medesimo parere. Brignolo, dopo una partenza netta ("l’idea di progettare da zero un nuovo piano regolatore va senz’altro intrapresa da subito"), vira verso la prudenza affermando che gli ultimi PRGC hanno avuto un lungo travaglio, mediamente pari a 25 anni, e mette le mani avanti: con tempi così lunghi meglio, nel frattempo, "ricorrere anche a provvedimenti più snelli, idonei ad agire sul piano regolatore vigente, sulla leva fiscale, sul regime degli oneri di urbanizzazione, etc.".
Non sappiamo bene cosa ciò possa significare, ma di certo ipotizzare altri 25 anni per raggiungere un nuovo Piano Regolatore ci pare un tempo un tantino biblico: l'efficienza amministrativa imporrebbe una diversa applicazione e gli standard temporali indicati sono assai diversi dalla media di altre città italiane delle dimensioni di Asti.
Evviva la prudenza e la concretezza, ma se un Piano Regolatore s'ha da fare, l'obiettivo deve essere a breve. E utile sarebbe che un candidato Sindaco lasciasse da parte la (troppa) prudenza per fare dell'efficienza della macchina amministrativa il suo cavallo di battaglia.
Dunque ci pare che l'affermazione veritiera di Anna Bosia "l’attuale legge urbanistica prevede che il Piano Regolatore Generale venga sottoposto a revisione periodica ogni 10 anni" debba essere lo spirito guida del prossimo Sindaco, con un impegno reale in termini tanto di contenuto quanto di iter realizzativo. E basato, ovviamente, sul "numero effettivo degli abitanti" - come affermato da Alberto Pasta - e su una previsione demografica concreta ("l’attuale Piano Regolatore prevede cifre “drogate” rispetto alle reali potenzialità demografiche del Comune di Asti, una città di 76.000 abitanti che neanche se fossimo in presenza di un nuovo boom industriale potrebbe mai avvicinarsi ai 120.000 abitanti che prevede il PRG in vigore" secondo quanto affermato da Giovanni Pensabene) oltre che su una visione prospettica che "definisca innanzitutto quale idea di Asti vogliamo per il prossimo futuro", secondo quanto indicato da Gabriele Zangirolami.
Domanda numero 2.
Ella concorda sulla necessità di una moratoria che sospenda qualunque nuova edificazione prevista dall’attuale PRGC o da sue varianti fino a che non sia completato un censimento capillare di tutte le strutture edilizie esistenti in città che metta in luce il numero e le metrature degli edifici sfitti, vuoti, non utilizzati ?
A questa seconda domanda, la compattezza si fa meno netta.
Mentre per Pensabene la moratoria "è una condizione di igiene amministrativa", necessaria fino a che "un censimento delle strutture edilizie esistenti in città formi un punto fermo per avviare un sano raffronto tra offerta edilizia e domanda abitativa insoddisfatta", per Pasta è "opportuna una pausa di riflessione al riguardo" e per Zangirolami la moratoria risulta una granitica prassi ("fino al termine del censimento non dovrà essere rilasciato nessun permesso di costruire nuovi edifici”), Anna Bosia ammette alcuni dubbi. Che non riguardano, però, il principio da cui trae la nostra proposta di moratoria, quanto i possibili effetti per le casse comunali, legati a quello che definisce "il conseguente danno erariale" causato dai cosiddetti diritti edificatori.
Su questo punto pensiamo occorra una riflessione.
I diritti edificatori sono erroneamente considerati un vincolo assoluto, ma i casi di nuovi piani regolatori che modificano le concessioni (nuove espansioni) precedenti a fronte di opere mai realizzate, sono molteplici nella nostra giurisprudenza.
In particolare, la progettazione di un nuovo piano regolatore ha, in assoluto, ragion d'essere e può permettersi di prevedere la cancellazione di pregressi diritti a fronte di nuove e ben motivate cause. A parere nostro, se il prossimo piano regolatore dovesse essere basato (come noi proponiamo e come tutti i candidati paiono condividere nelle loro risposte) su un preventivo censimento di tutto il patrimonio edilizio esistente - privato e pubblico - ad oggi non utilizzato, vuoto o sfitto e se questo dato dimostrasse come la città sia già dotata di tutte quelle strutture necessarie (in termini di quantità numeriche e di superfici) sufficienti per i bisogni abitativi e produttivi, ciò sarebbe all'altezza di impedire una rivalsa economico/finanziaria dai parte di chi si troverebbe a perdere i diritti "acquisiti".
Per meglio comprendere la situazione, vi rimandiamo ai contributi tecnici presenti sul prezioso sito eddyburg.it e, in particolare, a questi pareri di Edoardo Salzano, Giorgia Boca, Vincenzo Cerulli Irelli che riproponiamo anche nel nostro archivio, cliccando su questi titoli:
Forse che il diritto impone di compensare i vincoli sul territorio ?
La "balla" dei diritti edificatori
Questi contributi ci auguriamo possano essere di aiuto anche alle perplessità di Brignolo che, oltre a non considerare percorribile l'ipotesi di moratoria, aggiunge una personale considerazione: "mi pare anche discutibile sotto il profilo dell’opportunità".
La frase, in tutta onestà, non la comprendiamo e il termine "dell'opportunità" ci fa pensare ad una sorta di pericolo di perdita di voti più che ad una valutazione di principi primari.
Vogliamo ricordare che Domenico Finiguerra, il primo sindaco italiano a varare un piano regolatore a "crescita urbanistica zero" nella sua Cassinetta di Lugagnano, sviluppò questo preciso percorso nel quarto anno del suo mandato da primo cittadino: censimento del patrimonio edilizio esistente, discussione di quei dati in numerosi incontri aperti a tutta la cittadinanza, decisione collettiva di progettare un nuovo strumento urbanistico privo di ulteriori aree per le nuove costruzioni e, dunque, attento ad incentivare il recupero dell'esistente, parallelo esame delle somme che non sarebbero più entrate nelle casse comunali (gli oneri di urbanizzazione) e individuazione di forme di finanza alternativa (tra cui nuove aliquote per i cittadini, decise/proposte dagli stessi cittadini ...).
Dopo questa operazione, si ricandidò per un secondo mandato, finendo rieletto con il 63 % dei consensi: cinque anni prima era stato eletto Sindaco con un risicato 51 % di voti.
Un po' di coraggio, quando si lavora per il bene comune, ci vuole. E si finisce per essere premiati !
Domanda numero 3.
Ella concorda sulla necessità che una volta in possesso di questi importanti dati sia necessario istituire un tavolo di analisi partecipata aperto a tutti i cittadini e che dal responso di questa democratica assemblea (e non da altro) debba essere tratto il progetto del nuovo PRGC ?
Anche in questo caso le risposte paiono tornare "plebiscitarie". Dunque resta solo da stabilire come i "tavoli partecipati" dovranno essere costruiti, con quale peso decisionale e quale cadenza.
Su questo punto, in particolare, dovremo sollecitare i candidati ad esprimersi. Affinchè le loro attuali affermazioni non cadano nel rischio di restare semplici "frasi pre-elettorali".
Adesso la parola la lasciamo a voi, lettori di AltritAsti; inviateci le vostre considerazioni e, soprattutto, le vostre proposte per rendere i programmi dei candidati davvero in sintonia (non solo a parole) con i vostri bisogni.