Lettera aperta degli accademici di Gaza al mondo

Chiediamo ai nostri sostenitori di aiutarci a resistere alla campagna israeliana di scolasticidio e a ricostruire le nostre università.
Ci siamo riuniti come accademici palestinesi e personale delle università di Gaza per affermare la nostra esistenza, l’esistenza dei nostri colleghi e dei nostri studenti, e la nostra tenacia verso il futuro di fronte a tutti gli attuali tentativi di cancellarci.
Le forze di occupazione israeliane hanno demolito i nostri edifici ma le nostre università continuano a vivere...

Riaffermiamo la nostra determinazione collettiva a rimanere sulla nostra terra e a riprendere l’insegnamento, lo studio e la ricerca a Gaza, nelle nostre università palestinesi, alla prima occasione.
Chiediamo ai nostri amici e colleghi in tutto il mondo di resistere alla campagna di scolasticidio in corso nella Palestina occupata, di lavorare al nostro fianco nella ricostruzione delle nostre università demolite e di rifiutare tutti i piani che cercano di aggirare, cancellare o indebolire l’integrità delle nostre istituzioni accademiche. Il futuro dei nostri giovani a Gaza dipende da noi e dalla nostra capacità di rimanere sulla nostra terra per continuare a servire le prossime generazioni del nostro popolo.
Lanciamo questo appello sotto le bombe delle forze di invasione nella Gaza occupata, nei campi profughi di Rafah e dai luoghi del nuovo esilio provvisorio situati in Egitto e negli altri paesi che ci ospitano. Lo diffondiamo mentre l’occupazione israeliana continua, quotidianamente, a condurre la sua campagna genocida contro il nostro popolo nel tentativo di eliminare ogni aspetto della nostra vita collettiva e individuale.

Le nostre famiglie, i colleghi e gli studenti vengono assassinati mentre noi, ancora una volta, siamo rimasti senza casa e riviviamo le esperienze dei nostri genitori e nonni durante i massacri e le espulsioni di massa da parte delle forze armate sioniste nel 1947 e 1948.
Le nostre infrastrutture civili – università, scuole, ospedali, biblioteche, musei e centri culturali – costruite da generazioni del nostro popolo, giacciono in rovina a causa di questa continua Nakba intenzionale. Il deliberato attacco alle nostre infrastrutture educative è un palese tentativo di rendere Gaza inabitabile ed erodere il tessuto intellettuale e culturale della nostra società. Tuttavia, ci rifiutiamo di permettere che tali atti spengano la fiamma della conoscenza e della resilienza che arde dentro di noi.

Gli alleati dell’occupazione israeliana negli Stati Uniti e nel Regno Unito stanno aprendo ancora un altro fronte scolasticida promuovendo presunti programmi di ricostruzione che cercano di eliminare la possibilità di una vita educativa palestinese indipendente a Gaza. Respingiamo tutti questi schemi ed esortiamo i nostri colleghi a rifiutare qualsiasi complicità in essi. Invitiamo inoltre tutte le università e i colleghi di tutto il mondo a coordinare eventuali sforzi di aiuto accademico direttamente con le nostre università.

Estendiamo il nostro sentito apprezzamento alle istituzioni nazionali e internazionali che sono state solidali con noi, fornendo supporto e assistenza durante questi tempi difficili. Tuttavia sottolineiamo l’importanza di coordinare questi sforzi per riaprire adeguatamente le università palestinesi a Gaza.
Sottolineiamo l’urgente necessità di riattivare le istituzioni educative di Gaza, non solo per sostenere gli attuali studenti, ma per garantire la resilienza e la sostenibilità a lungo termine del nostro sistema di istruzione superiore. L’istruzione non è solo un mezzo per impartire conoscenza: è un pilastro vitale della nostra esistenza e un faro di speranza per il popolo palestinese.
Di conseguenza, è essenziale formulare una strategia a lungo termine per risanare le infrastrutture e ricostruire l’intero complesso delle università. Tuttavia tali sforzi richiedono molto tempo e finanziamenti ingenti, e mettono a rischio la capacità delle istituzioni accademiche di sostenere le iniziative, portando potenzialmente alla perdita di personale, studenti e capacità di operare nuovamente.

Date le circostanze attuali, è imperativo passare rapidamente all’insegnamento online per mitigare i disagi causati dalla distruzione delle infrastrutture fisiche. Questa transizione necessita di un sostegno globale per coprire i costi operativi, compresi gli stipendi del personale accademico.
Le tasse studentesche, la principale fonte di reddito per le università, sono crollate dall’inizio del genocidio. L’assenza di reddito ha lasciato il personale senza stipendio, spingendo molti di loro a cercare opportunità esterne.

Oltre a colpire i mezzi di sussistenza dei docenti e del personale universitario, questa tensione finanziaria causata dalla deliberata campagna di scolasticidio rappresenta una minaccia esistenziale per il futuro delle università stesse.
Pertanto, è necessario adottare misure urgenti per affrontare la crisi finanziaria che le istituzioni accademiche si trovano oggi ad affrontare, per garantire la loro stessa sopravvivenza. Invitiamo tutte le parti interessate a coordinare immediatamente i loro sforzi a sostegno di questo obiettivo fondamentale.
La ricostruzione delle istituzioni accademiche di Gaza non è solo una questione di istruzione, è una testimonianza della nostra resilienza, determinazione e del nostro impegno costante per garantire un futuro alle generazioni a venire.

Il destino dell’istruzione superiore a Gaza appartiene alle università di Gaza, ai loro docenti, al personale e agli studenti e al popolo palestinese nel suo insieme. Apprezziamo gli sforzi dei popoli e dei cittadini di tutto il mondo per porre fine a questo genocidio in corso.
Chiediamo ai nostri colleghi in patria e a livello internazionale di sostenere i nostri risoluti tentativi di difendere e preservare le nostre università per il bene del futuro del nostro popolo e della nostra capacità di rimanere nella nostra terra palestinese a Gaza. Abbiamo costruito queste università dalle tende. E dalle tende, con il sostegno dei nostri amici, le ricostruiremo ancora una volta.

Seguono le firme.

Lettera pubblicata in lingua inglese su Al Jazeera il 29 maggio 2024.

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