di Mao Valpiana, Presidente del Movimento Nonviolento, Esecutivo di Rete italiana Pace e Disarmo.
La “difesa della Patria” e il “ripudio della guerra” sono doveri costituzionali. Doveri che valgono in Italia, in Ucraina, in Russia, e in tutto il mondo.
La “difesa” è un punto decisivo nella pratica della nonviolenza attiva. Difesa della vita, difesa dei diritti, difesa della libertà, difesa dei più deboli, difesa dell’ambiente. La nonviolenza non è in antitesi con la difesa. La storia della nonviolenza moderna è storia di movimenti di difesa...
Gandhi difendeva l’indipendenza dell’India; Martin Luther King difendeva i diritti dei neri; Nelson Mandela difendeva la libertà del Sudafrica; oggi i movimenti nonviolenti nel mondo agiscono in difesa della vita di chi fugge dalle guerre.
Come difendersi e difendere la pace senza aumentare la violenza già in atto, è un problema che non può ridursi all'alternativa tra subire o fare la guerra.
Ricette facili non esistono: la via è quella del diritto, della cooperazione, delle alleanze con le vittime, della riduzione delle armi, della istituzione dei Corpi civili di pace per affrontare i conflitti prima che diventino guerre, della polizia internazionale per fermare chi si pone fuori dal contesto legale dell'Onu.
Ma la “polizia internazionale” che fermi l’aggressore e difenda gli aggrediti oggi non c’è. Non c’è un “pronto intervento” cui appellarsi. Oggi il mondo sembra saper dire solo “si salvi chi può”.
Dare una possibilità alla pace significa lavorare oggi per la difesa nonviolenta di domani.
Ma nel frattempo, nell’immediato, cosa si può fare?
I nostri amici nonviolenti ucraini ci dicono che servono tre cose per aiutare il loro Paese: Verità, aiuti e risorse, non armi: “La violenza ha fallito e se perpetuata peggiorerà ulteriormente una situazione già tragica” ci ha scritto Yurii Sheliazhenko. I nostri amici russi vengono arrestati, con la nuova legge marziale non c'è bisogno di accusa specifica per fermare e portare in carcere le persone. Elena Popova, con altri esponenti del suo movimento, ha distribuito volantini “No alla guerra - Come non mandare tuo figlio a fare la guerra", e denunciato la brutalità della polizia.
In Ucraina e in Russia oggi noi siamo dalla parte dei militari disertori, renitenti alla leva, obiettori di coscienza. I giovani russi e ucraini che rifiutano la chiamata alle armi, che sfidano la legge marziale e i tribunali militari, sono la speranza per il domani.
Dobbiamo sostenere i fuggiaschi dalle guerre, aiutare e accogliere i profughi che fuggono dai loro paesi in guerra e cercano riparo e pace.
Soccorrere – Negoziare – Disarmare sono i tre imperativi di oggi.
(Vi suggeriamo anche la lettura di questa intervista al referente del movimento nonviolento ucraino, professor Yurii Sheliazhenko, in cui spiega in modo molto chiaro come «L’Ucraina è diventata un campo di battaglia della nuova guerra fredda tra Stati Uniti e Russia. Tutto è stato usato per la propaganda, è stato esasperato il nazionalismo militante del governo ucraino e il nazionalismo militante ugualmente dei separatisti filo-russi. La guerra già c’è da otto anni, e ha causato spargimento di sangue, migliaia di vittime tra civili, milioni di persone trasformate in rifugiati e sfollati interni, devastato la nostra economia e sfinito la nostra società. Ed ha portato a ciò che oggi vedete, a questa violenza inaudita. La propaganda fa passare questa resistenza violenta come giusta e il nostro come un popolo di eroi, ma non esiste una violenza giusta così come non esiste una guerra giusta.»).