Se c’è qualcosa di cui tutti abbiamo timore è l’irrompere improvviso, nella nostra esistenza e in quella di coloro che amiamo, della violenza.
Le testimonianze sofferte e coraggiose che hanno ascoltato sabato primo marzo coloro che erano presenti nel salone del Centro culturale san Secondo di Asti, all’incontro organizzato dall’Associazione culturale Reset - Amici di Beppe Grillo, parlavano proprio di questa devastante esperienza.
Salvatore Borsellino poteva attendersi l’epilogo tragico della vita del fratello, il giudice Paolo Borsellino, assassinato con la scorta nella strage del 19 luglio 1992 …
Una vita d’impegno contro la mafia che aveva subito un’accelerazione dettata dalla tragica consapevolezza del consumarsi del tempo, dopo una prima strage, quella di Capaci, in cui erano stati eliminati un suo amico fraterno, il giudice Giovanni Falcone, e i suoi uomini, nel maggio dello stesso anno.
Quando si è scelto un destino così alto e difficile, come è quello di tutti coloro che decidono di voler combattere non solo contro la criminalità, ma contro un sistema di potere che tende a sostituire lo Stato e che continuamente e torbidamente con le forze dello Stato si mescola e si unisce, si sa che può accadere il peggio.
Se ne è coscienti in ogni giorno della propria esistenza, anche se questo non rende meno vulnerabili nel proprio dolore e meno umani, come dimostrano le parole di Salvatore Borsellino nel ricordare quegli ultimi giorni del fratello, ma anche degli uomini della scorta e dell’unica donna, Emanuela Loi, “così leggera che poteva abbatterla un soffio”, come l’aveva definita Paolo Borsellino e di cui, dopo la strage, non rimarrà davvero che poco più di quel soffio.
Benny Calasanzio, invece, proviene da una famiglia che ha scelto di vivere in onestà e normalità la vita che conosce la maggior parte di noi: una vita di lavoro e di costruzione di speranza attraverso semplici gesti quotidiani.
Suo nonno e suo zio si chiamano anch’essi Borsellino. Sono operai che riescono a creare una piccola impresa di calcestruzzi a Lucca Sicula.
Sembrerebbe una vicenda come tante, ma quando si vive all’interno di un sistema dove tutto deve essere sotto il controllo di pochi, si è permanentemente nell’occhio del ciclone anche senza saperlo: tutto intorno una calma apparente e illusoria, a patto che non si tenti alcun gesto di libertà, a patto che si rinunci alla dignità umana.
Ma lo zio e il nonno di Benny non rinunciano e quando, a seguito di difficoltà economiche, gli viene richiesto di svendere l’impresa per far avanzare ancora d’un passo il potere di coloro che nel territorio hanno già costruito opere faraoniche senza alcuna giustificazione pratica, si oppongono.
Questo è l’inizio della loro fine e poiché sono proprio persone uguali a tutti noi, sicuramente commettono delle ingenuità: continuano, ad esempio, a fidarsi di individui di cui non possono immaginare l’occulto grado di vigliaccheria e di abiezione raggiunto e sottovalutano a quali conseguenze possano portare i loro ripetuti rifiuti.
E sicuramente, come Benny sottolinea ricordando l’esecuzione dello zio, provano paura, un’enorme e umana paura: la paura di tutti i vivi di fronte alla prepotenza feroce e senza giustificazione dei violenti. Ma trovano anche in sé la risorsa che le persone normali scoprono davanti a tanto sgomento, la risorsa che fa delle vittime dei vincitori, sempre.
E che siano dei vincitori, anche se a tutt’oggi la situazione che vive non solo la Sicilia, ma l’Italia intera, non è certo quella per cui si sono battuti lo zio e il nonno di Benny e i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, lo dimostra il fatto stesso che le loro vite sacrificate abbiano costruito un giovane uomo come Benny Calasanzio, che non ha che 22 anni e ricorda nella sua maturità e consapevolezza e nel suo coraggio i giovani partigiani che da ragazzi s’erano fatti improvvisamente uomini davanti ad una svolta storica.
Lo dimostra il fatto che esistono persone duramente colpite negli affetti che reagiscono; persone come Salvatore Borsellino che, per molti anni, aveva preferito tenere il proprio dolore per sé ed ora ha deciso di testimoniarlo, per l’estremo e concreto coraggio che ha nutrito la vita del fratello e dei suoi collaboratori e per quello sguardo che va oltre il reale, l’utopia che i potenti disprezzano e temono.
Lo dimostra il fatto che ognuno di noi, dopo averli avuti vicino e averli ascoltati, si sia sentito più motivato e forte nelle azioni che compie ogni giorno per se stesso e per gli altri, sperando in un mondo più giusto per tutti.
Chiunque sia interessato all’argomento può fare riferimento ai siti:
http://www.19luglio1992.com e http://www.bennycalasanzio.blogspot.com/