di Carlo Sottile.
Asti. Primo pomeriggio di domenica 17 Maggio. Ho lasciato Valle San Pietro da cinque minuti; ero a pranzo da mia suocera. E' una bella giornata di sole. Immagino un pomeriggio di letture, disteso sul letto con la teiera a portata di mano.
Abito un vecchio edificio, costruito da MF nel 22, su un'area compresa tra il perimetro sud della piazza Fabrizio De André (cortile ex caserma Colli di Felizzano) e la cortina di edifici di corso Alfieri. La superficie dei balconi pareggia la superficie dell'alloggio. Un glicine fa ombra, c'è spazio per arredare una partita a ping pong. Insomma il posto mi piace e mi piace ancora di più da quando ho scoperto che MF era un rissoso muratore antifascista ...
Domenica 17 è anche la domenica della festa del Borgo. Santa Maria Nuova. Per un giorno i commercianti espongono all'aperto le loro attività, corso Alfieri è frequentatissimo, quasi tutta l'area circostante è sottratta al parcheggio delle auto. Parcheggio la mia in via Rossini e mi avvio verso casa. Mi raggiungono subito le botte sonore di un subwoofer (altoparlante per le basse frequenze). Oh “madonna” ! Me l'ero dimenticato. C'è l'annuale raduno delle car audio, forse è meglio che ce ne torniamo da tua madre, dico alla mia fidanzata.
Un raduno di car audio tuning è una competizione in cui le auto fanno da contenitori di spettacolari impianti audio. I vani interni e le portiere sono riempiti di altoparlanti. Ce ne possono essere 24, due per dodici gruppi di frequenze. Un inferno di suono. Man mano che ci avviciniamo le botte sonore dei subwoofer sono sempre più violente.
Il mio immaginario è ormai irrimediabilmente deviato. Decidiamo comunque di raggiungere casa nostra. Mai visti tanti tamarri in una volta sola, penso, e mi pento subito dopo di questa approssimazione sociologica. Tutto questo compiacersi della potenza sonora installata nei bauli e nelle portiere delle auto, compensa la mancanza di qualcosa ? Accontentiamoci di fare domande, dico alla mia fidanzata.
Proviamo sul balcone, niente da fare, il frastuono e insostenibile. Credo che patiscano anche le dalie che sono prossime a fiorire. In casa, con le finestre aperte è la stessa cosa. Chiudiamo porte e finestre, oscuriamo, sperando di resistere. Si, si può, impossibile però leggere o dormire. Le botte di suono arrivano attutite ma quando attaccano i Subwoofer, sono le vibrazioni che arrivano attraverso i muri e le solette. E' come se in Corso Alfieri passasse una filainterminabile di autobus dell'Asp.
E' come se ci fossimo avvicinati troppo agli altoparlanti messi sotto il palco di un concerto di Vasco. Solo che li, in casa nostra, non possiamo allontanarci più in la. “C....: ma da chi hanno avuto l'autorizzazione !!” Telefoniamo ai vigili urbani, mi suggerisce la mia fidanzata. Prendo la guida telefonica, dovrò cercare Comune o Municipio, il solito dilemma.
Intanto la mia fidanzata ha aperto la finestra del bagno. “Che sentano meglio, i vigili”. Con le botte sonore di un subwoofer arrivano alle mie orecchie gli acuti fino alla soglia del dolore dei tweeter (altoparlanti per le alte frequenze). E' la voce di un cantante che urla il testo rifatto di una nota canzone di Celentano.
“E il copyright dove va a finire”. Lì per lì non riesco a pronunciare una parola. L'eccesso di kitsch del rifacimento mi provoca una sorta di spaesamento, l'appello alla morale pubblica mi muore in gola. Ripiego su una questione di buon gusto. “Almeno in pubblico si dovrebbe evitare di esporre la pura idiozia” Chiudi quella finestra !!”. In ogni caso di kitsch si può anche morire. Ormai l'impressione è di essere prigionieri in uno di quei bauli, accecati dalle luci psichedeliche, alla mercé di quella banda di tamarri. Ecco cos'è blob, penso, il fluido mortale è un raduno di car audio tuning !
Riprendo la guida telefonica, non avrei dovuto farlo, trovo Comune, trovo Polizia Municipale, via Fara. Compongo il numero. Sento scattare il telefono, una voce dice “vigili urbani”. Sono il tal dei tali, abito ecc ecc , non ne posso più di questo frastuono acustico, c'è una autorizzazione ? La voce mi dice di aspettare un momento, immagino che qualcuno stia sfogliando un raccoglitore. Torna la voce, mi informa che gli organizzatori hanno una “autorizzazione in deroga” e che pertanto i vigili non possono far cessare nulla. Calma mi dico, mi devo controllare.
Sarà in deroga, oppongo io, ma non credo si possa andare in deroga alla legge. Ce n'è una, sull'inquinamento acustico, che andrebbe rispettata. Mi ricordo che mi ero occupato delle autorizzazioni per le emissioni sonore dei concerti della Festa Rossa. Dico che da qualche parte dovrebbero essere indicate delle soglie e che pertanto qualche controllo dovrebbe essere previsto.
La voce non raccoglie il mio suggerimento. Dico alla voce di mandare almeno una pattuglia perché testimoni quel che sta accadendo. Mi arriva una replica stizzita: “alla pattuglia ci penso io, se vuole telefoni all'Arpa, sono loro che si occupano di emergenze ambientali”. Sono fuori di me, ma guarda questo ............., riappendo.
Decido di registrare l'evento con un videoclip. Scendo con la mia digitale, mi intrufolo tra i tamarri. Non sono neanche tanti quelli che stanno lì a rimirare il tuning audio delle auto. Chi è capitato lì per curiosità si ferma un attimo, alcuni si fermano più a lungo tappandosi le orecchie, i giovanissimi accennano a pogare ma evidentemente c'è ben poco di fraterno in quella violenza sonora.
Faccio scattare il mio clip ma sospetto che il ricevitore della mia digitale lavori oltre soglia, forse si danneggia penso. Addio misurazione sonora, ma almeno ho le immagini. Sono a pochi metri da una delle auto, proprio sotto la finestra del bagno di casa mia, le portiere sono aperte, il baule pure, l'emissione è al massimo ed è davvero insopportabile, avverto una sorta di perdita dell'equilibrio, sento che i miei timpani stanno soffrendo. Me ne vado.
Torno in casa. Riprendo la guida telefonica, cerco Arpa, Agenzia Regionale per l'Ambiente. Apprendo che nelle giornate festive il recapito telefonico dell'Arpa è il 118. Strano penso, cosa c'entra il 118. Compongo il numero, mi risponde una voce femminile, 118 pronto. Forse una la telefonista, forse una infermiera. Le spiego quel che sta avvenendo. Insisto “vorrei che qualcuno misurasse l'aggressione acustica che sto subendo dal primo pomeriggio”. La voce mi spiega le normali funzioni del 118, le oppongo che di quelle so già tutto. Conclude le sue spiegazioni suggerendomi di telefonare al centralino dell'ASL e di chiedere li una comunicazione con il reperibile dell'Arpa.
Non ne posso più. Impreco contro la biografia della nazione. Compongo il numero del centralino. Si fa sentire la canzone/ballata piemontese “O ciau ciau Maria Catlinha dùmie dùmie na siasà” ecc”. Da una parte la canzone/ballata, testo di studio di etnomusicologi famosi, ma non lo sa nessuno (Leydi), dall'altra le botte sonore dei subwoofer. Non so se mi cresce la collera o se sto per morire. Quando l'attesa finisce e la voce femminile del centralino si annuncia, sono tentato di chiedere cosa c'entra il riflesso xenofobo dell'automa con la sanità pubblica. Mi trattengo e vengo al dunque. La voce femminile mi ascolta, mi chiede il mio numero di telefono, mi promette che mi richiamerà per mettermi in comunicazione con il reperibile dell'Arpa.
Il mio telefono squilla, è il reperibile dell'Arpa. Vado in bagno e apro la finestra per far sentire al mio interlocutore cosa sta accadendo. E' la voce di una persona gentile e rilassata, mi ascolta, ascolta il frastuono del sottofondo. Sente ? Si, mi rendo conto, mi dice. E' già qualcosa. Mi chiede se ho chiamato i vigili urbani.
Certo che si, rispondo alzando il tono. La voce si inserisce nella mia pausa: “e loro le hanno detto di chiamare l'Arpa”. Già. Chiudo la finestra perché sono io che rischio di non sentire lui. Mi dice che si trova a Nizza, sta curando il suo orticello, ha le mani sporche di terra, l'unica cosa che può fare è consultare al telefono il suo dirigente. Mi avverte che non è suo compito intervenire per misurazioni di inquinamento acustico, ci vuole un tecnico con una strumentazione adeguata. La telefonata potrebbe finire li, però signor reperibile è gentile, mi chiede avere un momento di pazienza, deve rientrare in casa, lavarsi le mani e sfogliare la sua rubrica telefonica. Va bene, aspetto, insisto, “vorrei solo che qualcuno documentasse la situazione”.
Ormai sono io che mi scuso. Sono estenuato. Quando mi richiama è il tardo pomeriggio. Sono sicuro che nessuno fermerà e neppure documenterà questo inferno sonoro. “Il mio dirigente ha accertato presso i vigili urbani che gli organizzatori della manifestazione sono muniti di regolare autorizzazione in deroga”.
Questo mi dice il reperibile dell'Arpa ed io sono così estenuato e vinto che non ho neppure la forza di replicare.