di Georgi Gospodinov.
Di continuo produciamo passato. Siamo fabbriche di passato. Macchine viventi di passato, cos'altro? Mangiamo tempo e produciamo passato. Nemmeno la morte è una soluzione. L'uomo se ne è andato, ma il suo passato è rimasto. Dove va tutto questo passato personale?...
Lo compra qualcuno, lo conserva, lo butta via? O si trascina come un giornale vecchio, sbatacchiato dal vento sulla strada. Dove vanno a finire tutte quelle storie cominciate e non finite, quelle relazioni interrotte, che ancora sanguinano, tutti gli amanti piantati e tagliati via - "tagliati via" non a caso è un'espressione da macellaio.
Chissà se il passato si degrada o rimane come i sacchetti di nylon di fatto immutabile e in grado di avvelenare lentamente e profondamente tutto l'ambiente che lo circonda? Non dovrebbero esistere da qualche parte fabbriche per il riciclaggio del passato?
Si può fare del passato qualcosa di diverso del passato? Si può, procedendo al contrario, riciclarlo in un qualche futuro, sia pure di seconda mano?
Ecco le domande.
Tratto da "Cronorifugio", di Georgi Gospodinov, edizioni Voland (Roma).