Nell’antica Roma e fra gli Etruschi viveva un gruppo di sacerdoti a cui era attribuito il compito di interpretare la volontà degli dèi osservando il volo, il canto, il comportamento degli uccelli: il loro nome era "àuguri".
Oggi osservare il volo degli uccelli per trarne auspici non è più compito di nessuno e l’augurio è diventato un semplice desiderio, la speranza di prossimi eventi positivi che si esprime in occasioni particolari.
Altritasti non vuole smarcarsi dalla concretezza della modernità e, dunque, non vogliamo volgere il nostro sguardo al volo di qualche (sempre più) sparuto stormo per dirvi: AUGURI! Auguri per che cosa? Auguri di buon dialogo. Per Natale, per il prossimo anno...
Dialogo, già.
Dialogo, una delle armi più potenti al servizio degli esseri umani. Purtroppo una delle armi che meno gli esseri umani sanno maneggiare e che in questi travagliati tempi è diventato sinonimo di granitiche certezze da non confutare, da non mettere in discussione, da rifiutare in quanto esercizio sterile.
So di non sapere: dovrebbe essere la nostra vera certezza.
Ce lo siamo dimenticati. Nel tempo.
AUGURI! Che la memoria torni a rischiarare i nostri orizzonti: è il miglior augurio che Altritasti vuole rivolgere quest'anno.
A tutti i nostri lettori abituali, agli occasionali, a noi stessi che il dialogo continuiamo a stimolare con la speranza che diventi mattone e poi edificio perpetuo...