C’è sempre qualcosa di nuovo da apprendere e custodire nel nostro bagaglio culturale e successivamente trasmettere ad altri, con le proprie sfumature ed i propri sentimenti. Un arricchimento quotidiano che non può avere confini, ma che necessita solo della voglia di stare ad ascoltare, di osservare gesti e sperimentarsi con una buona dose di umiltà e di curiosità …
Ma dall’altre parte ci deve essere anche l’incontro con un Beppe, una Pinota, un Luigi che abbiano il tempo, la pazienza, la volontà, ma soprattutto il “sentimento” e il piacere, di voler dedicare una piccola parte della loro giornata a trasmetterti quei saperi (“un pezzo della loro storia”), quei gesti quotidiani - per loro di assoluta routine – che hanno segnato nel tempo le loro facce rugose arse dal sole e le loro mani gonfie e callose.
Per un Beppe, una Pinota e un Luigi quei gesti e quelle abitudini sono “normali”: fanno parte delle loro vite dedicate principalmente alla terra, li hanno appresi fin da piccoli seguendo i propri genitori o i propri nonni; e non hanno avuto fretta di imparare – dall’oggi al domani – perché il tempo è ed è stato un saggio istruttore.
E così, in una bella giornata di primavera, ci si incontra, si compone una “squadra” per andare a fare un po’ di legna; e in questo modo si ricostruisce quel senso speciale dello “stare insieme” e del “fare insieme”.
E diventa naturale quella trasmissione dei saperi. Tu osservi, fai domande, ma offri anche la tua manualità inesperta accogliendo, senza presunzione, i consigli che ti vengono elargiti.
Ogni gesto ha una sua logica naturale ed un’armonia e un rispetto di ciò che gli sta attorno ed è di conseguenza misurato a seconda dell’utilità che viene data ad ogni singola cosa ed azione.
E anche la legatura delle fascine ha un suo rituale, che presuppone una raccolta ordinata e meticolosa e si avvale dell’utilizzo del salice come “corda naturale”, che mani sapienti ed esperte sanno addomesticare in pochi ed essenziali rapidi gesti, per trasformarla in una salda chiusura.
E così, con una buona dose di umiltà, osservo quelle mani veloci e cerco di rallentarne il movimento, perché ho voglia di imparare e non voglio che questi semplici gesti vengano dimenticati: perché fanno parte di una cultura, di un modo di stare assieme, di assaporare le cose semplici.
Alla fine di questa giornata intensa e faticosa, con un carico di legna stipato nell’auto, mi domando se non è, forse, la trasmissione dei saperi uno dei migliori scalini da cui partire per ritrovare quel senso della “comunità” che abbiamo perduto …