di Paolo X Viarengo.
Bertold Brecht ha detto “sto lavorando duro per preparare il mio prossimo sbaglio”. Anche noi. Ora. Purtroppo però il nostro non sarà uno sbaglio creativo, di quelli necessari per farsi l’esperienza. Di quelli necessari per la crescita o l’evoluzione. Il nostro sarà uno sbaglio alla Sant’Agostino che scriveva “errare humanum est, perseverare autem diabolicum”, riprendendo la tradizione di pensiero dei vari latini Cicerone, Livio o Seneca. Dicevano tutti più o meno la stessa cosa: ci sta di sbagliare, ma fare lo stesso errore, significa proprio non aver capito nulla...
Noi stiamo facendo questo: stanziamo miliardi e miliardi per far ripartire la nostra società, dopo il lockdown per il covid-19, esattamente come prima.
Non so come si scriva “imbecilli” in latino e quindi lo scrivo in italiano.
Esaminiamo un po’ di fatti.
E’ del gennaio 2020 la pubblicazione di una ricerca eseguita da scienziati sul permafrost, sui ghiacci Himalaiani o sui ghiacci polari. La ricerca è iniziata nel 2015, con carotaggi a varie profondità. I carotaggi sono dei prelievi di cilindri di ghiaccio sempre più in profondità. Visto che il ghiaccio si forma strato su strato, custodisce i residui del passato. Anche lontano. Hanno tirato fuori batteri di vaiolo, antrace e circa una trentina di nuovi organismi tra batteri e virus completamente sconosciuti. Si pensa che risalgano alla preistoria e non si sa se sono pericolosi o meno.
Leggendo, ho pensato immediatamente, chissenefrega. Sono nel ghiaccio. Saranno morti e sepolti. Purtroppo non sono morti e nemmeno sepolti. Morti no perché questi minuscoli organismi sopravvivono nel ghiaccio in una specie di letargo. Sepolti nemmeno perché con il riscaldamento globale i ghiacci si stanno sciogliendo e questi piccoli esserini vengono alla luce. E vogliono sopravvivere. Moltiplicarsi, proliferare.
Esattamente come noi, essendo entrambi figli della stessa Madre. Nel 2016, a causa di uno scioglimento del permafrost nella russia siberiana è venuto alla luce il batterio dell’antrace. Risultato: moria di renne, mucche ed anche di un essere umano. Nel 2016, probabilmente, chi ha letto la notizia ha pensato: chissenefrega, è successo nella russia siberiana. Esattamente quello che tutti noi abbiamo pensato quando a Wuhan è uscito fuori il covid19: chissenefraga, è in Cina.
La virologa Ilaria Capua è solita rappresentare la terra come una boccia di pesci rossi: un ecosistema chiuso in cui tutte le azioni sono interconnesse. Esempio secondo me calzante. Quindi, per uscire dalla crisi del covid-19, adesso, stiamo lavorando duro per far ripartire le fabbriche, gli aerei, gli allevamenti intensivi, le automobili. Le ruspe e le motoseghe per abbattere le foreste vergini senza sapere cosa si potrebbe svegliare. Gli aerei e le emissioni per far riscaldare ancora il pianeta e far sciogliere ghiacci che possono contenere orrori sia nascosti sia ben conosciuti.
Stiamo lavorando duro, insomma, per preparare il nostro prossimo errore. Non chiamerei le misure anti-coronavirus bensì pro-vaiolo o pro-antrace, piuttosto che pro-qualcosadisconosciutomaterribile.
Ora che si sono tirati fuori i soldi che prima non c’erano, nascosti da qualche banchiere, burocrate o politico, in un materasso sepolto sotto una montagna di bugie e “latinorum”, non vedo strategie pensate per uscire veramente dalla crisi. Perché la crisi non è il coronavirus, è bene dirselo.
Il coronavirus è la conseguenza di una crisi ben più profonda. Che sta andando avanti dalla prima rivoluzione industriale ed è arrivata fino ad oggi. Una crisi sociale, ambientale ed economica. Creata e portata avanti da teorie economiche che, per l’appunto, risalgono a quel periodo con “La ricchezza delle nazioni” di Adam Smith.
Occorre ripensare dal profondo la nostra attuale visione di economia e sociale, ma farlo da subito.
Bisogna pensarci ora, quando si stanziano i miliardi per far ripartire l’economia e rendersi conto che è un'economia sbagliata e farne, finalmente, ripartire un’altra. Per la nostra stessa futura sopravvivenza. Non vedo strategie per azzerare, non diminuire si badi bene, azzerare le emissioni. Non vedo incentivi per installare pannelli fotovoltaici su ogni tetto. Non vedo finanziamenti per l’agricoltura sostenibile e tasse per gli allevamenti intensivi. Non vedo soldi per rifare gli impianti elettrici o quelli idrici ed azzerare gli sprechi. Non vedo miliardi e miliardi investiti sulla mobilità sostenibile o pubblica. Non vedo tasse, giustamente, spropositate sui guadagni, ingiustamente spropositati.
Purtroppo vedo sussidi o aiutini, che nel caso delle imprese dovranno poi essere restituiti con gli interessi alle banche eroganti, volti a far ripartire tutto come prima. Vedo la voglia di un uomo solo al comando che potrebbe tenerci in pugno, ostaggi spaventati come nella peggiore “sindrome di Stoccolma”. Vedo la polizia per strada che trascina via compagni. Scesi in strada semplicemente per esprimere un pensiero diverso. Vedo uomini e donne come me, compagni nella mia boccia per pesci rossi, che mi chiedono di tacere in nome di un'unità necessaria per uscire dalla crisi.
Ma non si esce da un fosso buttandosi dentro un altro. Più profondo e buio. In silenzio. Ciechi. Muti. Perché una ricostruzione l’abbiamo già vissuta: il cosiddetto miracolo economico post seconda guerra mondiale. Basato sullo sfruttamento dei lavoratori, tenuti per il collo dal ricatto di un lavoro precario e con uno stipendio da sopravvivenza.
Quando qualcuno ci dirà che i soldi non ci sono più e bisogna fare sacrifici perché i soldi vanno rimessi nel materasso e sepolti, di nuovo, da un cumulo di menzogne, noi saremo là a lavorare anche per il collega licenziato dalla crisi. A lavorare per due al costo di mezzo. Ma, e purtroppo c’e’ un ma, se nel dopoguerra non sapevamo determinate cose, ora le sappiamo.
Sappiamo che investimenti dobbiamo fare per garantire felicità, equità e sopravvivenza a tutti. Sappiamo le menzogne che ci hanno raccontato a tal punto che sappiamo già prevedere le nuove. Sappiamo che ci hanno derubato di soldi, vita, dignità e felicità e vogliono che tutto torni come prima per continuare a farlo.
Sappiamo cosa dobbiamo fare.
Lo faremo?...