Questo potrebbe essere un accorato, semplice e sincero appello a tutti i colleghi giornalisti astigiani. Ma, anche, a tutti i lettori delle pagine locali dei giornali astigiani.
Le nostre società stanno esplodendo e la ricerca della “Sicurezza” è diventata la prima apparente necessità di chiunque: semplice cittadino o amministratore pubblico, colto o rozzo, di destra o di sinistra, settentrionale o meridionale, facoltoso o proletario, giovane o anziano ... In suo nome si sciolgono governi e si eleggono nuovi difensori della collettività, si emanano editti, si promulgano leggi, si scatenano pogrom. E si individuano – spesso “a prescindere” - colpevoli di massa ...
Ma questa mania della sicurezza quanto dipende dall'influenza dell'informazione quotidianamente erogata dai media ? Quanto incidono sulle opinioni delle persone quei titoli, occhielli e cronache urlate che – da troppo tempo, senza che la nostra indignazione si sia fatta sentire e valere – puntualmente annunciano il fatto di “nera” causato da “un romeno, due marocchini, un gruppo di senegalesi, una coppia di rom, un giovane musulmano, una banda di albanesi” ... ?
Tanto. Incidono davvero tanto.
In una recente puntata di “Anno Zero”, su Rai Tre, numerosi abitanti di un quartiere elegante di una qualsiasi città dell'aperta Emilia raccontavano le loro angosce nel vedere “tutti quei marochen” padroni quasi esclusivi di parchi e piazze. Ma alla domanda dei giornalisti “e che cosa combinano di grave ?” le loro disarmanti risposte erano un semplice “beh, nulla di male; però ci sono solo loro in giro la sera ...”.
Come dire che chi è leggermente diverso da noi è bene che si nasconda ?
Anche se non delinque, non fa nulla di male, trangugia le nostre imposizioni senza proferire obiezioni ?
Lavorare e tacere ?
AltritAsti non ama questo genere di abitudini mentali, le considera pericolose e inaccettabili, anticamera di conflitti razziali. E chiede a tutti di non cadere nell'errore di contribuire alla concretizzazione di un clima di odio che può solo portarci oltre il baratro.
E lo chiede, in primis, al mondo dell'Informazione.
Ai giornalisti locali vogliamo dire: aiutate la nostra Società moderna – in evidente difficoltà ad interpretare i sintomi di un cambiamento epocale in fase di ormai prossima maturazione – a chiarire e chiarirsi: evitiamo di bollare un qualunque criminale attraverso la sua sbandierata cittadinanza di origine, perché non è il luogo di provenienza che “fa” il fatto.
Oppure usiamo un medesimo metro per chiunque !
Se provaste (come noi stiamo facendo da qualche tempo, per pura curiosità iniziale divenuta ora una quasi-sociologica ricerca) a rileggere le notizie di cronaca nera dei nostri giornali e telegiornali, attribuendo una provenienza d'origine a TUTTI i malfattori protagonisti, scopriremmo una enorme quantità di astigiani colpevoli. E di piemontesi, lombardi, campani, siciliani, italiani ... Raggiungendo, probabilmente, un'altra percezione della situazione, del pericolo del “diverso” ...
Comprendendo, insomma, il vero peso quantitativo di quei “migranti balordi” rispetto alla “totalità dei balordi”. Perché ogni etnia ha i suoi “buoni” e i suoi “cattivi” ...
Quindi, cari giornalisti astigiani, attendiamo una vostra piena assunzione di responsabilità, che per tutti noi sarà facile verificare nei titoli e nelle cronache dei vostri prossimi articoli. Vi chiediamo uno sforzo educativo utile per favorire una vera integrazione.
Facciamo sì che inizi dal linguaggio la strada del cambiamento del nostro comune modo di osservare e costruire il quotidiano ...
In attesa che anche i gesti assumano una conseguente seria identità.