di Patrick Modiano.
Era un uomo di poche parole. E avrà fatto di tutto per farsi dimenticare, tanto da partire per il Messico nel giugno 1964 e non dare più segni di vita. Mi diceva spesso: «Quando arriverò laggiù le manderò una cartolina per comunicarle il mio indirizzo». L'ho attesa invano. Dubito che un giorno lui possa leggere queste pagine. Se accadesse, allora riceverei la cartolina, da Cuernavaca o da un altro luogo, con queste semplici parole: TACCIA.
Ma no, non riceverò nulla ...
Mi basta guardare una delle sue foto per ritrovare la qualità che possedeva nella sua arte e nella vita e che è così preziosa ma così difficile da conquistare: mantenere il silenzio. Un pomeriggio gli avevo fatto visita e lui mi aveva dato la foto mia e della mia amica sulla panchina. Mi aveva chiesto cosa contassi di fare in futuro e io gli avevo risposto:
«Scrivere».
Questa attività gli sembrava essere la «quadratura del cerchio» - il termine esatto che aveva usato. In realtà, si scrive con le parole, e lui cercava il silenzio. Una fotografia può esprimere il silenzio. Ma le parole ? Ecco cosa secondo lui sarebbe stato interessante: riuscire a creare il silenzio con le parole. Era scoppiato a ridere:
«Allora, cercherà di farlo ? Conto su di lei. Ma mi raccomando, che questo non le impedisca di dormire ...».
Tra tutti i caratteri tipografici, mi aveva detto di preferire i puntini di sospensione.
Patrick Modiano, Primavera da cani, Lantana Editore.