di Daniela Grassi.
Questa volta non scrivo per ricordare i nostri appuntamenti, ma per condividere con voi un'immagine che ho incontrato sul mio cammino e che mi ha turbata e fatta riflettere. Vorrei capire se sono io ad essere ormai "senza pelle", inadeguata per questo mondo, o se anche altri avranno un sussulto. Nel nostro centrale corso Alfieri, nel bel mezzo del passeggio astigiano, proprio accanto al caffè Cocchi, nella vetrina di un negozio di scarpe per signore, tra mille frivolezze, è esposta la statua antica di un Cristo flagellato. Come croce gli sono state caricate una collana dozzinale e una cintura di strass ...
Lui se ne sta lì, con il capo basso e il peso di essere esposto, nudo e sanguinante tra delle brutte scarpe, al peggiore dei ludibri: l'indifferenza.
Perchè io sono stata lì un po' e pareva che nessuno tranne me notasse quella bruttura.
Ho pensato a tutte quelle persone che ogni giorno annegano nel terrore delle onde del Mediterraneo, a quelle che si battono per la libertà, a quelle che soffrono negli ospedali e a quelle che non hanno ospedali.
Non parlo come credente, parlo come donna, rappresentante del genere umano: perchè mettere un uomo nudo e sanguinante in una volgare vetrina? E perchè non lo vediamo?
Sono entrata e ho chiesto della responsabile del negozio: è rimasta stupefatta, ha detto "Cara, ma è solo una vetrina! E quella non è che una statua, la prenda per quella che è".
Ho cercato di farle capire che secondo me era un'offesa tremenda e che non potevo considerarla solo una statua, ma lei non si è minimamente scossa. D'altronde il negozio era pieno e nessuno si era turbato.
Ho deciso di comunicarvelo ugualmente: non riesco a togliermi dalla mente quell'uomo sanguinante e solo in una via ancora troppo lussuosa nonostante i piagnistei dei commercianti e di tutti noi. Se il nostro cuore è così duro, vuol dire che abbiamo ancora tante e tante cose superflue che ci ottenebrano la vista.
Scusate lo sfogo.
Tra poco sarà Pasqua, per tutti.