Era da qualche anno che le settimane formative/residenziali organizzate dal Movimento NonViolento e dal Movimento Internazionale di Riconciliazione non facevano tappa nell'astigiano e ci è voluto l'incontro tra Beppe Marasso e Marisa e Alessandro Mortarino per riportare tra i nostri confini provinciali un appuntamento che porta con sè anche un preciso obiettivo: offrire stimoli concreti ad un cambiamento degli stili di vita, verso un modello di consumo più sobrio, essenziale, solidale (senza "perdere nulla" in termini di qualità e piacere) ...
Il nuovo campo si è tenuto ad Agosto a Coazzolo, luogo dove il Monferrato si confonde con le Langhe, nella casa di Marisa e Sandro che ha un nome: "Ratatuj". Un piemontesismo che vuole indicare lo scopo di un progetto: sondare ipotesi di miglioramento delle condizioni sociali tra le genti, partendo dal presupposto che l’attuale concetto di “comunità” ha perduto ogni reale radice con i valori fondanti le armoniche relazioni tra persone e tra persone ed ambiente e che ciò deriva da evidenti sintomi di chiusura culturale.
Un progetto che vuole anche porre a confronto esperienze ed ideologie “opposte” (tradizione ed innovazione, sviluppismo e decrescentismo, liberismo e altermondialismo, ambito individuale e beni comuni, urbanizzazione e decentramento, intensivismo e naturalezze …), confondendo e confutando certezze e dogmi, mescolando, mettendo a nudo, annullando, liberando creatività sopite da tempo (utilizzando anche forme di animazione e valorizzazione delle esperienze ludiche). Stimolando la ricerca, lo sforzo, la fatica e il sudore della conquista. Ritrovando e rifondando l’essenza della convivenza sociale attraverso la riconquista e la salvaguardia dei diritti naturali (Acqua, Aria, Terra/Territorio e Fuoco/Energia) e dei diritti sociali (istruzione, assistenza, salute, alimentazione, abitazione, occupazione …). Riunendo soggetti diversi e forse lontani, proprio come in una ratatuj (piatto povero della tradizione culinaria piemontese, a base di differenti tipi di verdure cotte in umido in un unico tegame: simbolo di radici forti, di unione, di sapori/saperi custoditi, ritrovati, resi patrimonio del futuro).
Questo campo di Coazzolo è stata un’esperienza nuova per tutti, sia per gli organizzatori (che hanno aperto la loro casa e messo a disposizione tempo e spazi con grande ospitalità) e sia per i partecipanti.
Si è iniziata l'esperienza in cinque "campisti" (più Sara, due anni, immediatamente diventata la mascotte del gruppo), tutti con diverse aspirazioni, capacità e predisposizioni, che hanno gradualmente trovato il modo di dialogare e soprattutto l’occasione di scambiarsi esperienze ed esempi di vita vissuta tra lavoro e studio.
La gestione del campo “a sorpresa”, fatta cioè non in modo rigido e troppo prestabilito, si è rivelata una miscela di proposte e avvenimenti. Da una parte è stato forse difficile approfondire alcuni temi (anche per i tempi talvolta ristretti), ma dall’altra ha permesso di far conoscere sigle, realtà di associazioni e movimenti, ipotesi di "altraeconomia" uscendo dalla semplice esposizione teorica.
Il lavoro di raccolta delle nocciole e dei fagiolini dell’orto sociale è stato vissuto come momento di relazione e dialogo.
E mano a mano hanno assunto valore di analisi:
• stili di vita contadina e di campagna, uniti alla visita di una confinante cascina vitivinicola;
• la voglia di ritornare a un contatto più diretto con la natura e la salvaguardia dell’ambiente, anche attraverso l’escursione all’Oasi di San Nicolao nella zona di Canale d'Alba, sede di un progetto di autentica difesa del territorio pensata e gestita direttamente dai cittadini;
• una dimensione più umana e artistica di lavoro nel laboratorio di ceramica a tecnica Raku e nel laboratorio per la lavorazione del ferro battuto;
• l'autoproduzione del pane cotto nel forno a legna, delle tagliatelle (o, meglio: dei tajarin ...), del formaggio, anche "carpendo" i segreti di una adiacente fattoria, dalla mungitura delle capre alla produzione delle "tome" a latte crudo.
Cascina Ratatuj è stata una realtà aperta, con una rete di collegamenti e contatti varia e vasta che ha messo in relazione persone attente alla salvaguardia dell’ambiente e alla ricerca di ritmi più naturali di vita e meno consumistici. Oltre alle manualità tipiche del vivere in campagna, si è presentato anche un modo di utilizzare e ridare vita alle tecnologie senza sprechi e senza sottostare alle leggi del mercato e ai bisogni indotti: ad esempio il computer come macchina utilizzabile secondo le reali necessità, utilizzando software liberi.
Nelle serate, il tutto è stato contornato da momenti più festosi con la piacevole "intrusione" dei musicisti d’Alba e del Roero e le loro canzoni in dialetto accompagnate dagli strumenti musicali tipici di un tempo (fisarmonica, ghironda, piva), l'improvvisato recupero delle canzoni di Fabrizio De Andrè (per fisarmonica, piffero e tastiera), per finire con i balli occitani trasportati dalla musica dei Lou Dalfin, durante la festa del paese.
E poi le "passeggiate culturali" tra le colline, con la lettura a sorpresa di brani delle opere degli scrittori di quelle terre, Pavese e Fenoglio; terre che in quel preciso momento erano dunque anche "fisicamente" a contatto con le suole dei nostri "campisti".
Il gruppo allargato e contaminato dall’esterno, con amici e conoscenti, ha dedicato parte del tempo per elaborare i concetti con momenti di riunione e discussione. Nelle prime ore pomeridiane, al fresco del "portico di Zenone" (così è stato ribattezzato il retro della cascina, divenuto luogo di filosofia e di riposo meditativo), il dialogo ha spaziato dal movimento nonviolento alla cooperazione internazionale, alle dinamiche delle relazioni all’interno del gruppo stesso, partendo dalla fiaba del brutto anatroccolo e giungendo ai modelli di educazione e lotta antimafia.
Si è parlato di filosofia di vita gandhiana e in comunità, del pensiero di Danilo Dolci e del recupero della casa della memoria a Trappeto, in Sicilia; e persino l’ultimo giorno, prima dei saluti, si sono ribaditi i concetti sul consumo del suolo, della sua difesa e dell’importanza di valorizzare i prodotti del territorio, stabilendo una conoscenza diretta con i produttori (filiera corta).
Modi diversi di stare a contatto con la terra ...
Una ratatuj/ratatouille di cose, persone, esperienze, arte, buon cibo, idee, frutta e verdura dell’orto.
Per usare le parole finali di Irene, una delle "campiste": "Sono state tante le esperienze proposte e molti gli spunti di riflessione, tante anche le domande che ci sono rimaste e che ci hanno suscitato la voglia di capire di più per scegliere liberamente".
Complessivamente, la settimana di Campo NonViolento ha accolto ben 66 persone. Al prossimo anno ! ...