
Ma il treno, il treno no, quello non ritardava mai, se si doveva arrivare, se si doveva essere presenti ad un evento, occorreva andare alla stazione e prendere il treno.
Prendere il treno per Nizza Monferrato, Alessandria o Castagnole Lanze, là si trovavano le coincidenze che ti portavano nel mondo, sempre e certamente puntuali al massimo, con ritardi di qualche minuto ma comunque, il treno sempre ti faceva arrivare
Ora nel tempo del Digitale Terrestre, del Satellite, del Multimediale, della Larga Banda, del PC, della Alta Velocità ci propongono fantasia, arte di arrangiarsi, odore di pane e frittata, uova sode, e tanto fatalismo.
Sono le sensazioni che mi suscitano le frasi dell’Amministratore Delegato delle Ferrovie.
Niente di male in tutto ciò, ed è forse anzi da elogiare il sincero sforzo di chi ammette un'Italia di seconda fascia nel quadro internazionale.
Gradirei però che la medesima schiettezza fosse alla base anche delle scelte impositive verso i cittadini, quando per esempio si procede, nel caso, ad adeguare rapidamente il tariffario delle tratte ferroviarie a quelle dei paesi più avanzati. Il rischio altrimenti è che si crei un pessimismo di fondo nella mente dei cittadini, per cui quando si tratta di pagare ed adeguarsi alle più crude logiche del libero mercato essi debbano umilmente confrontarsi ai più civici e responsabili cittadini francesi o tedeschi, ma quando si tratta invece di esigere prestazioni all'altezza di quel rango non resti loro che consolarsi con le peggiori situazioni del terzo e quarto mondo.
Una postilla finale: nell'Europa della libera circolazione di persone, merci e servizi, la sola buona volontà, rischia di sommergerci di improperi e pernacchie.