Economia carceraria e inclusione sociale: il lavoro, la formazione e le diverse attività trattamentali come strumento di dignità e reinserimento.
Ad Asti un importante confronto tra istituzioni e realtà operanti nella Casa di Reclusione sul valore dell’inserimento lavorativo per detenuti e comunità...
Si è tenuta giovedì 12 dicembre, presso il CPIA1 di Asti, la conferenza "Oltre le Mura", un importante momento di confronto dedicato al ruolo del lavoro come strumento per l’inclusione e il reinserimento sociale dei detenuti. L’incontro ha riunito istituzioni, esperti e realtà attive nel settore, sottolineando l’impatto positivo dei progetti di economia carceraria sul territorio e sulle vite delle persone coinvolte.
L’evento si è aperto con i saluti istituzionali di Monsignor Marco Prastaro, Vescovo di Asti, e Loretta Bologna, Assessora del Comune di Asti, accompagnati dagli interventi di Giuseppina Piscioneri, Direttrice della Casa di Reclusione di Asti, Antonietta Centolanze, rappresentante dell’Ufficio scolastico regionale, e Bruno Mellano, Garante regionale dei detenuti, che ha evidenziato l’importanza di creare un sistema integrato capace di superare i confini delle singole iniziative e ha ricordato i troppi suicidi che si sono registrati nelle nostre carceri dall’inizio dell’anno.
La conferenza ha messo in luce testimonianze significative, come quella del progetto "Ben-Essere", che combina formazione psicologica e fisica, e le iniziative culturali che accompagnano i percorsi di formazione e lavoro, a cura di Daniela Borsa, Vice-Presidente dell’Associazione Effatà, e Beppe Amico, direttore di Caritas diocesana di Asti.
Diversi gli interventi e le testimonianze dei rappresentanti delle diverse realtà che sono attive da anni nella Casa di Reclusione di Asti: Beppe Passarino (Segretario dell’Associazione di volontariato Effatà), Silvana Nosenzo (Agar Teatro), Davide Bosso (Dirigente CPIA 1 Asti), Giorgio Marino (Dirigente I.I.S. G. Penna), Eliana Mele (Direttrice della sede di Asti di Fondazione Casa di Carità Arti e Mestieri), Luca Digiandomenico (Presidente Consorzio Co.Al.A.) e Davide Gioda (Cooperativa sociale La Strada).
Un unico e forte messaggio condiviso da tutte le realtà: “Il lavoro, la formazione e le diverse attività trattamentali rappresentano un’opportunità di riscatto che restituiscono dignità e speranza. Creare percorsi di inclusione lavorativa significa investire non solo sul futuro dei detenuti, ma anche su quello della comunità. L’applicazione dell’art. 27 della Costituzione, che promuove il recupero dei detenuti, è strettamente legata al coinvolgimento della comunità e al potenziamento di progetti integrati”.
Non è mancata, inoltre, la testimonianza della cooperativa sociale Glievitati con il progetto Panatè e di un detenuto occupato nella cooperativa sociale 1Out, che hanno rimarcato come una seconda possibilità possa fare la differenza: il tasso di recidiva scende dal 70% al 2% per i detenuti che hanno un contratto di lavoro in attivo e questa è una responsabilità collettiva che non può essere ignorata.
L’incontro si è concluso con un forte appello a consolidare la collaborazione tra istituzioni, cooperative e associazioni per costruire un modello di economia carceraria che restituisca dignità, opportunità e speranza a chi vuole ricominciare.