di Ilaria Guidotti.
Scrivo per segnalare all’attenzione di chi legge un episodio di buona, anzi ottima, sanità. In un ospedale come quello di Asti, già famoso per scelte che non seguono esclusivamente il criterio economico, ma tengono in considerazione la persona e l’ambiente, come quella della mensa con prodotti locali, anche il personale sembra approfittare della possibilità di prendersi cura dei pazienti in quanto persone complete e non solo bisognose di cure mediche. Quando ho partorito con intervento cesareo programmato, sono stata, infatti, assistita in modo impeccabile non solo dal punto di vista medico, ma anche da quello umano, con dolcezza e capacità di ascolto, oltre che efficienza professionale ... Prima dell’intervento, l’infermiera anestesista, Daniela Nicolosi, che mi ha preparato, pur non fermandosi che pochi momenti, non mancava di parlarmi, chiedermi di me, della gravidanza, senza pressione, ascoltando sinceramente. Anche i gusti musicali sono stati oggetto di conversazione, a partire dalla discreta colonna sonora che avevamo di sottofondo. Tutto questo è davvero importante quando l’attesa si prolunga perché, magari, come nel mio caso, c’è da seguire una gestante che sta partorendo con difficoltà due gemelli nella stanza accanto, mentre io sono già arrivata lì con tutte le mie ansie e le mie paure sperando solo di far presto.
Arrivata l’anestesista, la dottoressa Elisabetta Fanzago, ho capito subito che anche lei era pronta a rendermi le cose più facili, spiegandomi tutto quello che accadeva, distraendomi e rassicurandomi nei momenti più difficili.
Sono state così brave, lei e l’infermiera di cui vi dicevo, che ho capito solo parecchio dopo che ad un certo momento la situazione era un po’ preoccupante, dato che perdevo parecchio sangue. Mi dispiace scendere in certi dettagli, ma forse aiuta a capire quanto sia importante essere distratti o ricevere una parola di conforto quando, comunque, senti rimestare nei tuoi organi interni e tutto ti sembra durare un po’ troppo.
Già non mi piaceva l’idea di far uscire in anticipo il piccolo col quale avevo passato mesi difficili che solo ora stavano prendendo una buona piega. Ma il cesareo era necessario e, quindi, ho accettato di ospedalizzare quello che mi sarebbe piaciuto tanto fosse un evento più naturale. Certo, queste due splendide donne mi hanno aiutato molto nel far sì che la separazione di per sè traumatica e, in questo caso, anche un po’ difficoltosa, fosse un evento che ricordo con piacere, uno dei momenti più belli della mia vita !
E che gioia che proprio questo momento sia stato immortalato dall’infermiera con una foto del primo bacio che ho dato al piccolo Ascanio non appena l’ho avuto fra le braccia !
Insomma, è stato un cesareo, ma, per molti aspetti, queste due signore l’hanno reso simile ad un parto naturale e io non so proprio come esprimere loro la mia gratitudine.
Credo di dover ringraziare anche chi consente loro di svolgere in questo modo il loro lavoro, perché niente va dato per scontato, e, spesso, credo sia più facile seguire le logiche dei numeri più che quelle della professionalità e sensibilità umana; ed è per questo che, all’inizio del pezzo, accennavo alle scelte felici di un ospedale che diventa esempio di accoglienza e attenzione al paziente.
L’ipotesi è un po’ remota, ma, nel caso in cui dovessi affrontare di nuovo un’esperienza del genere, spero di incontrare ancora persone che sanno unire all’efficienza e alla professionalità una grande sensibilità e comprensione, regalandomi serenità e coraggio in uno dei momenti più importanti e difficili della vita.