di Roberto Schellino.
"Una vita intesa come riappropriazione e cura tanto dei nostri corpi quanto dell'ambiente in cui viviamo, intesa come libertà di scegliere sia il modo in cui vivere sia la salute che vogliamo e meritiamo. Una salute che non è fatta di ospedalizzazioni e medicalizzazione forzata, ma è fatta di cibo e ambiente sani e puliti, di tempo per noi stesse e per la cura delle relazioni, intrecci fondamentali che costituiscono la nostra forza e il nostro motore per vivere. Una salute fatta di
consapevolezza su cosa è la nocività e quali sono invece le pratiche che generano salute e benessere, le pratiche che vogliamo continuare a portare avanti nelle nostre comunità... NO all'attacco digitale e biotecnologico inflitto al nostro cibo, alla natura e alla VITA... per un futuro contadino ed ecologista, contro il capitale, le sue narrazioni, le sue regole, le sue imposizioni"...
Così si legge nella Chiamata per LA SEMINA del 18-19 settembre svoltasi presso la Comunità agricola di Mondeggi Bene Comune (FI).
Partendo da qui porto il mio contributo alla discussione.
LE RELAZIONI ECOLOGICHE
L'esperienza contadina oggi si racconta spesso in termini di agroecologia. Dove, attraverso le pratiche, si mettono in relazione il bisogno di produrre un buon cibo con il preservare la qualità della terra e di tutto l'ecosistema intorno ai campi coltivati e allevamenti animali sostenibili. Rifiutando, quindi, il ricorso a processi e prodotti agroindustriali (concimi e pesticidi chimici, piante e mangimi ogm...).
Ogni nostro atto pratico dovrebbe essere quindi parte di una consapevolezza complessiva del nostro stare con la terra percependo i flussi vitali del luogo in cui viviamo.
Se pratichiamo con consapevolezza questa agroecologia nei campi, possiamo essere in grado di avere una coscienza più allargata delle relazioni che connettono ambiente-agricoltura-cibo-salute-malattia-cura-prevenzione-individuo-collettività. Provando così a comprendere le relazioni ecologiche intorno alla Covid 19.
UN VIRUS E’ UN VIRUS... MA DA SOLO NON BASTA
Un virus agisce su un ospite, ed ambedue sono immersi in un ambiente dinamico di cui essi stessi ne sono parte, cosicchè le relazioni che si instaurano fanno parte di complesse interdipendenze ecologiche e co-evolutive.
Occorre partire da qui per cercare di comprendere il fenomeno dell'emergenza della malattia ed i meccanismi ecologici ed evolutivi che sono coinvolti.
Come ogni buon manuale di Igiene insegna, la malattia si manifesta e si sviluppa a differenti livelli di gravità, solo con l'interazione di tre condizioni negative: patogenicità dell'agente infettivo, un ospite ricettivo ed un ambiente esterno sfavorevole.
IL NOSTRO CORPO
Noi siamo composti da trilioni di cellule umane, ma non siamo solo questo. Almeno uno stesso numero di cellule microbiche coabitano nel nostro corpo, convivono con noi e svolgono funzioni vitali in modo simile alle cellule umane, proprio come un sistema di organi. La simbiosi obbligatoria governa i domini della vita. Sulla nostra pelle, nella bocca, nei polmoni, nelle mucose, nell’intestino siamo coperti di batteri e innumerevoli specie di virus.
Una buona parte di essi ci è vitale: moltissimi processi metabolici sono mediati da essi: dall’alimentazione alla respirazione, senza germi non ci sarebbe vita umana. L’ insieme di queste cellule non umane è chiamato microbioma, mentre si usa il termine microbiota in riferimento a singoli organi del nostro corpo.
Il microbioma e il sistema immunitario
Il microbiota intestinale umano è un microecosistema altamente dinamico e interagisce con il sistema immunitario, questa alleanza sistema immunitario-microbioma consente l'attivazione di risposte protettive ai patogeni e il mantenimento di percorsi regolatori dell'attivazione immunitaria innata alle infezioni virali. Le cellule immunitarie indotte da una varietà di antigeni possono spostarsi tra l'intestino e i polmoni attraverso il sistema linfatico e/o il sangue ed il dialogo incrociato tra i tessuti intestinali e polmonari mediato dal microbioma e dalle cellule immunitarie è chiamato "asse intestino-polmone".
Oltre ai sintomi tipici dell'infezione polmonare, è stato segnalato che i pazienti con COVID-19 hanno sintomi gastrointestinali e/o disbiosi della flora intestinale. In caso di infezione patogena da SARS-CoV-2, un microbiota intestinale sano può essere essenziale per mantenere un sistema immunitario ottimale e prevenire risposte infiammatorie eccessive e dannose per i polmoni e gli organi vitali.
Funzione immunitaria, microbiota intestinale e alimentazione
Lo sviluppo del sistema immunitario fin dai primi anni di vita viene influenzato sia dalle pratiche alimentari che dalle esposizioni ambientali. Ad esempio l'allattamento al seno fornisce ulteriore immunità passiva al bambino, I componenti del latte materno stimolano la maturazione del tessuto linfoide associato all'intestino, gli oligosaccaridi del latte materno conferiscono benefici per la salute ai bambini inibendo l'adesione dei microrganismi alla mucosa intestinale e impediscono l’infiammazione.
In tutte le età l’alimentazione con vegetali a fibra, digeriti dal microbiota intestinale, sono fonte di SCFA (acidi grassi a catena corta) che agiscono nella risposta immunitaria virale e sono antinfiammatori. Più in generale il microbiota intestinale ed i suoi prodotti sono parte della barriera immunitaria della mucosa intestinale
strettamente correlata alla funzione immunitaria sistemica e polmonare del nostro corpo.
La dieta occidentale, ricca di grassi saturi, zuccheri, farine raffinate e cibi iperprocessati, predispone gli individui alla metafiammazione. I nutrienti possono avere un impatto diretto o indiretto sulle cellule immunitarie causando cambiamenti nella loro funzione o modificando lo stesso microbiota intestinale. L'infiammazione sistemica cronica è una caratteristica fondamentale alla base di una serie di malattie croniche.
L’ infiammazione cronica come squilibrio nell’ecologia interna del nostro corpo
“Siamo così fragili nei confronti di questo virus anche perché partiamo da un livello di infiammazione molto alto; con l’ aumento dell’età invecchia anche il sistema immunitario, diventa più prono all’infiammazione, anche a causa di stili di vita sbagliati, quali la dieta sbagliata, la mancanza di attività fisica. Uno dei pazienti più a rischio della Covid sono proprio i pazienti obesi, l’obesità è una patologia con una forte infiammazione, perché il tessuto adiposo non è solo un deposito di grassi, ma produce citochine che stimolano l’infiammazione. Quindi l’infiammazione che dipende da alimentazione sbagliata e stili di via sbagliati è una concausa nel Covid 19”.
PERSONA CORPO E AMBIENTE SOCIALE
I cambiamenti progressivi nel microbiota intestinale umano e soprattutto la riduzione della sua biodiversità si sono verificati in più fasi lungo la recente transizione verso le moderne società urbane, e diversi aspetti tipici del processo di urbanizzazione – tra cui iperigienismo, abuso di antibiotici, parti cesarei, e dieta occidentale - sono stati indicati come fattori contribuenti. Si seleziona così un microbiota con minori capacità necessarie a stabilire
risposte immunitarie equilibrate, favorendo allergie, disturbi autoimmuni e infiammatori. Studi recenti evidenziano che, nel continente americano, neri e latino americani, generalmente più poveri, hanno un tasso di malattie cardiovascolari e metaboliche più alto della popolazione bianca e così avviene anche per la Covid 19.
Scarse conoscenze, pochi soldi e una vita di corsa sono alla base di modi di alimentarsi insalubri orientati verso il cibo industriale, anche detto junk food, cibo spazzatura, mentre la tendenza a fare poco movimento è alimentata dall’insicurezza nei quartieri poveri e dalla loro mancanza di zone verdi. Queste condizioni si osservano ormai anche nei Paesi europei.
Riguardo gli innumerevoli effetti degli inquinanti industriali sulla salute umana, citiamo qui l’esempio dei composti chimici PFAS, in particolare del PFBA poiché livelli elevati di tale sostanza sono associati al doppio di probabilità di avere una forma grave di Covid 19 a causa del suo accumulo nei polmoni. Questa sostanza è diffusamente presente in molteplici prodotti di uso quotidiano e professionale.
Per un ecologia sociale dell'ambiente medico e sanitario
I nostri sistemi sanitari sono ospedale-centrici e farmaco-centrici, cioè essenzialmente finalizzati a diagnosticare e a curare le malattie croniche (endocrino-metaboliche, infiammatorie, degenerative e tumorali) che stanno dilagando in tutto il Nord del pianeta e non a mettere in atto strategie di prevenzione e promozione della salute. Un approccio che si basa su un modello/progetto (dominante da alcuni decenni) di una medicina sempre più high-bio-tech, riduzionista e molecolare. Ecco perché, fin dall’inizio della pandemia, è stato deciso di puntare, per contrastare il Sars Cov 2, essenzialmente sull’immunoprofilassi di massa. Cioè su un grande esperimento senza precedenti per mettere in campo uno o più vaccini hyper-tech, allo scopo dichiarato di ottenere nel più breve tempo possibile una immunità di massa.
Oggi le malattie cronico-degenerative, infiammatorie e tumorali, concause delle forme più gravi di Covid 19, continuano invece ad aumentare e si manifestano in età sempre più precoce. E questo essenzialmente a causa di fattori ambientali (in particolare l’inquinamento dell’atmosfera delle nostre città e delle catene alimentari), che interferiscono pesantemente sulla programmazione “epigenetica” e quindi sullo sviluppo dei nostri corpi. E’ evidente quindi che farmaci e vaccini non possono impedire la deriva pandemica causata dalla rapida distruzione dell’ecosfera, della climatosfera e in particolare della biosfera, che per il 70% è costituita da microrganismi e soprattutto da virus, il cui equilibrio co-evolutivo è sempre più profondamente disturbato dalle attività umane.
COVID 19 NON UNA PANDEMIA MA UNA SINDEMIA
A differenza della PANDEMIA, che indica il diffondersi di un agente infettivo in grado di colpire più o meno indistintamente il corpo umano con la stessa rapidità e gravità ovunque, con SINDEMIA si indica una relazione tra più malattie e condizioni ambientali o socio-economiche. Una sindemia non è semplicemente una comorbilità.
Le sindemie sono caratterizzate da interazioni biologiche e sociali che aumentano la suscettibilità all’alterazione della propria salute. Di conseguenza affrontare Covid 19 significa affrontare ipertensione, obesità, diabete, malattie cardiovascolari e respiratorie croniche e cancro. La vulnerabilità dei cittadini anziani, le Comunità nere, asiatiche e le minoranze etniche dei Paesi occidentali, i lavoratori mal pagati con meno protezioni sociali indicano una verità finora appena riconosciuta - non importa quanto sia efficace un trattamento o sia protettivo un vaccino, la ricerca di una soluzione puramente biomedica al Covid 19 fallirà. Una visione sindemica fornisce un orientamento molto diverso alla medicina clinica e alla salute pubblica, mostrando come un approccio integrato alla comprensione e al trattamento delle malattie possa avere molto più successo rispetto al semplice controllo della malattia epidemica o al trattamento di singoli pazienti.
Chiunque rifiuti gli OGM nei propri campi, allevamenti e nel cibo deve chiedersi se ritiene compatibile utilizzare su di sè gli attuali vaccini a base genica che sono dichiaratamente OGM (Astra Zeneca, Johnson-Johnson) o utilizzano comunque (Pfizer, Moderna) tecnologie industriali di biologia sintetica delle quali sono sconosciuti gli effetti di lunga durata.
Infine, è ormai riconosciuto che la salute è data da quattro principali determinanti: lo stile di vita, (alimentazione, cultura, condizioni socioeconomiche) per il 40-50%, il genoma per il 20-30%, l’ ambiente per il 20%, i servizi sanitari per il 10-15%. Per questo una reale lotta a questa ed altre prossime sindemie necessita di essere attuata a più livelli integrati.
Ogni persona può essere responsabile e protagonista della propria salute, nei limiti delle sue possibilità. Limiti che possono essere superati collettivamente, con una coscienza sociale e partecipativa, poiché la terapia più importante per sconfiggere le malattie è la lotta all’ignoranza, alle disuguaglianze ed alla povertà, che non è possibile realizzare da soli.
Occorre quindi, anche riguardo Covid 19 e alla sua narrazione dominante, superare la falsa contrapposizione tra individuo e collettività.
Esiste una insopprimibile dimensione individuale che riguarda una consapevole cura di sè a diversi livelli, da una alimentazione adeguata che può anche essere economica, dalle scelte terapeutiche, da un rapporto coscente con i medici.
Nello stesso tempo, per permettere una piena cura di sè a tutte le persone sono necessarie condizioni sociali che vanno rivendicate collettivamente.
Un'educazione collettiva alla salute che aiuti tutti e tutte noi a riprenderci il nostro corpo.
Riferimenti bibliografici:
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https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fmicb.2020.01388/full
I batteri commensali calibrano la soglia di attivazione dell'immunità antivirale innata. Immunità 37, 158-170. doi: 10.1016 /
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A. Viola immunologa Univ. Padova - TG Leonardo Rai3 29/10/2020
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https://wsimag.com/it/scienza-e-tecnologia/64652-dopo-un-anno-di-pandemia
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