di Paolo X Viarengo.
… o, peggio, anarchico. Quando a Papa Francesco chiesero se lui si considerasse un innovatore, lui rispose: ”No, no, io sono un conservatore”. La frase mi ha fatto paura e ho pensato di avere di fronte uno dei tanti Papi che, in nome di Dio, proclamavano guerre, indicevano persecuzioni, mettevano veti o scomunicavano chi chiedeva povertà per il clero. Poi ho letto le sue Encicliche ed ho cercato di capire. Vuoi vedere che gli innovatori erano quelli che gridavano la bestemmia più grande in quel “Dio lo vuole” che tanto sangue ha fatto scorrere tra fratelli?...
Vuoi vedere che gli innovatori erano quelli che s’inventavano il potere temporale della Chiesa con la truffa della “Donatio Costantini”? Allora sono andato a riprendere quel libro che avevo abbandonato dai tempi delle elementari e del catechismo su uno scaffale della libreria. L’ho preso e ho messo al suo posto un consunto “Walden ovvero vita nei boschi” di Henry David Thoureau. Ho soffiato via quella polvere che lo ricopriva e che non mi identifica, innegabilmente, come un teologo o un dottore della Chiesa e ho incominciato a leggere. Leggevo di un uomo che si mischia con le persone peggiori e in fondo ai gradini della società, non perché fossero là, ma perché non gli interessava dove fossero. Perché ogni uomo è una persona ed è degno di essere considerato. Compreso. Capito. Che sia un clochard o che sia un banchiere che ha strappato i denti d’oro al cadavere di un ebreo durante la seconda guerra mondiale. Che sia un benefattore ignoto o che sia un mafioso. Che sia un santo o un diavolo. Non va scacciato. Deriso. Umiliato. Percosso.
Quando il diavolo tenta Gesù Cristo e gli promette qualunque cosa, lui mica lo scaccia. E’ lo stesso tentatore che se ne va di suo quando capisce che non può offrirgli niente che lo possa rendere più di quello che è già. Come Buddha. Come Allah. Quello che è, vorrei sottolineare, verbo essere, non quello che ha, verbo avere. Perché in realtà lui non ha niente. Non comanda niente. Lui chiede. Chiede ai pescatori di seguirlo, non gli ordina nulla. Chiede al malato di guarire o a Lazzaro di resuscitare, non glielo ordina. Così come va sulla Croce di sua volontà, seguendo, ma non obbedendo, una volontà più forte che lo obbliga. Di sua spontanea volontà, senza imposizioni da parte di nessuno. Così come lui non era il capo degli apostoli che mai ebbero un capo e prendevano le decisioni in comune. In tutto quel libro che ho preso in mano polveroso e che ora polveroso non è più, non c’è un ordine che parta o arrivi a Gesù. C’è la ferma volontà di fare quello che si ritiene giusto, incuranti di tutto, ma non c’è potere. Anzi c’è la totale assenza di potere, assenza di potere che in greco antico si traduce col famigerato termine anarchia. “l'ordre sans le pouvoir” l’ordine senza potere di Pierre-Joseph Proudhon.
Quindi, Papa Francesco non è un innovatore: ha ragione lui, è un conservatore. Come lo fu il suo omonimo San Francesco. Tutti sullo stesso livello e tutti fratelli in quanto figli di uno stesso padre, o madre: il sesso non importa. Importa l’amore che lega due persone, non come se lo dimostrano. E tutti fratelli, ma proprio tutti: il ricco, il povero, il buono, il cattivo, il bianco ed il nero. Ed anche il Sole, la Terra, la Luna, l’Acqua, la Morte, l’erba, l’albero, il cane, il gatto, il topo e il maiale. Tutti figli della stessa immensa volontà che ha creato il tutto e che è talmente immensa da aver pensato di concederci l’autonomia di conoscere la sua volontà e di decidere se seguirla o meno. Senza imposizioni. Senza ordini.
L’idea dell’obbedienza si insinuò nella Chiesa quando l’Impero Romano si tramutò in essa con la sua disciplina, le sue gerarchie e addirittura i nomi delle sue cariche come quella di Pontifex. Ma la speranza, forse non vana, che un bel giorno possiamo fare il balzo culturale per comprendere, anche noi, che nessuna tentazione ci potrà toccare perché siamo già tutto e bastiamo a noi stessi e se non dobbiamo obbedienza a Dio non la dobbiamo a nessun potere più sotto di lui. Niente Superbia. Accidia. Lussuria. Ira. Gola. Invidia. Avarizia. Perché i peccati capitali non sono un'offesa a Dio ma una ferita che noi stessi facciamo a noi stessi e a cosa potremmo essere.
Ma quanto si vivrebbe bene in una società dominata non dall’Economia di Mercato o da quella del Baratto ma dall’Economia del Dono senza la sporcizia di quello che Sant’Agostino chiamava lo sterco del demonio e noi denaro? Ma quanti passi dovremmo ancora fare per potercela permettere senza i soliti furbi e senza che altri si arrabbino? Forse pochi, basterebbe non arrabbiarsi (ira) e far partire, ognuno di noi, anche i furbi, il cambiamento da dentro di noi.
Gli Apostoli, come i fraticelli di Francesco, non avevano beni e vivevano della carità altrui.
Ed ora anche Papa Francesco, in “Fratelli Tutti” inizia ad intaccare il concetto stesso di proprietà privata e di capitalismo. Perché quella di Bergoglio, non è una rivoluzione, ma la più bieca delle restaurazioni, con buona pace di chi fa il reazionario di mestiere e a cui è stato tolto, dal motto che lo accomuna a Patria e Famiglia, quel Dio che lì in mezzo, in realtà, non c’entra nulla.
Quella di Bergoglio è una delle peggiori contro-rivoluzioni della Storia che non mira a ristabilire il potere costituito, quello non serve, ma l’ordine delle cose come deve essere nell’organismo che si ritiene essere il continuatore delle idee di Cristo. Quelle idee che un altro Dottore della Chiesa come Sant'Agostino, anche lui ritenuto un conservatore, ha magistralmente sintetizzato: Ama e fai ciò che vuoi.
Un contro-rivoluzionario e un agente della reazione del vero Dio contro chi ha girato le sue parole, peraltro scritte, a proprio favore in questi millenni. Svilendole con ermellini. Annullandone in anelli d’oro e rivoltandole con possedimenti terrieri o Sante Inquisizioni.
La contro-rivoluzione di un uomo che dice quello che è giusto dire: purtroppo l’ultimo che fece così lo misero in Croce.