A cura di Luisa Rasero, CGIL Asti (delega politiche abitative).
C'è poco da scherzare, si dirà. Il decreto in preparazione sui mutui morosi ha creato un notevole scompiglio, tanto che la bozza ha dovuto essere già modificata. Bisognerebbe procedere con molta cautela, quando in gioco vi sono materie così delicate.
La questione: sostanzialmente la possibilità, per la banca che ha concesso il mutuo, di procedere al pignoramento della casa ipotecata, in caso di mancato pagamento di alcune rate di mutuo, 7 rate dalla prime notizie che adesso sarebbero diventate 18.
Non che questo oggi non sia già possibile. Ma il decreto in preparazione lo renderebbe più veloce, senza necessità di passare da un giudice ...
Si dice anche: il decreto non sarebbe altro che il recepimento di una direttiva europea, una specie di atto dovuto ineluttabile. L'importante è che, in omaggio alla trasparenza, le parti (banca e cliente) si accordino per scrivere questa clausola sui nuovi contratti di mutuo o anche su quelli già in corso.
Per esprimere un giudizio ponderato, bisogna studiare bene i testi. A partire dalla direttiva europea: cosa dice in realtà? E' davvero una direttiva feroce o è il governo italiano ad aver fatto una furbata? E cosa dice precisamente il decreto governativo, nelle sue varie versioni? Sono testi lunghi (Direttiva Europea: 60 pagine!) e complessi, su materie specialistiche. Azzardare giudizi affrettati senza uno studio approfondito, non fa che alimentare confusione e allarme. Si possono solo avanzare alcune considerazioni generali.
Questo governo dimostra di provare molto fastidio per l'azione dei giudici. Se può, non li fa intervenire o gli intima di non metter becco. Vale per il Jobs Act, dove in seguito a ingiusto licenziamento il giudice può solo applicare il tariffario del risarcimento, senza entrare nel merito delle motivazioni del licenziamento. E adesso vorrebbe farlo valere anche per i pignoramenti delle case. Via i giudici, risolviamo tutto in anticipo mettendo una clausoletta sul contratto di mutuo! E' vero che i tempi della giustizia in Italia sono lunghi, ma non sembra una soluzione intelligente eliminare progressivamente i compiti della Magistratura.
Questo governo coltiva un'altra grande passione, gli piace molto l'idea che Davide e Golia si arrangino per conto loro, senza stare tanto a guardare che Golia è più grosso e in genere vince lui. E quindi, toglie le tutele a Davide in nome della semplificazione. Il datore di lavoro e il lavoratore, la banca e il cliente: sono sullo stesso piano? Hanno la stessa forza contrattuale? Secondo questo governo, evidentemente sì. Un accordo tra le parti risolve tutto.
Veniamo al tema. Le banche possono pignorare già oggi, ma non vi ricorrono con entusiasmo. Non è solo questione delle attuali procedure che sono molto lunghe. Il fatto è che dopo aver pignorato, bisogna anche riuscire a vendere.
E il mercato immobiliare non è brillante, le case in vendita sono tante, è difficile trovare un compratore e i prezzi sono scesi. Anche per una banca, non è una passeggiata riuscire a vendere in modo decente e rientrare del proprio.
Per cui, fino ad oggi, le banche hanno avuto più convenienza a venire incontro ai clienti in difficoltà, aiutandoli ad onorare in qualche modo il loro impegno finanziario.
Attraverso la rinegoziazione dei mutui: alleggerendo i tassi, allungando la durata del mutuo, consentendo di sospendere il pagamento delle rate per un determinato periodo. Praticamente, si son trovate costrette a fare una buona azione. Che è un po’ un paradosso....
Il decreto, però, sveltendo molto le procedure, potrebbe indurre in malefica tentazione. Le sofferenze (i crediti non esigibili o difficilmente esigibili) sono tanti, pesano sul groppone delle banche. Se diventasse possibile liquidare a breve, pur in condizioni di realizzo non eccellenti, perché no?
Se fosse così, sarebbe un provvedimento governativo irresponsabile. Intendiamoci, il peso delle sofferenze bancarie è un problema reale, per tutto il sistema economico, non solo per le banche. Ma scaricarlo a danno di un diritto primario (il diritto alla casa) è di un cinismo che lascia senza fiato.
E qui occorre un'autocritica. Da parte di noi proprietari di case, che siamo notoriamente la maggioranza degli italiani. Ma siamo diventati proprietari per forza, perché in Italia si è deciso che il bisogno abitativo fosse affidato al mercato. Si è eliminato l'equo canone (per i più giovani: un affitto calmierato) e non si è puntato sull'edilizia popolare. Per cui abbiamo comprato casa senza avere i soldi per farlo, infatti ci siamo indebitati con i mutui. Ci diciamo proprietari, dimenticando che finché non abbiamo finito di pagare il mutuo, in realtà il vero proprietario è la banca.
La casa non è un bene economico come tutti gli altri, perché attiene ad un bisogno essenziale per la vita, la salute e la dignità delle persone, quindi va tutelato. In questi anni c'era chi lo diceva, erano i movimenti per il diritto all'abitare. Ma si occupavano di inquilini (ormai una minoranza sfigata), di sfrattati, di persone che occupavano (orrore!) edifici vuoti e abbandonati. Per cui li guardavamo con distacco. Non parlavano mica di noi, proprietari e quindi 'quasi ricchi'. Parlavano degli altri, i poveri, tra di loro molti stranieri, roba da matti pretendono pure di abitare da qualche parte.
Comunque andrà a finire, il decreto annunciato se non altro ci riporta con i piedi per terra. Siamo 'ricchi' solo grazie ad un debito.
E la casa è la casa, che sia in affitto o a mutuo. Non si sbatte la gente per strada. Si trovino soluzioni, non sarà facilissimo ma esistono, se si vuole cercarle. Sicuramente, aumentare il numero dei senzatetto non è una soluzione, pena lo sconquasso sociale di questo paese.
Studieremo bene i testi ma nel frattempo vigileremo e vi terremo informati.