di Padre Alex Zanotelli.
Nel semestre italiano di presidenza dell’Unione Europea (UE) e con Federica Mogherini, Alta Rappresentante per la politica estera e di sicurezza, nonché vicepresidente della UE, l’Europa ha dato il "bacio della morte" - così scrive Le Monde Diplomatique - all’Africa, forzandola a firmare gli Accordi di Partenariato Economico (EPA). “O firmate gli EPA - ha detto la Commissione Europea ai paesi ACP (Africa, Caraibi, Pacifico) o sarete sottoposti a un nuovo regime di tassazione delle vostre esportazioni”. E lo ha fatto, come promesso, entro il 1° ottobre 2014 ...
E’ gravissimo che l’Europa l’abbia fatto in un momento così difficile per il continente nero, soprattutto con i paesi dell’Africa occidentale minacciati dalla tragedia di Ebola, con la zona saheliana dal Mali al Sudan in subbuglio, con il Corno d’Africa in guerra e con il Sud Sudan e il Centrafrica in guerra civile.
E’ incredibile che in questo clima, la UE abbia forzato l’Africa sub-sahariana ad arrendersi. Il primo gruppo a capitolare è stata l’Africa Occidentale,quella che più si era opposta agli EPA. Il 10 luglio, i sedici paesi dell'Africa occidentale, che rappresentano il 38% del commercio globale UE-ACP, per un totale di 38 miliardi di euro, hanno firmato.
Il 15 luglio si sono chiusi i negoziati con sei paesi (Botswana, Lesotho, Mozambico, Namibia, Sudafrica e Swaziland) dell’Africa Australe. Il 21 settembre hanno capitolato i cinque paesi dell’Africa Orientale (Burundi, Kenya, Rwanda, Tanzania, Uganda). Non hanno ancora firmato i paesi del Corno d’Africa, il Sud Sudan e il Centrafrica, sconvolte da conflitti e guerre. Gli altri paesi dei Caraibi e del Pacifico avevano già capitolato prima.
“Sotto la spada di Damocle del 1° ottobre - scrive S. Squarcina su Nigrizia – si può affermare che il grosso degli EPA sono stati siglati con praticamente l’insieme degli ACP”.
Per capire quello che è avvenuto, dobbiamo ricordare che le relazioni commerciali tra UE e paesi ACP erano regolati dalla Convenzione di Lomè (1975-2000) e poi di Cotonou (2000-2020), con la clausola che i prodotti ACP - prevalentemente materie prime - potessero essere esportati nei mercati europei senza essere tassati.
Questo però non valeva per i prodotti europei esportati nei paesi ACP, che dovevano invece sottostare a un regime fiscale di tipo protezionistico.
Ora la UE chiede ai paesi ACP di eliminare le barriere protezionistiche in nome del libero scambio, che sono frutto delle spinte neoliberiste di Bruxelles. Con gli EPA infatti le nazioni africane saranno costrette a togliere sia i dazi che le tariffe oltre ad aprire i loro mercati alla concorrenza. La conseguenza sarà drammatica per i paesi ACP: l’agricoltura europea(sorretta da 50 miliardi di euro all’anno) potrà svendere i propri prodotti sui mercati nei paesi impoveriti. I contadini africani, infatti, (l’Africa è un continente al 70% agricolo) non potranno competere con i prezzi degli agricoltori europei che potranno svendere i loro prodotti sussidiati. E l’Africa sarà ancora più strangolata ed affamata in un momento in cui l’Africa pagherà pesantemente per i cambiamenti climatici.
L’Europa ha vinto, gli impoveriti hanno perso. Ma non possiamo arrenderci, né demordere perché ci vorrà tempo per la ratifica e l’entrata in vigore degli EPA. Ci vorranno molti anni prima che i singoli EPA entrino in vigore. Infatti i singoli EPA dovranno essere ratificati da tutti i parlamenti UE e ACP interessati dai singoli accordi di partenariato. Bruxelles farà di tutto per chiudere il processo di ratifica entro il 2020, quando si dovrà procedere al rinnovo della Convenzione di Cotonou. A questo bisogna aggiungere che gli ACP faranno di tutto per rallentare la ratifica degli EPA. “La Commissione ha lasciato intendere - scrive J. Berthelot su Le Monde Diplomatique – che potrebbe rinviare la data limite per la ratifica al 1° ottobre 2016. La battaglia non è finita”.
Per questo chiediamo a tutti coloro che si sono impegnati in questa campagna contro gli EPA e a tutti coloro che vorranno aggregarsi, a non demordere, ma di continuare a premere sui nostri parlamentari, sulla Commissione Europea, in primis sull’Alta Rappresentante per la politica estera della UE, Federica Mogherini, perché si rendano conto della profonda ingiustizia perpretata, tramite questi Accordi, contro i popoli più impoveriti del Pianeta.
Siamo infatti persuasi che questi Accordi siano profondamente ingiusti perché in un’Africa già così debilitata, questi Accordi costituirebbero un colpo mortale per l’agricoltura africana, in particolare per l’industria della trasformazione e della lavorazione dei prodotti agricoli, che può e deve arrivare a sfamare la propria gente. Inoltre l’eliminazione dei dazi doganali nei paesi ACP, che costituiscono una bella fetta del bilancio statale, metterebbero in crisi gli stati ACP.
Non è concepibile che una potenza economica come la UE non abbia una seria politica estera verso i paesi più impoveriti, soprattutto verso il continente a noi più vicino, l’Africa, oggi il continente più schiacciato.
Ci appelliamo a tutti quei gruppi, associazioni, reti, istituti missionari che hanno già lavorato contro gli EPA a riprendere a martellare i nostri deputati a Bruxelles.
Non possiamo non ascoltare l’immenso grido dei poveri.
E’ in ballo la vita di milioni di persone, ma è anche in ballo il futuro stesso della UE.