di Sergio Motolese (Risonanze - dove nasce l’Armonia. Associazione per l’ascolto e la crescita della persona).
Nel grezzo e banale vocabolario di politici, economisti, analisti e altri sedicenti “esperti” di varia natura e di ogni schieramento e scuola di pensiero, una parola fra tutte viene ripetuta in maniera ossessiva, quasi una automatica giaculatoria: crescita. Ognuno di costoro ci sensibilizza sul fatto che essa è da perseguire, favorire, preparare, provocare, sperare, evocare ...
Con questa magica parola si sottintende implicitamente “economica”, quasi fossero impensabili altri tipi di crescita, ad esempio della moralità nei comportamenti amministrativi e politici, della consapevolezza dei disastri ambientali provocati, dell'umanità nei rapporti sociali e personali; e altre cosucce del genere.
Sempre secondo costoro, tutto “tornerà come prima” se le cosiddette “misure per la crescita” verranno approvate, se i saggi consigli della Banca Europea o altre strutture simili verranno seguiti e se l'economia finalmente potrà “decollare”.
Tutto ciò viene condito con ripetute e progressive “manovre”, altra parola emergente, metafora per nasconderne il vero significato.
Nessuno di “lorsignori” sembra accorgersi, o più spesso finge soltanto, che oggi il Monopoli non è il gioco da tavola che ha riempito qualche serata conviviale; esso è proprio l'attuale modello economico, virtuale, di carta e finanza, che controlla Stati Governi e governanti e che tenta di controllare anche le nostre coscienze.
Ma più che occuparmi dei “manovratori”, vorrei proporre qualche riflessione partendo proprio dalla parola crescita.
La natura che ci circonda fornisce infiniti esempi di crescita, tutti a carattere ciclico; non c'è filo d'erba o pianta che cresca all'infinito, ma sempre possiamo osservare un ritmo.
Anche le stagioni si alternano secondo un ciclo, il giorno declina verso la notte e la notte viene ancora e sempre vinta dal giorno.
Siamo letteralmente circondati da ritmi, cicli, fenomeni polari che si alternano: caldo e freddo, secco e umido, cielo sereno e nuvoloso ecc..
Anche alzando gli occhi verso il Cosmo possiamo osservare fenomeni che si ripetono ciclicamente, col sorgere e tramontare di pianeti, stelle e costellazioni.
Se poi rivolgiamo lo sguardo a noi stessi, scopriamo che siamo immersi in ritmi alternanti: dal battito cardiaco alla respirazione, dal ritmo veglia-sonno al sistema neurovegetativo, dalla digestione al ricambio e altri innumerevoli processi di costruzione e distruzione di sostanze; e che dire poi del ritmo salute-malattia?
Anche solo da questi pochi esempi (e altri innumerevoli se ne potrebbero fare) possiamo non solo comprendere ma sperimentare concretamente che la nostra vita, dentro e fuori di noi, è letteralmente non solo immersa ma possiamo dire fatta di processi ritmici, circolari, pendolari o meglio ancora a spirale.
Direi di più: l'essenza dell'Uomo altro non è che la continua alternanza di processi in movimento.
E allora chiediamoci: perché mai l'economia, unica tra tutti i fenomeni naturali, universali e umani dovrebbe presentare una crescita lineare infinita? Perché essa sola dovrebbe sovvertire tutte le Leggi universali?
Ma a questa riflessione ne vorrei affiancare un'altra altrettanto importante anche se in apparente contraddizione alla precedente; ma sono proprio le contraddizioni a dover essere penetrate e risolte ad un gradino superiore di conoscenza.
Affermare, oggi, che un nuovo sistema economico possa scaturire e poggiare semplicemente sulla “decrescita economica” (anche se aggettivata come felice) mi sembra molto riduttivo e inefficace rispetto alla profondità del problema che ci sta di fronte.
Si rischia, senza accorgersene in perfetta buona fede, di rimanere chiusi entro la stessa ristrettezza di pensiero che caratterizza gli alfieri della “crescita infinita”.
Anche se non è facile, provo a dimostrarlo attraverso alcune analogie.
Nella cultura materialistica e mercantile in cui siamo immersi alcuni concetti hanno assunto una valenza propria senza peraltro possederla, ovvero siamo noi a conferirgliela a torto; il principale è il Male, che dovrebbe essere inteso solo come assenza del Bene e non possedere contenuto affermativo.
Una analogia più evidente è quella del Buio, che non esiste se non come assenza di Luce; dunque, per scacciare il buio basta solo accendere la luce, ovvero agire con qualcosa di non semplicemente opposto ma avente una diversa qualità.
Occorre dunque introdurre il concetto di trasformazione evolutiva, e la prima trasformazione da compiere è quella attinente la profondità della nostra capacità di pensare.
La visione lineare di una economia che cresce all'infinito non può essere contrastata semplicemente sostituendone il segno ma deve venire trasformata in una diversa qualità delle crescita, senza bisogno di scomodare il concetto di decrescita, che non può avere valore proprio.
Che dopo una crescita economica esasperata e dis-umana ci sia l'inversione di tendenza è fisiologico, è nelle cose, ma se non cresce parallelamente qualcosa di diverso dentro le nostre coscienze, il ritmo avrà un andamento sempre più dis-umano, sia nella crescita, in cui prevalgono egoismi e basse passioni, sia nel disastro di una decrescita forzosa con guerre e privazioni.
Peraltro, anche se fosse possibile “guidare” con saggezza l'economia verso una decrescita, giungeremmo ad un punto nel quale si dovrebbe nuovamente invertire la direzione; è già avvenuto molte volte negli ultimi secoli e l'esperienza passata ci deve guidare a riflessioni più profonde.
Per chiarire ancor meglio questo concetto scelgo una analogia ancora più prossima a noi, quella di cui abbiamo l'esperienza più diretta.
Dall'istante della nascita (o anche dal concepimento) sino alla morte, la crescita dell'Uomo è continua, solo che a un certo punto cambia la sua qualità; dapprima è quasi solo fisica, poi lentamente essa diminuisce sino ad arrestarsi e quelle stesse forze di crescita vengono trasformate ad un livello superiore, cioè di progressiva conoscenza, consapevolezza e saggezza.
L'attenzione eccessiva che la cultura ancora dominante dedica ad evitare il decadimento fisico nella vecchiaia rischia di farci scordare l'aumento di maturità dell'anima umana che senza di esso non potrebbe avvenire.
Solo un pensiero infantile può credere che la vita possa essere conservata in eterno; gli anziani che continuano ad avere comportamenti adolescenziali ci mostrano il dramma del blocco dell'evoluzione umana.
Dunque, solo una “crescita” di consapevolezza, di conoscenza di se, di azioni moralmente rivolte alla realizzazione dell'Uomo, spirito creatore e non strumento produttivo, può restringere entro limiti fisiologici non distruttivi una economia attualmente guidata da apprendisti stregoni e, possiamo aggiungere, una Scienza succube di questi stessi poteri economici.
Tra l'economia domestica, in passato materia scolastica, l'economia capitalista o comunista, l'economia globalizzata odierna, l'aggettivo più consono non può che essere legato proprio all'Uomo.
Ma l'economia umana possiamo crearla solo noi con le nostre azioni quotidiane sempre più affrancate dalle fandonie della BCE, FED, FMI, Agenzie di Rating, e tutte le infinite sigle, figlie di un mondo in frantumi che deve trasformarsi.
Nessuna “struttura economica” esterna, sia essa fondata sulla crescita o sulla decrescita, può di per se generare crescita di coscienza e di moralità nei comportamenti umani; se così fosse sarebbe accaduto con quelle già sperimentate.
Viceversa, è l'Uomo che elevando la propria coscienza morale può creare dinamicamente, senza essere imprigionato in strutture teoriche e astratte, un sistema di rapporti economici e umani che superi il cosiddetto darwinismo sociale oggi ancora imperante.
E allora l'Uomo non potrà che relegare il concetto stesso di “concorrenza” in economia nell'archivio fotografico dei ricordi infantili e sostituirlo con due termini più adulti e maturi: solidarietà e fratellanza.
Su questo terreno si dovrà misurare la nostra libertà e capacità creativa, quella stessa che guida realtà economiche associative oggi già esistenti e che con difficoltà cercano di praticare questo modo di essere e di vivere.
L'economia umana esiste già, è dentro di noi ma spetta a ciascuno trovarla e praticarla, e così facendo la “crescita” si esprimerà di volta in volta con le qualità che gli sono proprie, ma anzitutto per l'Uomo, padrone del suo interruttore che accende la Luce di un pensiero mobile e fluido, affrancato da strutture e sovrastrutture di ogni tipo.