RASSEGNAsTI?
A osservare le prime mosse su Sindaco e prossime elezioni amministrative, la domanda iniziale suona più come un’affermazione che un quesito. Eppure è il più importante appuntamento per la vita democratica di questa città.
In questi giorni si leggono appelli, si dettano agende, si chiede udienza ai partiti, si organizzano incontri tra addetti ai lavori, col rischio e la disattenzione però di perdere di vista che i primi interlocutori restano gli elettori. Una gran fetta di persone che è semplicemente non interessata ai riti, ai sorrisi, alle promesse, alle strette di mano che stanno per arrivare.
E anche le primarie possono celare qualche equivoco.
La lunga fase di crisi che vive la città è anche la fatica di declinare un vero progetto in cui riconoscersi come collettività. E che i futuri amministratori non possono eludere di affrontare.
Proprio perché li sentiamo sempre richiamare, noi crediamo sia un atto profondamente politico chiarire che cosa abbiamo in mente quando si parla di concretezza e confronto.
Che pensiero c’è, eccome che c’è, dentro la buona intenzione di essere persone e, soprattutto, politici “concreti”? E’ un tratto della contemporaneità ma potrebbe esserci anche, e ne siamo certi, quel che il dialetto esprime bene, dell’interesse?
Avremo allora una città fatta a pezzi, una città scatolone da usare e da riempire. Ma una somma di interessi non fa un bene comune. Anzi sovente alimenta solo pregiudizi e rancore.
Sono tutte quelle sfumature di conflitti, addomesticati come confronto, che trattano le grandi scelte sul fare o non fare, che guardano al modo di porre problemi e che si esprimono in tanti modi e stili, di indicare soluzioni, di affermare una leadership, di manifestare opinioni, di condurre riunioni, col solo esito, però, di alimentare un clima di contrapposizione.
Quanto confronto vero, profondo, sui problemi c’è nella nostra città? Solo tra poteri forti che agitano e disfano soluzioni? Tra portatori di interesse che rispondono a loro volta ai loro mittenti? Se la decisione in gioco non è per l’oggi ma per il futuro, il cittadino che guarda o ha altro da fare chi lo rappresenta?
Allora confronto, conflitto non è solo esprimere posizioni ma cercare esiti, provando a qualsiasi livello che avere tanti “nemici” non è poi così tanto onore e attenuare le contrapposizioni può migliorare la qualità delle cose da fare.
Si dice che la città abbia un grande patrimonio di solidarietà e fa piacere sentirselo dire, perché essa è il frutto di una stratificazione secolare di dialogo e di concretezza verso chi non ha e “non è”… come noi. Le categorie del conflitto e della concretezza interpretano l’agire sociale e il suo prodursi: come ci si organizza e ci si muove, come si vive e come si impara, come si sta insieme.
Crediamo che ricomporre in un disegno solidale, non di buonismo spicciolo, che reinterpreti il conflitto e l’agire sociale, ci possa abituare, ci possa incoraggiare, a superare lo stato di mugugno generalizzato che attraversa “il dietro le quinte” di molta società locale.
E questo vorrà pur dire qualcosa per far crescere una comunità più competente e responsabile.
Non è perché sono le Acli a predicare.
Siamo storditi da conferenze stampa che annunciano meraviglie, da una leggerezza di eventi che soddisfano la pancia, da rivendicazioni che non vanno al di là del proprio ombelico. Possiamo permettercelo?
Potremmo dire di avere così tanto rispetto, inclusione che ci avanza, solidarietà che ci cresce, altruismo che trabocca, umanità in abbondanza. Ci sentiamo adeguati a quel che dovrebbe essere se non una comunità almeno una convivenza dignitosa?
Allora, oltre il disegno che immagina, grossolanamente, alle prossime elezioni amministrative un’alternanza (a sinistra) o una continuità con il passato più recente (a destra) occorre aprire un serio dibattito e confrontarsi. Pacatamente.
Su un rinnovamento dei modi e della rappresentanza per il governo della città.
Su un programma del Sindaco adeguato ai tempi odierni, misurato e realistico, che provi a rischiarare le zone buie dell’amministrazione cittadina.
Le politiche del territorio ovvero il conflitto tra erba e cemento, tra auto e pedone, tra nuove edificazioni e recupero dell’esistente, le politiche dell’abitare e del commercio tra contenitori vuoti e desertificazione del centro cittadino, la qualità urbana delle periferie e degli ingressi alla città e alla campagna, la crescita di capitale sociale e della partecipazione come patrimonio civico primario, l’organizzazione comunale da una valutazione marginale a una considerazione di cura ed efficacia.
Su uno svecchiamento del personale politico che è soprattutto un rinnovamento anagrafico e dei volti di chi si candida a svolgere ruoli di primo piano.
Perché, come ha detto qualcuno, solo se le persone vedono cose nuove possono desiderare di fare insieme cose nuove.
La presidenza provinciale Acli di Asti