di Andrea Saroldi.
Si narra che la storia dello Hobbit sia stato scritta per dare un senso alla parola “Hobbit”. J. R. R. Tolkien, aveva annotato sul retro di un foglio su cui stava correggendo il compito di uno studente la frase “In una caverna sottoterra, viveva uno Hobbit”, che diventerà poi l’inizio del romanzo. Prima di quell’istante non esistevano case per gli Hobbit e non esistevano Hobbit...
Eppure, quella frase gli piacque così tanto da decidere di crearci attorno un mondo che potesse spiegare le gesta eroiche di un semplice hobbit [1]. E dopo la pubblicazione dello Hobbit nel 1937, quel mondo aveva ancora così tanto da raccontare da portare negli anni successivi alla trilogia del “Signore degli Anelli”.
In modo simile, potremmo dire che i gruppi di acquisto solidale (Gas) siano nati per fornire delle risposte alla domanda su cosa significhi applicare la dimensione dell’agire collettivo e il principio della solidarietà agli acquisti. In questo modo, i Gas hanno contribuito a creare un mondo che potesse dare un senso a questi termini e alla loro unione. Come racconta il libro “Comunicazione solidale” [2], ripercorrere la storia dei Gas significa anche incontrare le battaglie per il significato delle parole che lo accompagnano, e scoprire come questi significati possano influenzare il modo in cui vediamo il mondo e quindi la direzione verso cui spingiamo la nostra civiltà.
Ora, dopo trent’anni dalla nascita, dopo che un pezzo di storia è stato scritto, i Gas si interrogano su cosa possano imparare da tutto questo per affrontare il prossimo periodo.
Quando i Gas sono nati, trent’anni fa, sapevamo che la nostra civiltà ha un peso maggiore di quanto la base naturale che la sostiene possa reggere; oggi iniziamo a vedere i cedimenti e lo sprofondamento di questa civiltà sotto il proprio peso. Ci rendiamo conto di vivere in un passaggio d’epoca, siamo alla fine dell’era dei combustibili fossili e all’inizio di una nuova storia ancora da scrivere. In questa transizione, ci interroghiamo su cosa possa essere utile mantenere e cosa invece rinnovare nelle nostre pratiche e nelle nostre idee per affrontare le nuove sfide.
Come ci racconta il libro di Pablo Servigne e Gauthier Chapelle sulla “Altra legge della giunga” [3], gli animali e l’uomo sono guidati sia dalla legge della competizione che da quella della collaborazione e del mutuo aiuto. Ma mentre la legge dell’egoismo consente agli individui di primeggiare gli uni sugli altri, la legge della solidarietà si dimostra vincente a livello di gruppo: i gruppi che vivono meglio nel loro ambiente sono quelli che collaborano maggiormente; quando le condizioni sono ostili, il mutuo aiuto è la chiave della sopravvivenza.
“Finché siamo in grado di mantenere dei legami, e soprattutto una storia comune, abbiamo delle possibilità di attraversare le tempeste. Ma se questa tela così fragile si sgretola, se le ragioni che ci tengono insieme svaniscono, allora la questione si complica velocemente. Il cedimento è prima di tutto quello della storia che ci fa vivere insieme. Il resto è secondario, sono questioni tecniche. Se restiamo uniti, possiamo gestire gli aspetti tecnici. In effetti, la cosa più pericolosa non è la mancanza di cibo, ma la presenza di esseri umani educati nella cultura dell’ognuno per sé, che si chiudono agli altri, di bambini viziati ed egoisti. Il mondo sarà probabilmente molto pericoloso a causa di questo. Il mutuo aiuto è ancora più importante quando le cose si complicano, questo rende ancora più importante imparare ad amare i propri vicini e a condividere” [4].
La capacità di sviluppare e applicare la legge della solidarietà è quanto più ci serve per affrontare questo passaggio d’epoca nel modo migliore; come scrive Lorenzo Guadagnucci: «Oggi prevale la “legge dei mercanti”, domani dovrà esserci la “legge della solidarietà”» [5].
Questo significato generativo della parola solidarietà, l’affrontare uniti in modo solido i problemi per cercare soluzioni che per quanto possibile soddisfino le esigenze di tutti, la convinzione che ci potremo salvare solo tutti insieme, sono questi gli ingredienti più efficaci per indirizzare la transizione verso un mondo in cui la collaborazione e l’aiuto reciproco aiutino tutti a stare meglio. Questo è il prossimo libro da scrivere.
In questo senso, esperienze come quelle dei Gas e le molte altre che sono state sviluppate da chi si muove in questa stessa direzione possono essere considerate come il primo libro di questa saga. Prendiamo ad esempio il progetto del “Furgoncino solidale” [6], che nasce per affrontare insieme tra Gas, produttori e vettore il nodo della logistica e ottimizzare i percorsi e il carico del furgone utilizzato per la consegna dai produttori ai Gas. Ogni Gas porta le sue esigenze di acquisto e presenta i suoi produttori, il giro viene organizzato in modo che ad ogni tappa il furgoncino possa scaricare per i Gas della zona e caricare dai produttori della zona, e così ogni tappa diventa un’occasione d’incontro ed una festa, pur tra le difficoltà logistiche.
Tra gli altri, questa unione di pratiche e connessioni sostiene i produttori del “Gruppo Produttori Solidali” (GPS) del Parco del Gran Sasso e dei Monti della Laga colpiti dai terremoti del 2009 e del 2016. E quando nel 2023 la Romagna è colpita dall’alluvione, il collegamento con la Rete dei Gas della Romagna attiva i canali per inserire i produttori colpiti nei giri del furgoncino. È questo il modo in cui le reti di solidarietà si attivano, prefigurando la capacità di generare risposte praticabili che ci aiutano a stare tutti meglio [7], fornendo strumenti concreti per rispondere agli eventi avversi, mostrando il mondo come lo vorremmo e alimentando in questo modo la speranza attiva [8].
Come ricordano Servigne, Stevens e Chapelle: “Abbiamo bisogno l’uno dell’altro e comprenderlo significa necessariamente riconoscere (ed esprimere) la nostra vulnerabilità come individui e come gruppo sociale […]. Abbiamo visto che le capacità di resilienza derivano dai legami che abbiamo creato con coloro che ci circondano (capitale sociale). Quando arriva una cattiva notizia, è importante non sentirsi soli o circondati da persone che non sanno come reagire in gruppo. Si tratta quindi di imparare, sperimentare e insegnare di nuovo, d’ora in poi e nel più breve tempo possibile, l’arte di stare insieme” [9].
I Gas ed i loro legami con gli altri soggetti sono così molto utili ad affrontare la transizione, forniscono strutture non piramidali che rafforzano la fiducia e l’aiuto reciproco, servono a costruire pompe di calore in grado di sottrarre il calore dall’atmosfera, dove ce n’è troppo, e pomparlo nel clima delle relazioni umane, dove scarseggia. In questo senso potremmo parlare di Gas climalteranti, ma rischiamo forse di fare confusione…
Meglio allora riprendere un’altra metafora, quella dei paracadute proposta da Ailton Krenak: “Forse, allora, bisognerebbe trovare un paracadute. Non eliminare la caduta, ma inventare e costruire migliaia di paracadute colorati, divertenti, persino piacevoli” [10].
Stiamo infatti già precipitando, ma la caduta può anche essere divertente se troviamo il modo di rallentarla ed orientarla. Impariamo quindi ad aprire e lanciare i nostri paracadute: “Da dove si lanciano i paracadute? Dal luogo in cui sono possibili visioni e sogni. Da un altro luogo che le persone possono abitare, oltre a questa dura terra: il luogo del sogno” [11]. Questo l'augurio per l'anno e l'epoca che stiamo iniziando.
Note
[1] - Ignazio Lax, “No, i racconti non finiscono mai”, 3 gennaio 2017, https://genteditaccuino.wordpress.com/2017/01/03/no-i-racconti-non-fini…
[2] - Marco Binotto, “Comunicazione solidale”, Guerini scientifica 2023, vedi https://economiasolidale.net/content/comunicazione-solidale, sulle battaglie per il significato vedi p. 50 e p. 128.
[3] - Pablo Servigne e Gauthier Chapelle, “L’entraide. L’autre loi de la jungle”, Les Liens qui Libèrent 2017, vedi https://economiasolidale.net/content/altra-legge-della-giungla
[4] - P. Servigne e G. Chapelle, “L’effondrement (et après) expliqué à nos enfants… et à nos parents”, Éditions du Seuil 2022, p. 45.
[5] - Lorenzo Guadagnucci, “Il nuovo mutualismo”, Feltrinelli 2007 (p. 189).
[6] - Vedi https://economiasolidale.net/progetto/furgoncino-solidale
[7] - Sulla politica della prefigurazione vedi Marco Binotto, “Comunicazione solidale”, p. 180.
[8] - Sulla speranza attiva vedi P. Servigne, R. Stevens e G. Chapelle, “Un’altra fine del mondo è possibile”, Treccani 2020, p. 75.
[9] - P. Servigne, R. Stevens e G. Chapelle, “Un’altra fine del mondo è possibile”, p. 172.
[10] - Ailton Krenak, “Idee per rimandare la fine del mondo”, Aboca 2020, p. 49.
[11] - Ivi, p. 51.