Dall'economia del Denaro all'economia del Donare. Dall'Euro allo SCEC ...

ImageGuardate come cambia il significato di una parola invertendo solamente il posto a due vocali, la E e la O della parola DENARO. Cambia tutto, cambia il mondo. Da un’economia che sul DENARO ha fondato da millenni il suo potere, caricandolo di significati di sopraffazione, egoismo, avidità, schiavitù, si può passare - solo attraverso questo semplice spostamento - nell'economia del DONARE dove ciascuno fa un piccolo passo indietro e mette l’IO dietro al NOI. Dove un piccolo dono rende florida e abbondante una comunità ...

Ci piace parlare di comunità e non di economia perché la comunità è l’insieme delle persone e non è spersonalizzante e fredda come i termini economia, mercato ecc..
Sul DENARO si è fondato l’impero del vitello d’oro che così tanto fece arrabbiare il buon Mosè quando scese dal Sinai.
Intendiamoci: il denaro in sé non è una cosa cattiva, è un semplice strumento come tanti altri; ma aggiungendoci il debito alla sua immissione nella comunità, diventa facilmente un enorme strumento di potere per il creditore e quindi di sopraffazione, di distruzione, uno
strumento che dispensa carenza e povertà e trasforma le persone rendendole violente e aggressive rubandogli l’anima (vedi:
http://www.centrofondi.it/report/Report_Centrofondi_2008_nov_2.pdf) e questo fu sicuramente il motivo che fece arrabbiare così tanto sia Mosè che Gesù nel tempio che se la prese con i cambiavalute, o che fece proibire il prestito con interesse nel Corano.

Chi, come noi, analizza il mondo economico e monetario lo sa bene, questa è l’economia che trasforma l’essere umano di solito docile e sociale in un essere avido, pauroso, triste, che vede il futuro e la vita come una sofferenza continua e tutto questo solo aggiungendo un
piccolissimo tasso di interesse al meccanismo di creazione monetaria (vedi:
http://www.centrofondi.it/report/Report_Centrofondi_2008_ott_1.pdf).
Fare il passaggio dall’economia della distruzione (Denaro creato con tasso interesse) all’economia del Donare è fare un “salto quantico” che richiede un’adeguata grammatica logica.
Se il Denaro basato sull’indebitamento ti domanda sempre il perché fai una cosa e quanto ci guadagni, al contrario lo scambio basato sul Donare è un atto di rinuncia, incomprensibile nel mondo del Denaro, che non chiede il perché e quale sarà il ritorno di questa azione, ma
vede le cose con un’ottica più ampia e sa che dal suo piccolo atto di rinuncia tutta la comunità sociale ed economica potrà trarre giovamento.

Attraverso questo passaggio logico si arriva a capire la filosofia che sta alla base del progetto di ArcipelagoŠCEC (http://www.arcipelagoscec.org). La Šolidarietà ChE Cammina è una rinuncia (Donare) fatta dal partecipante al circuito che offre un bene od un servizio ad una percentuale del prezzo in euro (Denaro). Lo ŠCEC non è altro quindi che il simbolo e la rappresentazione grafica di questo atto, una sorta di attestato che permette a chi lo fa circolare di far vedere che partecipa attivamente all’economia del Donare.
Lo ŠCEC quindi non rappresenta che un metro della Šolidarietà ChE Circola in una comunità che ha scelto di rinunciare ad una % del prezzo pagato con il Denaro.

Ha quindi valore lo ŠCEC ?
Per noi ha un valore immenso, ma non nel senso che gli attribuiamo nella economia del Denaro. Di per sé non è altro che un pezzo di carta colorato che testimonia lo scambio di atti di liberalità che i partecipanti ad un circuito (locale, regionale, nazionale o - perché no - anche
internazionale) si sono promessi di fare reciprocamente.
Non ha valore, non è convertibile in denaro, chi ha ricevuto ŠCEC ha solo la promessa non la garanzia che potrà ricevere dal circuito questo Dono ed a lui starà cercare e trovare chi potrà scambiarsi la Šolidarietà e questo si concretizza e si rinnova ad ogni nuova rinuncia.
Lo ŠCEC trascende anche il concetto stesso di moneta intesa nel senso dell’economia del Denaro non portandosi dietro il concetto di valore.
Maggiore è la quantità di ŠCEC in circolazione e maggiore è la fiducia e la ricchezza che passa di mano in una comunità. Se vogliamo, l’azione dell’economia del Donare condiziona anche quella del Denaro.

Come ?
Facendo rimanere e circolare il Denaro all’interno della comunità che adotta anche il Donare.
Secondo noi la Šolidarietà si può anche Contare perché è un’entità numeraria che al contrario dell’economia del Denaro non perde valore, non si svaluta, non si inflaziona.
Per questo infatti abbiamo creato il ContoŠCEC che non è altro che una contabilità della Šolidarietà ChE Circola tra gli aderenti, quanta è disponibile e quanta ognuno ne ha. Una sorta di pallottoliere virtuale che aiuta a far lavorare insieme le due economie, quella del Denaro e quella del Donare, nell’attesa che dal Denaro venga tolto quel virus, quella malattia distruttiva che si chiama indebitamento e che possa tornare quindi ad essere solo uno strumento neutro di misura del valore. In quel momento la funzione di misurare anche la Šolidarietà svanirà perché non ci saranno più gli atteggiamenti tipici dell’economia del Denaro collegato all’indebitamento (avidità, paura, egoismo, sopraffazione ecc.).

ArcipelagoŠCEC distribuendo alle persone, famiglie, pensionati gli ŠCEC è come se anticipa la Šolidarietà che si materializzerà ogni qualvolta chi offre servizi, vende una merce, produce un bene accetterà questi biglietti di carta per una % del prezzo in euro
tenendo fede alla promessa fatta quando è entrato nel circuito della Šolidarietà ChE Cammina.
Sull’aspetto fiscale per noi non ci sono dubbi: si può tassare la Šolidarietà, un Dono, una rinuncia ? Ovviamente no.
Facciamo circolare la Šolidarietà, associamoci e facciamo associare i nostri amici al circuito di ArcipelagoŠCEC. Facciamo rete fra coloro che hanno una visione del mondo che non si ferma al puro business, scambiamoci reciprocamente un atto d’amore rappresentato dallo
ŠCEC.
Una piccola azione che cambia il mondo, senza sforzo.

Dal punto di vista squisitamente operativo, Lo SCEC è tecnicamente un buono, che non va a sostituire la moneta legale - l’euro, nel nostro caso - ma semplicemente la integra. Chi aderisce all’Arcipelago ha, infatti, la possibilità di suddividere qualsiasi tipo di pagamento verso altri associati in due parti, una delle quali verrà corrisposta in SCEC.

Un esempio ?
Un ristorante che aderisce ad Arcipelago SCEC potrà far pagare un bicchiere di vino agli altri associati non i 5 € del prezzo ordinario, ma 4 € e 1 SCEC. Semplice, intuitivo e utile, soprattutto in questi tempi caratterizzati da grande rarefazione monetaria, in cui il 92% del denaro corrente è creditizio, in cui il ricorso ai prestiti bancari è l’unica maniera per reperire le risorse economiche necessarie a portare avanti l’attività lavorativa, in cui l’indebitamento privato (ma anche pubblico) è una spada di Damocle che pende sulla testa di milioni di persone.

Lo SCEC all’interno della comunità, del paese e della città mette in relazione fra loro i produttori locali creando una rete a misura di un mercato equo e sostenibile. La percentuale di SCEC che mediamente viene applicata al pagamento in euro è del 20% per quanto riguarda le attività pubbliche, ma i privati possono stabilire tranquillamente anche percentuali maggiori, fino ad arrivare a effettuare pagamenti interamente in SCEC.
Da queste informazioni possiamo identificare il primo grande vantaggio dello SCEC: esso non crea debito, come invece fa inevitabilmente qualsiasi forma di moneta (banconota, assegno, trasferimento bancario ecc.) emessa dalle banche.

Il secondo grande vantaggio garantito dagli SCEC è la valorizzazione delle comunità locali.
Questa idea è molto importante nella filosofia dell’Arcipelago, tanto che esso stesso è organizzato in “isole”, sezioni regionali che gestiscono autonomamente il circuito, coordinandosi su base nazionale. Il meccanismo stesso dello SCEC è, inoltre, garanzia di floridezza per le attività locali. Prima di tutto perché vengono escluse o considerevolmente ridimensionate le ingerenze dirette e indirette delle banche centrali e commerciali e degli istituti di credito e finanziari. Secondariamente, ma non per importanza, il sistema è studiato per agevolare la circolazione di SCEC all’interno della comunità, del paese, della città, mettendo in relazione fra loro i produttori locali e creando una rete a misura di un mercato equo e sostenibile.

In questo modo, così come si limitano le intromissioni delle grandi banche, è possibile circoscrivere anche l’influenza e l’espansione delle grandi aziende multinazionali e delle catene commerciali che non hanno altro interesse rispetto alle comunità economiche locali se non quello di aprire e consolidare un mercato sicuro e redditizio.

Recuperando l’esempio citato in precedenza, è possibile vedere come si costruisce questa rete: il ristorante che ha incassato gli SCEC dagli avventori, infatti, potrà spendere i suoi buoni presso un fornitore, per esempio il contadino che ha fornito il vino; egli a sua volta, quando avrà bisogno degli attrezzi per coltivare la vite userà gli SCEC ricevuti dal ristorante per pagare il ferramenta, il quale sabato sera andrà a cena con la famiglia nel ristorante da cui è partito il circolo, chiudendolo e rendendolo un sistema autonomo. Ovviamente l’esempio è semplificato al massimo, ma provate a immaginare le potenzialità di un sistema simile che non includa solo tre soggetti ma migliaia di essi, fra privati cittadini e attività pubbliche.

Il circuito SCEC sta crescendo sempre di più, ma ancora si potrebbero creare molti altri circuiti di tipo economico; ad esempio, si potrebbero creare tanti circuiti economici che si autoalimentano e che possono contare esclusivamente sulle proprie potenzialità, senza dover dipendere da istituti, aziende, produttori e importatori che si trovano in altri continenti e che sono tutti legati da una sorta di effetto domino secondo il quale la crisi di uno manda in rovina automaticamente tutti gli altri (esattamente come sta succedendo adesso).

L’Arcipelago SCEC esiste già in tutta Italia e più cresce numericamente più diventa forte; tutte le realtà locali e regionali vanno quindi a formare un unico sistema nazionale che mantiene le stesse caratteristiche di autonomia e reciprocità secondo una prospettiva che - rubando un termine alla filosofia - potremmo definire solistica.
Infine, per completare la gamma di opportunità che offre lo SCEC - dopo la capacità di non creare debito, la solidità e la valorizzazione che garantisce alle comunità locali, la struttura reticolare che unisce tante realtà in un unico Arcipelago nazionale - l’ultimo vantaggio che è necessario ricordare è assicurato dalla scelta deliberata operata dagli animatori di Arcipelago SCEC di prediligere circuiti commerciali eticamente corretti, equi e sostenibili.

Quelli che non si rifanno a logiche di sfruttamento dei lavoratori, di utilizzo sregolato ed eccessivo delle fonti energetiche, di noncuranza della salute ambientale e così via. Di contro, vengono incoraggiate pratiche virtuose quali la produzione di energia alternativa, il consumo a chilometri zero o la raccolta differenziata.

L’economia deve servire a un solo e unico scopo: fornire a ciascuno ciò di cui ha bisogno ...

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