I bambini non possono più andare a scuola da soli a piedi ma possono avere un telefonino a sette anni.
di Manuela Salvi*.
Quando è stata inventata e messa in commercio l’automobile non c’erano limiti d’età, né segnali stradali, né la patente da ottenere prima di mettersi alla guida. Compravi la macchina, salivi a bordo e via – guidavano anche i ragazzini, bastava arrivare all’altezza giusta. Poi la circolazione è aumentata e anche il numero degli incidenti, così l’automobile ha smesso di essere un giocattolo divertente ed è diventata un mezzo di trasporto con regole e pericoli concreti, e soprattutto con un’età minima per la guida, e solo dopo aver preso la patente. Una roba da adulti...
Per il telefonino dovrebbe accadere la stessa cosa. È un mezzo di comunicazione senza regole e pieno di pericoli concreti che i bambini e le bambine non sanno gestire, come dimostra la morte a Palermo per soffocamento di Antonella, dieci anni, mentre giocava con TikTok.
Ma non si tratta solo di Antonella: bambini che stanno svegli di notte di nascosto, che chattano con sconosciuti e mandano fotografie, che si bullizzano digitalmente perché un click è più facile di un faccia a faccia, che si espongono troppo presto sui social, che assumono pose seduttive o si fanno irretire da influencer affamati di soldi.
È evidente che c’è troppo traffico, nessuna segnaletica e un disperato bisogno di limiti d’età.
Si confonde internet con il telefonino, che sono due cose diverse. Il telefonino è uno strumento adulto che dovrebbe essere usato dagli adulti. Ai ragazzini, al massimo il modello semplice, per fare le chiamate e mandare sms semplici, senza connessione.
Purtroppo nella legislazione che regola questo strumento vincono le necessità adulte, economiche e di controllo. I bambini non possono più andare a scuola da soli a piedi ma possono avere un telefonino a sette anni. Più contraddittori di così non potremmo essere.
Tratto da: https://comune-info.net/antonella-e-le-nostre-contraddizioni/
* Autrice di libri di letteratura per ragazzi, tra cui Nei panni di Zaff” (qualche tempo fa messo all’indice dal sindaco di Venezia e dalla guerra del gender…), E sarà bello morire insieme e Nemmeno un bacio prima di andare a letto (un romanzo sulle baby squillo).