In provincia la materializzazione delle attuali crisi – finanziaria prima, industriale ed occupazionale ora – tutto sommato non si è ancora manifestata in tutta la sua pesante evidenza, ma nelle grandi città i sintomi ci sono già. E tutti.
La grande epopea della società globalizzata dei consumi è probabilmente arrivata vicino al suo capolinea: se lo stipendio di una famiglia “normale” non basta più, la prima risposta non può essere che quella di ridurre i propri consumi non essenziali. Ma se la gente acquista poco (o acquista meno), le aziende vendono poco o meno, riducono il personale, riducono la produzione, più persone si trovano senza reddito e il gioco è fatto, in una spirale senza uscita. Come recuperare la situazione ? ... I capitani d'industria (e la politica, loro pura espressione) ci dicono: dobbiamo avere fiducia nel mercato, occorre incentivare la ripresa dei consumi e dare parallelamente il via ad un grande piano di opere pubbliche “faraoniche”. Ma, in realtà, sappiamo che le risorse primarie scarseggiano ovunque e il pianeta è ambientalmente già gravemente malato: forse questa è – invece - l'occasione per rimboccarci le maniche e provare a cambiare il modello sociale di riferimento ...
Volevamo una Decrescita Felice, cioè “pretendevamo” di far trionfare la ragione per imboccare una nuova via sociale fatta non di sprechi ma di valori. Forse dovremo accontentarci di una Decrescita Subita: sarà soltanto la crisi economica a guidarci verso una nuova via.
Ovviamente, quando non siamo noi a scegliere il cambiamento ma a doverci adattare ad una mutata situazione, le frustrazioni rischiano di essere ben maggiori degli entusiasmi.
Peccato.
In tutto ciò restiamo noi. E non mi pare poco.
Stiamo alla finestra ad attendere che qualcosa accada ? Che qualche autentico demiurgo risolva il problema alla radice ? Che i denari pubblici (che non sono mai sufficienti neppure per mantenere la gestione pubblica di elementi primari come l'acqua o la terra ...) vengano investiti in misure-tampone che non risolveranno nulla se non limitarsi a posporre il vero problema ? Oppure vogliamo provare a reagire con azioni concrete e (innanzitutto) personali ?
Bene, io non credo che la nostra società basata sul consumo (preferirei chiamarlo “spreco”) abbia un futuro. E sono dell'idea che questo sia il miglior momento, la più ghiotta delle occasioni, per “provarci” a cambiare davvero.
La mia semplicissima proposta (eversiva ?) è: RIDUCIAMO I NOSTRI CONSUMI ALLO STRETTO NECESSARIO, NON CEDIAMO ALLE LUSINGHE DI CHI VORREBBE CHE NOI RIPRENDESSIMO A CONSUMARE IN MODO EFFIMERO PER NON FERMARE IL MOTORE DI QUESTA ECONOMIA MALATA !
Già - qualcuno di voi mi dirà - ma così condanniamo a morte il nostro futuro ...
E se, invece, fosse una prova di appello e non una condanna ? Se, cioè, il nostro comportamento fosse un chiaro messaggio rivolto ad Imprese ed Imprenditori per spiegare loro che: “noi non vogliamo più acquistare i vostri frigoriferi, le vostre automobili, le vostre lavatrici. Noi vogliamo semplicemente conservare i nostri cibi, spostarci comodamente, indossare vestiti lindi” ...
Cioè uscire da una società di manufatti prodotti per usi prettamente individuali ed entrare in una nuova era di essenzialità (magari) condivise. Non la mia automobile-status symbol ma un servizio che mi permetta di muovermi liberamente e risparmiare carburante ... Insomma: uno stimolo alla creatività per tutte quelle imprese oggi disperate per il calo nelle vendite dei loro prodotti.
Una ristrutturazione del tessuto industriale che qualcuno ha in verità già sperimentato con successo; ad esempio la Xerox, una multinazionale che in ogni angolo del mondo non vi vende più le sue ottime fotocopiatrici ma un servizio puntuale per permettervi di avere fotocopie dei vostri documenti quando ne avete bisogno: avete una loro macchina in dotazione e quando si guasta vi viene repentinamente sostituita. Voi pagate un canone fisso, la macchina è della Xerox che non ha quindi bisogno di produrre un nuovo modello ogni 12/18 mesi per competere sul mercato innovativo, ma ha come business unico il fatto di non scontentarvi ed assistervi con puntualità. A fine ciclo, la macchina viene opportunamente smontata e i suoi componenti riciclati: altro che rifiuti ...
Quante aziende chiuderanno, se i nostri consumi resteranno ancorati all'essenziale ? Tante.
E quante aziende nasceranno ? Tante, se saranno capaci (in quanto “costrette dal nuovo mercato”) a lasciare la strada vecchia per quella nuova ... E questo potrebbe essere il primo passo verso un concreto cambio di paradigma sociale, tutto il resto discenderà da qui.
Non dico nulla sul secondo punto che tutto il mondo indica come elemento cardine della ripresa: il via immediato ad una ampia campagna edificatoria di grandi opere infrastrutturali (autostrade, tangenziali, alte velocità, ponti, inceneritori ecc. ecc.): mi pare la più grossa stupidaggine che una persona possa pensare ... Peccato che ci sia qualche milione di politici-economisti-industriali che lo pensino e lo dicano !
Concludo con una annotazione (forse) amena: da un po' di tempo mi sto domandando da dove bisognerebbe iniziare per riuscire davvero a “cambiare il mondo”. E, così, mi è venuta la mania di compilare una sorta di classifica stile “top-ten di fine anno”, ovvero: quali sono i peggiori 10 “nemici” del nostro futuro ?
Volete trasformare la mia mania in un gioco collettivo ?
Vi propongo un mio primo elenco (in ordine sparso) di “nemici primari”. A voi il compito di aggiungerne altri e segnalarmi i vostri principali 10 “nemici”.
Inviateci le vostre classifiche (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) e vi prometto che a Gennaio riassumeremo tutte le vostre segnalazioni in una “lista nera” complessiva che ci permetterà di indicare la rotta dei prossimi mesi per tutti noi, individui e collettività: premi ai partecipanti sono assicurati sin d'ora (tutti promettono, a questo mondo, anche sapendo in partenza di non poter mantenere ...).
Il consumismo
Il nucleare
Gli OGM
La cementificazione dei suoli
Le trasmissioni di Bruno Vespa
Il fascismo
I fascisti
Le zanzare (certamente fasciste anch'esse ...)
Il campionato di calcio (serie A)
Gli inceneritori
I Cip 6
La pasta scotta
La velocità
La televisione
Le droghe pesanti
Gli spacciatori
L'acqua minerale
Le scarpe strette
I patti lateranensi
Le mafie
Il lavoro precario
La violenza
Le code
I libri prestati che non vengono restituiti
Gli sfratti per morosità
Le riunioni di Movimento
La posta elettronica spam
La tua migliore amica (se sei un uomo)
Il tuo migliore amico (se sei una donna)
Il sole d'Agosto
Le lentezze della giustizia
Le leggi inapplicate
Luxuria all'Isola dei Famosi
Le guerre preventive
Le guerre permanenti
Le grandi Corporations
L'Aids
La grande distribuzione
La proprietà privata
I prezzi delle case in affitto
Le società per il lavoro interinale
L'industrializzazione
Le forme tumorali
I gas serra
I pesticidi
Uno più uno uguale a due
Il mare in burrasca (se stai navigando)
I collusi
I concussi
I concussori
Le emergenze
Il caso di Cogne
Il caso di Erba
Il caso di Perugia
Quelli che non si fanno i “casi” loro
L'Alitalia “campione nazionale” a tutti i costi
Le privatizzazioni dei servizi pubblici
I mutui spazzatura
La Borsa
Il denaro
La fettina di sanato
Le discoteche
Il quotidiano “Libero”
I grandi Partiti
I piccoli Partiti
Il potere di pochi
La finta Democrazia
La crescita
Lo sviluppo
I rally
I gran premi automobilistici
La caccia
Le sperimentazioni sugli animali
I fertilizzanti
Il doping
Le sfilate di moda
Le mode
Il pane “elastico”
La nouvelle cousine
Gli sms
I telefoni cellulari
L'educazione troppo permissiva
Il trattato di Lisbona
I portavoce della Maggioranza
La sentenza sul G8 di Genova 2001
Le scuole private
Le scuole che cascano sulla testa degli alunni
Le scuole-aziende
Le tette di silicone
Gli imbecilli (individui differenti dai semplici “Ignoranti” ...)
Quelli che parlano
Quelli che non sanno ascoltare
Gli eco-carburanti
Il divieto di scambio delle sementi
Il naso che cola proprio quando non hai un fazzoletto con te
I villaggi turistici
Le piscine private
La burocrazia
La sporcizia
Le persone troppo serie