E' scoppiata la crisi. E noi che facciamo ?

di Alessandro Mortarino.
ImageIn provincia la materializzazione delle attuali crisi – finanziaria prima, industriale ed occupazionale ora – tutto sommato non si è ancora manifestata in tutta la sua pesante evidenza, ma nelle grandi città i sintomi ci sono già. E tutti.
La grande epopea della società globalizzata dei consumi è probabilmente arrivata vicino al suo capolinea: se lo stipendio di una famiglia “normale” non basta più, la prima risposta non può essere che quella di ridurre i propri consumi non essenziali. Ma se la gente acquista poco (o acquista meno), le aziende vendono poco o meno, riducono il personale, riducono la produzione, più persone si trovano senza reddito e il gioco è fatto, in una spirale senza uscita. Come recuperare la situazione ? ...
 I capitani d'industria (e la politica, loro pura espressione) ci dicono: dobbiamo avere fiducia nel mercato, occorre incentivare la ripresa dei consumi e dare parallelamente il via ad un grande piano di opere pubbliche “faraoniche”. Ma, in realtà, sappiamo che le risorse primarie scarseggiano ovunque e il pianeta è ambientalmente già gravemente malato: forse questa è – invece - l'occasione per rimboccarci le maniche e provare a cambiare il modello sociale di riferimento ...

Volevamo una Decrescita Felice, cioè “pretendevamo” di far trionfare la ragione per imboccare una nuova via sociale fatta non di sprechi ma di valori. Forse dovremo accontentarci di una Decrescita Subita: sarà soltanto la crisi economica a guidarci verso una nuova via.

Ovviamente, quando non siamo noi a scegliere il cambiamento ma a doverci adattare ad una mutata situazione, le frustrazioni rischiano di essere ben maggiori degli entusiasmi.

Peccato.

In tutto ciò restiamo noi. E non mi pare poco.

Stiamo alla finestra ad attendere che qualcosa accada ? Che qualche autentico demiurgo risolva il problema alla radice ? Che i denari pubblici (che non sono mai sufficienti neppure per mantenere la gestione pubblica di elementi primari come l'acqua o la terra ...) vengano investiti in misure-tampone che non risolveranno nulla se non limitarsi a posporre il vero problema ? Oppure vogliamo provare a reagire con azioni concrete e (innanzitutto) personali ?

Bene, io non credo che la nostra società basata sul consumo (preferirei chiamarlo “spreco”) abbia un futuro. E sono dell'idea che questo sia il miglior momento, la più ghiotta delle occasioni, per “provarci” a cambiare davvero.

La mia semplicissima proposta (eversiva ?) è: RIDUCIAMO I NOSTRI CONSUMI ALLO STRETTO NECESSARIO, NON CEDIAMO ALLE LUSINGHE DI CHI VORREBBE CHE NOI RIPRENDESSIMO A CONSUMARE IN MODO EFFIMERO PER NON FERMARE IL MOTORE DI QUESTA ECONOMIA MALATA !

Già - qualcuno di voi mi dirà - ma così condanniamo a morte il nostro futuro ...

E se, invece, fosse una prova di appello e non una condanna ? Se, cioè, il nostro comportamento fosse un chiaro messaggio rivolto ad Imprese ed Imprenditori per spiegare loro che: “noi non vogliamo più acquistare i vostri frigoriferi, le vostre automobili, le vostre lavatrici. Noi vogliamo semplicemente conservare i nostri cibi, spostarci comodamente, indossare vestiti lindi” ...

Cioè uscire da una società di manufatti prodotti per usi prettamente individuali ed entrare in una nuova era di essenzialità (magari) condivise. Non la mia automobile-status symbol ma un servizio che mi permetta di muovermi liberamente e risparmiare carburante ... Insomma: uno stimolo alla creatività per tutte quelle imprese oggi disperate per il calo nelle vendite dei loro prodotti.

Una ristrutturazione del tessuto industriale che qualcuno ha in verità già sperimentato con successo; ad esempio la Xerox, una multinazionale che in ogni angolo del mondo non vi vende più le sue ottime fotocopiatrici ma un servizio puntuale per permettervi di avere fotocopie dei vostri documenti quando ne avete bisogno: avete una loro macchina in dotazione e quando si guasta vi viene repentinamente sostituita. Voi pagate un canone fisso, la macchina è della Xerox che non ha quindi bisogno di produrre un nuovo modello ogni 12/18 mesi per competere sul mercato innovativo, ma ha come business unico il fatto di non scontentarvi ed assistervi con puntualità. A fine ciclo, la macchina viene opportunamente smontata e i suoi componenti riciclati: altro che rifiuti ...

Quante aziende chiuderanno, se i nostri consumi resteranno ancorati all'essenziale ? Tante.

E quante aziende nasceranno ? Tante, se saranno capaci (in quanto “costrette dal nuovo mercato”) a lasciare la strada vecchia per quella nuova ... E questo potrebbe essere il primo passo verso un concreto cambio di paradigma sociale, tutto il resto discenderà da qui.

Non dico nulla sul secondo punto che tutto il mondo indica come elemento cardine della ripresa: il via immediato ad una ampia campagna edificatoria di grandi opere infrastrutturali (autostrade, tangenziali, alte velocità, ponti, inceneritori ecc. ecc.): mi pare la più grossa stupidaggine che una persona possa pensare ... Peccato che ci sia qualche milione di politici-economisti-industriali che lo pensino e lo dicano !

Concludo con una annotazione (forse) amena: da un po' di tempo mi sto domandando da dove bisognerebbe iniziare per riuscire davvero a “cambiare il mondo”. E, così, mi è venuta la mania di compilare una sorta di classifica stile “top-ten di fine anno”, ovvero: quali sono i peggiori 10 “nemici” del nostro futuro ?

Volete trasformare la mia mania in un gioco collettivo ?

Vi propongo un mio primo elenco (in ordine sparso) di “nemici primari”. A voi il compito di aggiungerne altri e segnalarmi i vostri principali 10 “nemici”.

Inviateci le vostre classifiche (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) e vi prometto che a Gennaio riassumeremo tutte le vostre segnalazioni in una “lista nera” complessiva che ci permetterà di indicare la rotta dei prossimi mesi per tutti noi, individui e collettività: premi ai partecipanti sono assicurati sin d'ora (tutti promettono, a questo mondo, anche sapendo in partenza di non poter mantenere ...).

  1. Il consumismo

  2. Il nucleare

  3. Gli OGM

  4. La cementificazione dei suoli

  5. Le trasmissioni di Bruno Vespa

  6. Il fascismo

  7. I fascisti

  8. Le zanzare (certamente fasciste anch'esse ...)

  9. Il campionato di calcio (serie A)

  10. Gli inceneritori

  11. I Cip 6

  12. La pasta scotta

  13. La velocità

  14. La televisione

  15. Le droghe pesanti

  16. Gli spacciatori

  17. L'acqua minerale

  18. Le scarpe strette

  19. I patti lateranensi

  20. Le mafie

  21. Il lavoro precario

  22. La violenza

  23. Le code

  24. I libri prestati che non vengono restituiti

  25. Gli sfratti per morosità

  26. Le riunioni di Movimento

  27. La posta elettronica spam

  28. La tua migliore amica (se sei un uomo)

  29. Il tuo migliore amico (se sei una donna)

  30. Il sole d'Agosto

  31. Le lentezze della giustizia

  32. Le leggi inapplicate

  33. Luxuria all'Isola dei Famosi

  34. Le guerre preventive

  35. Le guerre permanenti

  36. Le grandi Corporations

  37. L'Aids

  38. La grande distribuzione

  39. La proprietà privata

  40. I prezzi delle case in affitto

  41. Le società per il lavoro interinale

  42. L'industrializzazione

  43. Le forme tumorali

  44. I gas serra

  45. I pesticidi

  46. Uno più uno uguale a due

  47. Il mare in burrasca (se stai navigando)

  48. I collusi

  49. I concussi

  50. I concussori

  51. Le emergenze

  52. Il caso di Cogne

  53. Il caso di Erba

  54. Il caso di Perugia

  55. Quelli che non si fanno i “casi” loro

  56. L'Alitalia “campione nazionale” a tutti i costi

  57. Le privatizzazioni dei servizi pubblici

  58. I mutui spazzatura

  59. La Borsa

  60. Il denaro

  61. La fettina di sanato

  62. Le discoteche

  63. Il quotidiano “Libero”

  64. I grandi Partiti

  65. I piccoli Partiti

  66. Il potere di pochi

  67. La finta Democrazia

  68. La crescita

  69. Lo sviluppo

  70. I rally

  71. I gran premi automobilistici

  72. La caccia

  73. Le sperimentazioni sugli animali

  74. I fertilizzanti

  75. Il doping

  76. Le sfilate di moda

  77. Le mode

  78. Il pane “elastico”

  79. La nouvelle cousine

  80. Gli sms

  81. I telefoni cellulari

  82. L'educazione troppo permissiva

  83. Il trattato di Lisbona

  84. I portavoce della Maggioranza

  85. La sentenza sul G8 di Genova 2001

  86. Le scuole private

  87. Le scuole che cascano sulla testa degli alunni

  88. Le scuole-aziende

  89. Le tette di silicone

  90. Gli imbecilli (individui differenti dai semplici “Ignoranti” ...)

  91. Quelli che parlano

  92. Quelli che non sanno ascoltare

  93. Gli eco-carburanti

  94. Il divieto di scambio delle sementi

  95. Il naso che cola proprio quando non hai un fazzoletto con te

  96. I villaggi turistici

  97. Le piscine private

  98. La burocrazia

  99. La sporcizia

  100. Le persone troppo serie

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