Intervista allo storico dell’arte ed editorialista Tomaso Montanari, che sulla proposta di abolizione delle domeniche gratis nei musei dichiara: “Giusto fermarle, creava condizioni invivibili per visitatori, opere e lavoratori. Ora si lavori per un patrimonio culturale gratuito sempre, per tutti. Basterebbero 100 milioni l’anno” ...
L’altro giorno, dopo l’annuncio del ministro Alberto Bonisoli sullo stop alle domeniche gratuite nei musei, ho atteso il tweet di Tomaso Montanari per capire come avrebbe reagito a quella che è, nei fatti, la prima proposta “culturale” del governo a trazione M5s e Lega. Quel tweet è arrivato, puntuale e affilato come sempre, mai dimentico di una stoccata allo “storico” nemico, l’ex ministro Dario Franceschini. Dopodiché, nel volgere di qualche ora, è stato chiaro a tutti, dai social ai media tradizionali, che il “sentiment” nei confronti del bocconiano titolare del Mibac (che, intanto, con l’avvento del governo Conte, ha perso la “t” di turismo, finito in delega altrove) era decisamente negativo. Il giorno dopo, a bocce ferme, ho contattato Tomaso Montanari per capirci qualcosa in più e uscire dalla schiacciante, schizofrenica logica “musei gratis sì/musei gratis no“. Quella che segue è la conversazione che ho avuto con il professore fiorentino di stanza all’Università Federico II di Napoli.
Professor Montanari, è vero quello che dice il ministro Alberto Bonisoli, e cioè che le domeniche gratuite nei musei sono state solo uno spot?
Verissimo. Fu una geniale trovata di Dario Franceschini che come Ministro ha distrutto la tutela dei Beni culturali, ma ha avuto un ottimo ufficio stampa. Il che gli ha consentito di proporre molte cose sbagliate e di successo, mentre Bonisoli ha detto una cosa giusta e di insuccesso.
Come è stato possibile?
Ha fatto l’errore di non proporre qualcosa di alternativo, ciò ne ha favorito il massacro mediatico. Se dici “toglierò le domeniche gratis” poi devi proporre altro, altrimenti nella testa delle persone resta solo la parte “destruens” del discorso. Tuttavia, analizzando la proposta nel concreto, la questione di fondo resta ed è sensata.
Quindi è giusto eliminarle?
Bisogna superare l’idea di quel bagno di folla rituale che non permetteva a nessuno di vedere nulla. Ho ancora negli occhi le immagini della Reggia di Caserta invasa dall’orda. Il che sarebbe una bella cosa, se poi qualcuno ne uscisse arricchito, con qualche conoscenza in più. Ma mi chiedo: come è possibile in quelle condizioni? Oltretutto quelle folle rappresentano dei rischi potenziali per le opere di cui non ci si preoccupa mai abbastanza. Per non parlare delle condizioni di lavoro in cui le domeniche gratuite costringevano i lavoratori dei nostri siti culturali.
Ecco una delle questioni, i lavoratori nei nostri musei. Da sempre sono loro i primi a criticare l’iniziativa dell’ex ministro Dario Franceschini. Non è che c’è un pizzico di logica corporativa nel non volere le “orde”, oltre alla motivazione di voler tutelare le opere?
Un tempo nei nostri beni culturali si facevano ragionamenti del genere. E non nego che in alcuni casi possa essere ancora così. Ma nella stragrande maggioranza dei casi la storia che conosco è quella di un personale preparatissimo, di giovani dottorandi di spessore costretti a fare vigilanza nei musei. Esiste un sacco di “lavoro nero” nei nostri siti culturali e archeologici, vere e proprie forma di sfruttamento di Stato… Ma mi lasci dire un’altra cosa sulle domeniche gratis.
Ne ha facoltà.
Per finanziarne l’iniziativa, Franceschini abolì la gratuità nei musei agli over 65. Cancellando difatti uno dei principi basilari e sacrosanti del nostro stare insieme in una comunità. Da bambino è così che ho conosciuto l’amore per la bellezza e per l’arte: perché mi ci portavano i miei nonni. A cui era consentito, dopo aver lavorato una vita, di entrare gratis ad ammirare quadri e sculture.
Proviamo a fare un passo in avanti nella discussione generale. Ho come la sensazione che, in tema di beni culturali, ci siano delle posizioni di partenza su cui troppo facilmente si sorvola dandole per scontate. Come l’idea che la cultura debba essere “remunerativa”. Qual è la sua idea in proposito?
La mia idea è nota: i musei statali dovrebbero essere sempre gratuiti, non solo un giorno al mese.
Quindi dice no alle domeniche gratis e sì a sette giorni su sette a libero ingresso?
Sì. Perché gli italiani pagano già il sistema museale e archeologico con le loro tasse, tramite la fiscalità generale. Non capisco perché devono pagare di nuovo quando decidono di andare a visitare un’opera da vicino.
Quanto costerebbe rendere l’accesso gratuito sempre?
Più o meno 100 milioni l’anno. Non è una cifra eccessiva. Basterebbero un po’ di risorse in più o qualche taglio mirato per rientrare dell’investimento. La gratuità dei musei favorirebbe l’intimità degli italiani con il proprio patrimonio culturale. Il che è fondamentale per realizzare una società più evoluta. Spesso in Inghilterra, dove l’ingresso ai musei è gratuito, le persone approfittano della loro pausa pranzo per andare ad ammirare un Piero della Francesca o un Canaletto. Senza fare la fila. Cosa che da noi c’è sempre.
Musei e siti archeologici gratis, significherebbero anche meno entrate. Molti le diranno che con questa proposta non si valorizza il “petrolio italiano”…
L’idea che la cultura debba essere profittevole è assurda, oltre che fuori mercato. Peraltro l’idea che i profitti si debbano fare con lo “sbigliettamento” ai musei è vecchia e sbagliata. L’economia del patrimonio culturale deve puntare sui servizi annessi – sugli spostamenti, sui viaggi, pranzi, cene – generati dal movimento di persone verso le opere d’arte. Finora la posizione di Bonisoli, forse per la sua formazione manageriale, sembra essere in continuità con quella di chi l’ha preceduto. Ma lo ripeto: pensare a far profitto direttamente dalla cultura è dannoso, oltre che impossibile.
Un’ultima domanda riguarda i piccoli musei. Nel nostro Paese ce ne sono tanti e di importanza fondamentale. Si potrebbe partire da lì con un’idea di gratuità universale?
Da ministro Dario Franceschini ha privilegiato i grandi musei e creato delle vere e proprie “pattumiere” nei poli regionali. Certo, si potrebbe partire rendendo gratuiti i piccoli musei, ma non sarebbe giusto. Rischieremmo di consacrare una divisione tra patrimonio di serie A e serie B. Invece no. Tutta la cultura può e deve essere gratuita.
Tratto da: https://www.fanpage.it/domeniche-nei-musei-la-proposta-di-tomaso-montanari-con-100-milioni-cultura-gratis-per-tutti/