Si chiama “Agricoltura Naturale” e rappresenta un preciso modo di essere prima che una tecnica specifica; si è sviluppata in Giappone (e in molte parti del mondo) negli ultimi quarant'anni grazie alle pratiche ed alle teorie di Masanobu Fukuoka. Nonostante siano trascorsi molti anni, resta ancora un modello inapplicato di enormi, rivoluzionarie possibilità; ma la moderna agricoltura resta incardinata su un modello simmetrico a quello industriale e mostra di non potere (non volere) dare spazio ad ipotesi alternative ...
Fukuoka si è spento lo scorso 16 Agosto, all'età di 95 anni: quanti di voi ne hanno avuto notizia attraverso telegiornali o quotidiani ?
Ci piace ricordarlo, stralciando alcune sue perentorie affermazioni tratte dalla “Rivoluzione del filo di paglia” ...
NdR: Chi volesse approfondire il pensiero di Fukuoka, può trovare il libro citato (edito da LEF-Libreria Editrice Fiorentina) nella bancarella di Giovanni e Graziella di Cascina Scherpo-Murazzano, al mercatino dei prodotti biologici di Asti, il secondo Sabato di ogni mese.
Io credo che una rivoluzione può cominciare da questo filo di paglia solo. A prima vista, questa paglia di riso può sembrare leggera e insignificante.
Nessuno penserebbe che abbia il potere di scatenare una rivoluzione. Ma io ho cominciato a capire il peso e potere di questa paglia. Per me, questa rivoluzione è molto concreta.
Questo metodo contraddice completamente le moderne tecniche agricole: butta tutte le conoscenze scientifiche e l’agricoltura tradizionale direttamente fuori della finestra. Con questo modo di coltivare che non usa né macchine né alcun concime preparato e nessun prodotto chimico, è possibile ottenere una produzione uguale o superiore a quella della media azienda moderna.
Far crescere dei raccolti in un campo non arato può sembrare, a prima vista, una regressione all'agricoltura primitiva, ma col passare degli anni è stato dimostrato nei laboratori universitari e nei centri di sperimentazione agricola, da un capo all'altro del paese, che questo metodo è il più semplice, efficiente ed avanzato di tutti.
L'umanità non sa assolutamente nulla. La scienza è servita soltanto a mostrare quanto scarso sia l'umano sapere.
Il mio metodo agricolo si domanda: “e se si provasse a non fare questo ? E se si provasse a non fare quest'altro ?”. Alla fine, si arriva alla conclusione che non c'è alcun bisogno di arare, alcun bisogno di dare fertilizzanti, alcun bisogno di fare il composto, alcun bisogno di usare insetticidi.
A ben guardare, sono poche le pratiche agricole veramente necessarie.
Il riso, principale prodotto della mia fattoria, viene coltivato in alternanza con cereali invernali, in modo semplice e rilassante: si getta il seme a spaglio e si sparge la paglia. Si raccoglie usando un falcetto. Nient’altro. Questo è l’ecosistema del campo di riso in equilibrio. Le popolazioni di piante ed insetti qui mantengono fra loro dei rapporti stabili. Non è raro che qualche malattia delle piante venga a devastare questa regione, lasciando intatti i raccolti dei miei campi. Mi ci sono voluti più di trent’anni per arrivare a questa semplicità.
Gli esseri umani con le loro manomissioni fanno il danno, non riparano l'errore e quando i risultati negativi si accumulano, lavorano con tutte le energie per correggerli.
Allo scienziato succede questo: sta immerso nei suoi libri notte e giorno, sforzando gli occhi e diventando miope e se domandiamo che lavoro ha fatto in tutto quel tempo, ha inventato degli occhiali per correggere la miopia ...
La strada che ho seguito, questa maniera naturale di coltivare che colpisce la maggior parte della gente per la sua stranezza, da principio fu considerata una reazione contro il progresso e l'indiscriminato sviluppo della scienza. Ma io non ho fatto altro, stando a coltivare qua fuori in campagna, che cercare di mostrare che l'umanità non sa nulla.
Nella misura in cui la gente si allontana dalla natura, ruota sempre più lontano dal centro. Contemporaneamente si afferma una reazione centripeta e cresce il desiderio di tornare alla natura. Ma se le persone si fanno prendere unicamente dalla reazione, muovendosi a sinistra o a destra secondo le circostanze, il risultato è solo più attivismo. L'immobile punto di origine, che risiede fuori dal regno della relatività, viene oltrepassato, senza che lo si noti. Credo che anche le attività di “ritorno alla natura” e contro gli inquinamenti, per quanto lodevoli, non si muovono verso una vera soluzione se vengono portate avanti unicamente come reazioni all'iper-sviluppo dell'Era presente.
La natura non cambia, anche se la maniera di vedere la natura invariabilmente, cambia da un'epoca all'altra. Prescindendo dall'epoca, la coltivazione naturale resta sempre la fonte perenne dell'agricoltura.
Perché è impossibile conoscere la natura ? Ciò che viene concepito come natura è solo l'idea della natura che nasce nella mente di ognuno. Quelli che vedono la natura vera sono fanciulli. Vedono senza pensare, direttamente e chiaramente. Basta che i nomi delle piante siano noti, un albero di mandarini della famiglia degli agrumi o un pino della famiglia delle conifere, e la natura non viene più vista nella sua forma.
Un oggetto visto isolato dal tutto non è una cosa reale.
I quattro pilastri dell'agricoltura naturale sono:
nessuna lavorazione (cioè niente aratura né capovolgimento del terreno; la terra si lavora da sola per natura, con la penetrazione delle radici delle piante e l'attività di microrganismi, di piccoli animali e dei lombrichi);
nessun concime chimico né composto preparato (come fertilizzante si utilizzano leguminose in copertura del terreno ...);
nessun diserbo (né con l'erpice né con i diserbanti; le erbacce hanno il loro ruolo nella costruzione della fertilità del suolo e nell'equilibrare la comunità biologica. Le erbacce dovrebbero solo essere controllate ...);
nessuna dipendenza da prodotti chimici.
Il contadino che tenta di controllare le erbacce lavorando il terreno, semina – piuttosto letteralmente – i semi della propria disgrazia.
I Consumatori generalmente danno per scontato di non avere nulla a che fare con chi provoca l'inquinamento agricolo. Molti di loro chiedono alimenti che non abbiano subito trattamenti chimici. Ma i cibi trattati chimicamente vengono commercializzati principalmente per venire incontro alle richieste dei Consumatori, che preferiscono prodotti grandi, scintillanti, senza macchia e di forma regolare. Per soddisfare questi desideri, sono entrate rapidamente in uso delle sostanze chimiche che pochi anni fa non erano mai state utilizzate ...
Dato che gli alimenti naturali possono essere prodotti col minimo di spesa e fatica, essi dovrebbero essere venduti al prezzo più basso di tutti.
Il Consumatore deve adattarsi all'idea che i prezzi bassi non vogliono dire che gli alimenti non sono naturali, ma locali ...
Chi pensa che la verdura commercializzata faccia parte della natura, è sulla via di grosse sorprese. Queste verdure sono un intruglio acquoso di azoto, fosforo e potassio con un leggero aiuto da parte del seme. Ed è proprio questo il sapore che hanno. E le uova di gallina che si trovano sul mercato (si possono chiamare uova se fa piacere ...) sono solo una combinazione di mangimi sintetici, sostanze chimiche e ormoni; queste uova non sono un alimento naturale ma un prodotto sintetico artificiale che ha solo la forma dell'uovo. L'agricoltore che produce verdura e uova di questo genere, io lo chiamo un industriale.
Gli ortaggi coltivati in serre sono estremamente insipidi ... Le melanzane d'inverno non hanno vitamine e i cetrioli sono senza sapore, ciò in quanto i raggi solari non possono penetrare attraverso le serre.
La domanda fondamentale allora è: è necessario o meno per degli esseri umani mangiare melanzane e cetrioli durante l'inverno ?
La sola ragione per cui essi vengono coltivati, è perché si possono vendere a buon prezzo ...
Qualcuno sviluppa una tecnica per coltivarli e dopo un po' di tempo si scopre che questa verdura non ha alcun valore nutritivo. Allora il tecnico pensa che se c'è una perdita in sostanze nutritive ci deve pur essere una maniera per evitare questa perdita. Siccome si crede che il problema sia nel sistema d'illuminazione delle serre, si cominciano a fare ricerche sulla rifrazione della luce. Si pensa che tutto andrà a posto se si riuscirà a produrre una melanzana in serra con le vitamine dentro. Mi è stato detto che ci sono dei tecnici che dedicano la propria vita intera a questo tipo di ricerche ...
Se davvero avremo una crisi alimentare, non sarà provocata dall'insufficienza delle capacità produttive della natura ma dalla stravaganza dei desideri umani.
L'agricoltura deve passare dalle grandi attività meccanizzate a piccoli poderi basati soltanto sulla vita stessa. All'esistenza materiale e alla dieta alimentare si dovrebbe dare un posto semplice.
Più un contadino ingrandisce la scala delle sue attività e più il suo corpo e spirito si disperdono.
Preoccuparsi di far soldi, espandersi, sviluppare, coltivare prodotti per il mercato e spedirli lontano non è un modo di comportarsi degno di un contadino.
Secondo me l'ideale sarebbe che il 100 % della popolazione coltivasse la terra. Ci sono mille metri quadrati di terra arabile per ogni persona in Giappone. Se ad ogni persona venissero dati mille metri quadrati, ciò sarebbe più che sufficiente al suo sostentamento per tutto l'anno. Se poi venisse praticata l'agricoltura naturale, un contadino avrebbe anche un sacco di tempo per la libertà e le attività sociali nella comunità di villaggio. Io credo che questa sia la strada più diretta per rendere questo paese una terra felice da viverci.
Gli esseri umani sono i soli animali che devono lavorare e penso che questa sia la cosa più ridicola che esista al mondo ...
Gli altri animali si guadagnano la vita vivendo, ma la gente lavora come matta pensando di doverlo fare per sopravvivere.
Una comunità che non riesce a produrre il proprio cibo, non durerà a lungo ...
Lo scopo vero dell'agricoltura non è coltivare piante ma la coltivazione e il perfezionamento degli esseri umani.