Il Cannibalismo delle corporazioni: quello che sta avvenendo



di Silvia Ribeiro, ricercatrice del del Gruppo ETC (traduzione di Antonio Lupo).

La fusione tra Monsanto e Syngenta, due delle più grandi e combattute aziende di sementi transgeniche e pesticidi in tutto il mondo, sembrava una "cattiva fantasia". Oggi è probabile, ed è solo una delle fusioni spettacolari che si stanno verificando.
Anche se Syngenta ha respinto per la seconda volta la Monsanto, perché vuole più soldi, due altri giganti - DuPont (padrona di Pioneer) e Dow Chemicals - hanno deciso di fondersi nel dicembre 2015. Monsanto continua a provarci con Syngenta. E' solo un pezzo dello scenario: i piani delle multinazionali sono indirizzati sempre di più a tentare di controllare i settori chiave e sempre più ampi della produzione alimentare ...

Nel 1981, il Gruppo ETC (poi RAFI, http://www.etcgroup.org) ha denunciato che le società agrochimiche stavano comprando i semi e che il loro obiettivo era quello di sviluppare colture che tollerassero i tossici prodotti dalle loro società, per creare la dipendenza degli agricoltori e vendere più veleni, il loro business più redditizio. Ci hanno definito allarmisti, hanno detto che tale tecnologia non avrebbe mai potuto esistere; fino a quando nel 1995 l'industria ha cominciato a piantare transgenico: proprio quel tipo di seme.

A quel tempo vi erano nel mondo più di 7000 aziende produttrici di sementi commerciali, la maggior parte familiare, e nessuna controllava l'1 per cento del mercato; 34 anni più tardi, sei multinazionali controllano il 63 % del mercato globale delle sementi e il 75% del mercato globale dei pesticidi.

Monsanto, Syngenta, DuPont, Dow, Bayer e Basf, tutti i produttori di veleno, sono i 6 giganti  che controllano pesticidi, semi e il 100 per cento degli OGM agricoli, che è la più chiara espressione della fusione di entrambi i business. Non essendoci quasi nessuna altra società da acquistare, sono ora impegnati nel cannibalismo. Syngenta è la più grande per i pesticidi a livello globale, per cui anche la società cinese di pesticidi, ChemChina, fece una offerta per lei, ma non ha raggiunto il prezzo.

Monsanto insiste con Syngenta perchè ha disperatamente bisogno di accedere a nuovi pesticidi, dato che il suo prodotto di punta, il glifosato, è in crisi. In due decenni di OGM, l'uso massiccio di  glifosato ha generato 24 erbe infestanti resistenti, che provocano enormi problemi agli agricoltori. L'aumento del cancro, di aborti e malformazioni neonatali nelle zone coltivate con OGM in Argentina, Brasile, Paraguay è di proporzioni epidemiche. Il fatto che i figli dei contadini muoiono non sembra avere importanza per la Monsanto, ma l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato nel 2015 che il glifosato è cancerogeno per gli animali e probabilmente anche per gli esseri umani, e questo è stato un colpo. Per questo e molto altro, Monsanto vuole cambiare i pesticidi, rinominarli per l'enorme perdita di prestigio e, se è possibile, cambiare sede, per evitare le tasse.

Il glifosato inventato da Monsanto è il pesticida più venduto nella storia dell'agricoltura.
Solo per le culture OGM di mais e soia, il suo uso è aumentato di 20 volte negli Stati Uniti in 17 anni, cifre  simili in Brasile e Argentina; e 10 volte a livello globale.
Ma il business del glifosato è in declino. E Monsanto, sazia per il suo quasi monopolio sugli OGM, non ha fatto ricerca di nuovi prodotti: nel 2013, il mais OGM tollerante al glifosato ha rappresentato il 44 per cento delle sue vendite totali, la soia transgenica tollerante al glifosato l' 11 per cento, e oltre il 30 per cento delle sue vendite proviene da formulazioni di glifosato (Roundup, Faena, Rival e altre marche).

Il glifosato non funziona più, i suoi impatti sono molto gravi, ma il mais OGM di Monsanto è "sposato" con lui. Per questo Monsanto chiede con urgenza che la sua semina sia autorizzata in Messico, il che le darebbe un po' di respiro per vendere i suoi semi obsoleti, fino a quando la stessa cosa accadrebbe anche qui: erbe infestanti resistenti, bassa produzione, semi molto più costosi e brevettati, epidemia di cancro e di malformazioni fetali.
Tutti questo con la contaminazione OGM di questa regione, che è il centro di origine del mais a livello mondiale, danneggiando gravemente il patrimonio genetico, culturale e di agro-biodiversità più importante del Paese. Inutile dire che ci sono opzioni migliori per il mais e che il Messico non ha bisogno di piante OGM per il suo consumo, in quanto produce più di due volte della sua domanda interna per il consumo umano.

Se il Messico importa mais, nonostante questo, è solo perché rappresenta un business conveniente per le multinazionali dell'allevamento degli animali in cattività (soprattutto polli e suini).
Si potrebbe produrre la stessa quantità di animali, in scala ridotta e per mano di molti piccoli produttori, con una varietà di mangimi e foraggi, secondo la regione e le necessità.

Anche se la Monsanto è il caso più evidente, tutti i giganti degli OGM hanno le stesse intenzioni, con altre sostanze chimiche anch'esse altamente tossiche. Ma si trovano tutte di fronte ai limiti delle  proprie ambizioni. Pertanto, in aggiunta a queste fusioni che monopolizzano enormi percentuali di ogni categoria, emergono nuovi scenari aziendali che entrano nel gioco di altri settori, come le  transnazionali di fertilizzanti e macchine agricole. Il Gruppo ETC sta analizzando  la situazione in un nuovo rapporto sulle fusioni delle multinazionali: Breaking Bad: Big Ag MegaMergers in Play (http://tinyurl.com/nz3g2at), che sarà fra poco disponibile in spagnolo.

Secondo le vendite del 2013, il mercato globale delle sementi è stato di 39 miliardi di dollari, quello dei pesticidi di 54, quello dei macchinari agricoli 116 e quello dei fertilizzanti 175.
La tendenza sembra essere che gli ultimi due ingoieranno i primi due, creando uno scenario di ulteriori grandi controlli oligopolistici.
Ad esempio, la transnazionale dei macchinari agricoli John Deere ha contratti con 5 dei 6 giganti OGM per aumentare le proprie vendite tramite polizze assicurative che condizionano gli agricoltori ad usare i loro semi, pesticidi e macchinari. Tecnologie di automazione, droni, sensori e dati meteorologici, anch'essi sono concentrati in queste aziende e sono offerti nel pacchetto.
Se saranno consentite queste fusioni, andremo verso nuovi oligopoli che controlleranno sementi, varietà, pesticidi, fertilizzanti, macchinari, satelliti, dati informatici e assicurazioni.
E che danneggeranno , contaminandole o in altro modo, le opzioni reali per il cibo e il clima: la produzione contadina, decentrata, diversificata, con semi propri, cioè quelli che già alimentano la maggior parte della popolazione e raffreddano il pianeta.

Tratto da: http://www.alainet.org/es/articulo/174521

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