di Giampiero Monaca.
Certo non tutti amano gli spinaci, altri li adorano, le carote sono una scoperta per Tommaso, mentre le patate sono “la bestia nera” per Martina. Serena non ha molto appetito oggi, mentre Edoardo… La mensa scolastica resta un universo meraviglioso per considerare il cibo in tutti i suoi aspetti. Se poi sono dei bambini e delle bambine insieme ai loro maestri a sperimentare con successo un progetto per ridurre a zero gli sprechi, è inevitabile che altre classi, poi altre scuole e perfino l’amministrazione comunale (che già ipotizza la riduzione dei costi per le famiglie) arrivino per imparare e condividere. Accade ad Asti ...
Sono ormai oltre nove anni che con i nostri bambini e le nostre bambine a scuola sperimentiamo con soddisfazione un sistema per gestire il momento della mensa come un momento educativo, senza soluzione di continuità con le esperienze fatte in aula, in gita scolastica o in palestra. L’educazione alimentare entra nel piatto e dal piatto prosegue negli stomaci famelici dei nostri bambini.
Si parte dal presupposto che l’organismo per crescere sano abbia bisogno di moltissimi nutrienti contenuti in una vasta gamma di alimenti. Siamo quello che mangiamo e così come un’astronave di lego ha bisogno di mattoncini grandi piccoli e delle più svariate forme, anche il corpo in crescita necessita di vitamine provenienti dalle arance, dall’insalata, dalle carote e dalla banana, i carboidrati possono arrivare dalla pizza ma devono esserci anche quelli di patate e riso, le proteine dell’arrosto sono indispensabili come quelle dei legumi. La ricchezza in natura sta sempre nella varietà e nell’equilibrio. Il menù della nostra mensa scolastica è vario e gustoso, certo non tutti amano gli spinaci, altri li adorano, le carote sono una scoperta per Tommaso, mentre le patate sono “la bestia nera” per Martina. Serena non ha molto appetito oggi, mentre Edoardo sbranerebbe un bisonte. Un po’ di tutto , un po’ per tutti.
Abbiamo due linee guida che ci aiutano a fare la cosa giusta anche in mensa: ogni portata deve essere assaggiata; tutto quel che entra nel piatto, finisce nello stomaco. È faticoso, a volte, per tutti. Ma l’avventura del crescere implica impegno, a volte fatica ma come in una passeggiata in montagna, che soddisfazione quando si arriva in cima.
Ecco come procediamo: appena i bambini si accomodano ai loro tavoli, i maestri prendono un po’ di piatti vuoti e passano ai tavoli chiedendo chi vuole porzione intera e chi metà del primo. Non è prevista l’opzione del prendere intero e buttare via, nè, tantomeno quella del non prendere del tutto il primo. Almeno metà si mangia. Coloro che vogliono solo metà porzione vengono associati: uno riceve il piatto vuoto dal maestro, l’altro il piatto pieno, i due autonomamente si dividono la razione e il gioco è fatto.
Per il secondo stessa procedura, ma la verdura di contorno viene messa in un grande piatto e l’insegnante passa da ogni bambino chiedendo se ne vuole porzione intera oppure se ne voglia una quantità modesta o… microscopica. Tanta, poca o pochissima, ma si mangia: perchè ogni minerale, ogni vitamina, ogni nutriente è diverso dall’altro ed essenziale. In questo modo lo scarto al termine del piatto è pari a zero, mentre con altre gestioni abbiamo verificato che si può arrivare anche a quattro chilogrammi di cibo buttato senza toccarlo per ogni tavolo. Abbiamo più di venti tavoli, il conto è presto fatto ottanta chilogrammi di cibo sprecato ogni giorno.
Al termine del pasto i bambini rassettano i tavoli differenziando i piatti dai bicchieri dalle posate in modo da agevolare le inservienti nel riordino.
Questo modello è stato inizialmente ideato e sperimentato dalla nostra classe poi via via si è diffuso ad almeno metà delle classi della scuola Rio Crosio di Asti: una grande soddisfazione per i Bimbisvegli che hanno avuto l’orgoglio di veder adottata la loro pratica, premiando il loro costante impegno.
L’anno scorso il Consiglio Cittadino dei Ragazzi ha lavorato molto sul tema del riciclaggio e della riduzione degli sprechi e ha proposto in diverse scuole astigiane una “sfida” tra le classi a chi lasciava il tavolo più pulito. Una sfida vinta da tutti e premiata a giugno con una graditissima porzione di profiteroll gentilmente offerta da una ditta.
Resta ancora un passo ambizioso da compiere: quantificare questo risparmio riuscendo a gratificare dal punto di vista economico anche le famiglie. Il modo c’è ed è molto semplice: dopo qualche settimana di questo sistema ogni insegnante capisce benissimo qual è l’effettivo consumo della propria classe. Se otto tra bambini e bambine mangiano generalmente la mezza porzione è come se quattro non mangiassero. E se si riuscisse a riconoscere a questo impegno per non sprecare alimenti buoni e cibo prezioso? Basterebbe che gli insegnanti fossero autorizzati a contare come “non presente” un bambino o due o tre ogni giorno (a seconda di quanto la classe è famelica) oppure questa turnazione potrebbe essere facilmente gestita per via informatica con un semplice accorgimento nel sistema di gestione ordini della cooperativa che gestisce il catering.
Recentemente l’amministrazione comunale si è dimostrata estremamente sensibile al problema degli sprechi nelle mense, stamane si è iniziato a parlare insieme all’assessore Marta Parodi della possibilità di recepire questa pratica sperimentale strutturandola ed allargandola anche ad altre scuole, garantendo così un enorme risparmio in termini di risorse alimentari che non verrebbero cotte e buttate via (fossero anche solo cinquanta chilogrammi ogni scuola sarebbe già un’enormità) e un bel risparmio per le famiglie, cioè cinque/otto euro in meno al mese per il pagamento della retta della mensa.
Sono già stati calendarizzati incontri con l’assessore Parodi, la scuola, i funzionari e gli impiegati comunali del servizio mensa che hanno, da sempre, apprezzato e agevolato questo sistema, e i dirigenti delle ditte appaltatrici del servizio refezione per valutare la possibilità di attuare su scala cittadina questa modalità. Un bel modo per fare sistema e un’occasione “ghiotta” (è proprio il caso dirlo) per dare valore al cibo ed importanza al cibo.