Il Forno dei Miracoli



di Salvatore Niffoi.


Mannai Rosaria era maestra nel conservare e nel confettare. In nome di una fame antica riusciva a trasformare la mollica di pane raffermo in dolci inimitabili. Bastavano un pugno di chicchi di uva passa, due cucchiai di strutto, della sapa di fico d'india, un po' di miele e mandorle sbucciate. Se mancavano le mandorle si sostituivano con le noci o le nocciole. Impastava il tutto nella farina, untava la teglia e infilava nel forno panciuto, il nostro forno dei miracoli ...

Quel forno aggiungeva qualcosa di suo ai dolci semplici di mia nonna, come a gratificarci di una povertà non meritata. Un giorno arrivai a pensare che da lì dentro, anche infornandoci laddara di capra, ne sarebbero uscite meringhe bianchissime croccanti. Per quello, insieme agli altri nipoti lo avevamo soprannominato fin da piccoli il Forno dei Miracoli. Da grande poi l'ho paragonato davvero al miracolo della vita, a quel ventre bianco come un forno calcinato che prende un pugno di semi e restituisce una creatura. Dalla casa dei miei nonni oggi quel forno è l'unica presenza viva che rimane, a sfidare la modernità delle briosce, delle cingomme, dei telefonini, del rumore delle marmitte e del sibilo del maestrale che scuote le antenne sui tetti ...

Tratto da "Pantumas", di Salvatore Niffoi (Narratori Feltrinelli, 2012).

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