Economia solidale batte economia del “pago e pretendo” 7 a zero!




Mettiamo a confronto le due storie che seguono, una di fantasia, ma che si ripete chissà quante volte ogni giorno, l’altra verissima, che è accaduta nelle scorse settimane ed è ancora in corso in questi giorni, con un inizio quasi identico ed un finale. Confronto molto istruttivo ...

Prima storiella: il calzaturificio artigiano AAP (Ali Ai Piedi), una storia trentennale, rispettabilità nel proprio circondario, un discreto fatturato, niente debiti, 20 dipendenti, tutto in regola, commesse certe e affidabili per diverse centinaia di miglia di euro, si ritrova con una momentanea crisi di liquidità.
Si rivolge alle banche: ciccia! Inizia un calvario di lunghe anticamere, richieste di garanzie in beni immobili, umiliazioni, fino ad arrivare agli usurai, che definitivamente affossano l’azienda.

Seconda storia: un’azienda solida e credibile, il Consorzio Siciliano Legallinefelici, niente debiti, 17 dipendenti, tutto in regola, una storia decennale durante la quale s’è costruita una fitta rete di credibilità e fiducia, che costituisce il suo capitale delle relazioni nel mondo dell’economia solidale Italiano ed Europeo, si trova con una momentanea crisi di liquidità.
NON si rivolge alle banche, nemmeno a quelle amiche ed etiche, ma direttamente ai suoi “client/amici”, chiedendo loro (il 2 settembre, si badi alle date!) un acconto sulle successive forniture, che avverranno principalmente a partire da metà novembre (10 settimane di credito, per un importo complessivo richiesto di alcune decine di migliaia di euro).

La risposta è pronta, tanto che il 18 settembre la cifra necessaria è virtualmente raggiunta, grazie alle promesse, ed il 23 settembre (a 3 settimane dalla richiesta iniziale!) è praticamente e concretamente superata.
Un torrente in piena di 500 euro, 150, 2 mila, 540, 3 mila, ma anche 8 mila e più, condito dalle trecento e passa mail (… d’ amore?).
Un torrente che non s’arresta, anche se abbiamo comunicato che abbiamo raggiunto l’obiettivo, perché ogni Gas, ogni gruppo vuole mettere la sua firma in calce a questa bellissima pagina dell’economia solidale europea.
Non certo per protagonismo, ma per dimostrare che “insieme si può davvero!” e a costo zero per tutti …

A noi rimane la brillante e rapidissima soluzione del problema, ma anche molto di più: il sentirci cinti da un poderoso abbraccio di calore, stima, fiducia e voglia di costruire futuro ed alternativa assieme.

A tutti i gruppi che hanno partecipato rimane, crediamo, la soddisfazione d’aver contribuito ad una soluzione “alternativa” ad un problema, momentaneo, ma potenzialmente pesante e pericoloso, di un’azienda con la quale, ormai da più di 10 anni, si costruiscono assieme percorsi che vanno ben aldilà della semplice soddisfazione del bisogno di arance, azienda che fa del lavoro sul territorio il perno della sua azione, che non si sta a guardare l’ombelico (crediamo questo, ma qui invitiamo tutti ad inviarci una riflessione su questa vicenda, sul perché vi siete mossi, su cosa s’è smosso).

E al mondo dell’economia solidale? Quali lezioni trarre? Quale enorme potenzialità evidenziata da questa storia? Quali le condizioni perché possa essere replicata non solo per aiutare in un momento di difficoltà, ma piuttosto per produrre nuova impresa e nuovo lavoro?

E nel trarre questa lezione pensiamo, da un lato alle altre due campagne analoghe che abbiamo condotto in passato, L’arcolaio e la Riela, di cui sotto ricopiamo, per l’ennesima volta, le storie, perché entrambe sono molto istruttive e vanno fatte conoscere.

E dall’altro la campagna per il finanziamento delle azioni di diffusione della cultura dell’economia solidale (i 2 carto/SIP ed il “lo faccio bene cinefest”) finanziate da migliaia e migliaia di gasisti principalmente attraverso la rinuncia volontaria agli sconti a cui i gasisti avevano diritto, campagna che ha quindi costituito un, sia pur piccolo, onere per chi vi ha partecipato (per inciso, il pollaio ha partecipato per circa 6700 euro a questa campagna, che costituiscono quasi il 50% dei fondi raccolti).

E vogliamo chiederci perché? Cosa ha animato questa partecipazione onerosa? Cosa ci si aspetta, noi e loro, da queste campagne? E come utilizzare al meglio queste energie convenute su un progetto, un’idea?

Qui vi abbiamo raccontato un paio di storie e posto una serie di domande, a tutti noi e voi la prosecuzione di questo dialogo e le azioni conseguenti

E, naturalmente, un grandissimo GRAZIE a tutti i gruppi che hanno partecipato, qui elencati!

E a tutte le persone che li compongono…



Per chi se le fosse perse, ri-raccontiamo altre due storie: L’Arcolaio e la Riela. Chi le conosce, perdoni la ridondanza e salti a piè pari ….
A chi non c’era, a chi ignora tutti i dettagli e le conseguenze, vogliamo raccontare 2 storie che rappresentano lo “storico” di analoghe richieste da parte nostra ai “nostri” GAS.



La prima, bellissima, è il salvataggio del’ ” L’arcolaio”.
A settembre 2008 (mi pare) mi chiama Giovanni Romano, presidente del’ ”L’arcolaio”: “Roberto, non abbiamo una lira, non ci fanno credito, non possiamo avviare la produzione” non lo dice, ma sottintende “chiudiamo”.

Fermo! E aspetta un paio di giorni” dico io; e subito scrivo ai referenti di tutti i GAS con i quali avevamo rapporti a quel tempo, proponendo quanto vi ho appena proposto e specificando che, se se la sentivano, potevano mandarli direttamente al’ ”L’arcolaio”, altrimenti che li mandassero a noi che li avremmo girati a loro, come anticipo sui loro conferimenti.

I primi tremiladuecento euro m’arrivano da Lodi un quarto d’ora dopo che ho inviato la mail, dopo un’ora altri milleduecento da Bolzano. In una settimana abbiamo raccolto 17.000 euro che abbiamo girato prontamente al ’”L’arcolaio”, restituiti integralmente ai gasisti nel giro di 60 giorni.

Si rimettono in pista, quell’anno il loro fatturato aumenta del 30%, forse anche grazie a questa campagna, alla fine di quell’anno prendono in gestione la cucina del carcere, fatiscente, assolutamente non a norma (ma come? in carcere? lo Stato? non a norma? non si multa? non si chiude?).
Riescono a sistemare tutto, mentre contemporaneamente sfornano circa 700 pasti 2 volte al giorno, assumendo detenuti.

Iniziano un’attività di catering, portando fuori sia il cibo prodotto in carcere sia i detenuti, cioè: i detenuti si mettono in giacca bianca e portano il cibo fuori e lo servono ai banchetti.
Attualmente i detenuti dipendenti sono una trentina.
Mentre il rapporto tra pasti consumati e pasti prodotti nella media nazionale è di 30 su 100 (il resto viene buttato perché fa schifo ed i detenuti si fanno la loro “spesina” a parte), nel carcere di Siracusa la media è 70 su 100, allo stesso costo per lo Stato ...

Tutto ciò farà qualche differenza, una volta usciti, sulla tendenza alla recidività?

Storia bellina, no? Grazie a voi, grazie davvero!!! Da parte dei detenuti, soprattutto, e delle loro famiglie.



La seconda, un po’ meno bellina, ma non brutta per voi ed onorevolissima per noi è quella della Riela.
Ci contatta l’antimafia proponendoci di usare per i nostri trasporti una ditta confiscata alla Mafia. Accettiamo, li formiamo (il personale era composto da ex dipendenti di una ditta di ceramiche, essendo il personale originale tutto in carcere o comunque non disposto a lavorare per il nemico  - nemico???? - ...) e facciamo per due anni un buon lavoro con loro.

Il 20 dicembre 2011 un bilico della Riela si rovescia a pochi km. da Catania appena partito con trenta pedane cariche di arance ma anche di trasformati, essendo l’ultimo carico prima di Natale. Tutto distrutto, perso, depredato dai servizi preposti che hanno fatto un cordone per non farci avvicinare finchè non hanno portato via TUTTO quello che c’era d’interessante (buon Natale, Catania Multiservizi!!!, buon Natale, Polstrada!!!) lasciando poi le arance ed i limoni ammaccati ai rom che vivono nella zona.
Zero assicurazione, come spiego sopra, ma molte rassicurazioni.

Intanto alla Riela viene a mancare un camion per svolgere il ”nostro” lavoro. Lancio la campagna “V’ACCATTATI NA MOTRICI?” (ve la comprate una motrice?); stesse modalità della campagna per L’Arcolaio.
Arrivano altri 17mila euro in 15 giorni.
Li passiamo alla Riela come “anticipo su futuri servizi”.

Ma i servizi non vengono mai svolti, perché nel frattempo lo Stato, sempre quello, simpaticone, decide di chiudere le attività della Riela, perché, dice, sono in perdita.

Mentre trattiamo e speriamo che si possa recuperare qualcosa dei 17 mila che avevamo anticipato e dei circa 36 mila che abbiamo perso con l’incidente (ripeto: camion dello Stato NON ASSICURATO! E lo Stato se ne fotte, posso dirlo? di un’azienda sana che viene messa in difficoltà dalle SUE, dello Stato, inadempienze, mentre trattiamo e speriamo, intanto restituiamo ai gasisti i 17 mila fino all’ultimo centesimo.

Molti di voi c’hanno proposto varie forme di abbuono, ma abbiamo preferito non coinvolgervi e pagarci noi il nostro errore di fiducia nei confronti dello Stato ...

A tutt’oggi nessun segnale positivo per la conclusione di questa vicenda e ci portiamo dietro in bilancio questa passività e questo buco nei conti … (naturalmente abbiamo messo in moto avvocati, ecc ... altre spese).

Un po’ kafkiana, dite? Quanto meno, onorevolissima per noi, ed indolore per voi, se non per le considerazioni politiche …. ma quella è un’altra storia.

Vi interessa una seconda puntata? Ochei!:

Si sveglia il grande Partito Democratico ed i sindacati, in difesa dell’occupazione e dei posti di lavoro: UAUH!!
Entro in trattativa con un deputato nazionale catanese, decidiamo di fare una petizione, denunciando questa situazione scandalosissima, da sottoporre a tutta la società civile, a partire dal mondo dell’economia solidale e da portare poi, una volta raccolte le firme, in Parlamento.

Io mi sento sicuro di poter fare un bel rumore, di potere anzi usare la vicenda per pubblicizzare il mondo dell’ES fuori dai confini della riserva e raccogliere molte decine di migliaia di firme; lui immagina, immagino io a posteriori, che da questa petizione, spinta da me, il PD può avere risalto e visibilità.
Concordiamo, faticosamente, il testo della petizione.

La pubblicano su non mi ricordo quale sito, le prime firme in calce tutta una serie di funzionari mai visti, né sentiti, né alla Riela, né altrove, tutti improvvisamente appassionati della vicenda, al decimo o dodicesimo posto Roberto Li Calzi, gas catania (sic!!!).
Denuncio la situazione al deputato e nel frattempo invio per consultazione la petizione ad un po’ d’amici gasisti; la risposta, unanime, e sulla quale concordo in pieno, è: se vuoi te la firmo, ma mi vergogno a farla girare, impostata e firmata così ...

Conclusione, perdonate la volgarità, mando a cagare il PD ed il suo deputato …..
... per la cronaca, gli eredi della “gioiosa macchina da guerra” raccolgono in calce alla petizione la strabiliante cifra di 32 firme, o 27, non ricordo bene.
Talmente appassionati della vicenda da non farla firmare neanche a figli e mogli e compagni di sezione ... beh! noi andiamo avanti comunque e nonostante tutti LORO.
Se ci date una mano segniamo un altro punto a favore di un altro modo di fare la politica, l’economia, le relazioni ... la storia ...(esagero?).

Tratto da: http://www.legallinefelici.it/contributi-alla-riflessione-sul-mondo-ecosol

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