Con gli avanzi buttiamo anche un po' di biodiversità



A cura del WWF.


Il 5 febbraio si è celebrata la prima Giornata di prevenzione dello spreco alimentare in Italia, istituita dal Ministero dell'Ambiente non solo per recuperare lo spreco alimentare ma soprattutto per “prevenirlo”. Lo spreco alimentare infatti non è solo un problema di alimenti ma anche di impatti sulla biodiversità: per produrre tutto il cibo che sprechiamo, ogni anno in Italia buttiamo nel cestino fino a 1226 milioni di metri cubi di acqua, pari all’acqua consumata ogni anno da 19 milioni di italiani e circa 24,5 milioni di tonnellate di CO2e pari a circa il 20% delle emissioni di gas serra del settore dei trasporti. Inoltre, gettiamo via anche il 36% dell’azoto da fertilizzanti, utilizzati inutilmente con tutti gli impatti e i costi ambientali che ne conseguono ...

Il WWF parteciperà  alla consultazione istituita dal Ministero fornendo il proprio contributo alla definizione del  Piano Nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, quanto mai  urgente e non più rinviabile. Il Piano dovrebbe avere obiettivo di dimezzare gli sprechi nel prossimo decennio, avviando  un confronto sugli sprechi alimentari lungo tutta la filiera, dalle cause alle misure concrete in atto a livello nazionale e internazionale per combatterlo e sollecitando l'istituzione dell'Anno Europeo contro lo spreco alimentare.

Nel suo Programma One Planet Food, dedicato all’alimentazione sostenibile con un focus speciale sulla riduzione dello spreco alimentare lungo tutta la filiera e sotto l’egida della campagna Think.Eat.Save di Unep-Fao, il WWF sta sviluppando  iniziative di sensibilizzazione ed attivazione che coinvolgeranno  milioni di italiani in comportamenti virtuosi e replicabili  grazie alla collaborazione con importanti imprese del settore.
Lo spreco sarà, inoltre, uno dei temi che caratterizzeranno la partecipazione di WWF ad EXPO 2015  che vedrà l’associazione – in qualità di “Civil Society Participant”  - impegnata in una serie di iniziative per portare l’alimentazione sostenibile all’attenzione del grande pubblico

IL PESO AMBIENTALE DELLO SPRECO

La responsabilità è dei consumatori, che spendono in media 316 € euro l’anno in cibo che per disattenzione o negligenza viene buttato senza essere consumato, ma anche di un sistema produttivo che troppo spesso perde cibo e risorse lungo la filiera, fino al 50% delle perdite totali, prima ancora che arrivino in tavola.
Naturalmente, il peso ambientale di quello che sprechiamo dipende sia “da quanto” sprechiamo, sia “da cosa” sprechiamo, perché ogni alimento ha una propria impronta ambientale che dipende dalla sua filiera di produzione: lo spreco di 1 kg di carne “costa” all’ambiente 10 volte la quantità di gas serra e di azoto reattivo richiesti da 1 kg di pasta. Lo spreco di 1 kg di manzo utilizza invano 594 litri di acqua blu a fronte dei 15 litri per lo stesso quantitativo di pasta.
Quindi, anche se i cereali rappresentano il 35% della massa di cibo tipicamente sprecato, mentre la carne, alimento più caro e pregiato, ne rappresenta il 12%, i loro impatti ambientali sono comunque elevati. I dati emergono dal rapporto WWF “Quanta natura sprechiamo” , realizzato in collaborazione dalla II Università di Napoli  e dall’indagine realizzata da GfK Eurisko con la collaborazione di Auchan e Simply.

Quando il cibo viene sprecato, anche il suo ‘costo’ ambientale viene sprecato, e l’ambiente viene quindi inquinato, sfruttato o alterato invano. Le cifre dimostrano come buttare il cibo sia un oltraggio, oltre che sociale, anche ambientale che dobbiamo a combattere con serietà e azioni concrete – ha detto Eva Alessi, responsabile Sostenibilità del WWF Italia.
"Ridurre lo spreco rappresenta una strategia per contrastare l’inutile sperpero di biodiversità e risorse naturali come suolo, acqua, energia e fertilizzanti.  Collaboreremo a partire da questa prima riunione della Consulta affinché vengano prodotte soluzioni concrete ed efficaci in termini di riduzione della quantità di cibo che finisce tra i ‘rifiuti’ sul breve, medio e lungo periodo”.

LA CAMPAGNA INFORMATIVA CON LA GRANDE DISTRIBUZIONE E FOOD SERVICE
L’alleanza stretta dal WWF con aziende della grande distribuzione e food service per  Campagne dedicate, in parte avviata in questi mesi,  consentirà di veicolare consigli e buone pratiche contro lo spreco alimentare verso un grandissimo numero di cittadini: dallo scorso  ottobre le eco-vaschette anti-spreco vengono già distribuite in tutti i punti vendita IKEA; l’iniziativa Autogrill prevede che i rifiuti organici diventino compost attraverso un progetto sperimentale che coinvolge le aree di servizio autostradali di Villoresi Est, Brianza Nord e Brianza Sud ; una campagna di sensibilizzazione sulla riduzione dello spreco alimentare domestico con iniziative in punto vendita e sul web verrà sviluppata a partire dalla primavera 2014 da Auchan e Simply, già impegnate nella vendita dei prodotti sfusi e nel recupero di prodotti prossimi alla scadenza.

IL RAPPORTO WWF: “QUANTA NATURA SPRECHIAMO!”
Secondo il rapporto WWF, come già precedentemente detto, nel 2012 abbiamo sprecato in Italia fino a 1226 milioni di metri cubi d’acqua utilizzata per produrre cibo che è stato gettato senza essere consumato: il 46% per lo spreco di carne, il 29% per cereali e derivati, il 22% di frutta, verdura e tuberi e il 3% per latte e derivati.
Di questi, 706 milioni di m3 sono in capo ai consumatori, mentre 520 milioni di metri cubi si sono persi lungo la filiera prima ancora di arrivare nelle case. Sul fronte delle emissioni, sono 24,5 milioni le tonnellate equivalenti di CO2 immesse inutilmente in atmosfera per produrre beni alimentari sprecati: di queste 14,3 milioni di tonnellate di CO2e associate al cibo sprecato dai consumatori e 10,2 milioni di tonnellate associate alle perdite lungo la filiera alimentare. Infine, abbiamo sprecato circa 228.900 tonnellate di azoto reattivo contenuto nei fertilizzanti (143.100 tonnellate sprecate dai consumatori, 85.800 tonnellate lungo la filiera), vale a dire che il 36% dell’azoto immesso nell’ambiente, che provoca gravissimi impatti sulla qualità delle acque e sulle specie che popolano gli ecosistemi idrici, poteva dunque essere evitato.

EURISKO: ITALIANI SPRECONI “PENTITI”
Primo dato che emerge dall’indagine realizzata da GfK Eurisko con la collaborazione di Auchan e Simply, è che, complice anche la crisi economica, la maggioranza degli italiani dichiara di mettere già in pratica comportamenti utili a ridurre gli sprechi: il 54% controlla quotidianamente il frigorifero, il 65% controlla almeno una volta al mese la dispensa, solo il 36% dichiara di attenersi rigorosamente alla data di scadenza dei prodotti riservandosi di valutare personalmente la qualità/freschezza dei prodotti scaduti prima di buttarli. E il 45% si dichiara favorevole alla vendita a prezzi scontati di alimentari non deperibili scaduti, a conferma del buon grado di fiducia nei confronti del ruolo di controllo/garanzia della GDO.

La ricerca ha permesso anche di quantificare le dimensioni dello spreco alimentare domestico in Italia. Sulla base dei dati rilevati si è stimato che ogni anno in media una famiglia italiana butta 49 kg di cibo e dunque complessivamente vengono sprecati 1,19 milioni di tonnellate di alimenti. In termini economici questo corrisponde a circa 7,65 miliardi di euro (316 € per famiglia). La quantità di cibo sprecato risulta più un poco più alta nelle regioni meridionali e nelle fasce di reddito più elevato.

L’indagine, inoltre, ha consentito anche di “pesare” lo spreco annuale per le diverse tipologie di alimenti. Gli sprechi maggiori riguardano la verdura (10,7 kg), la frutta (9,9 kg), il pane (9,1 kg), e la pasta (6,0 kg) mentre minori risultano le quantità sprecate per gli alimenti più costosi : la carne (4,5 kg), i formaggi (2,1 kg), il pesce (1,8 kg), i surgelati (1,8 kg) e i salumi (1,2). Complessivamente l’indagine conferma comportamenti ancora poco attenti da parte degli Italiani ma segnala anche la presa di consapevolezza della gravità del problema tanto che oltre il 70% ritiene che sia molto importante sensibilizzare i cittadini sui temi dello spreco e attribuisce un ruolo primario – prima ancora che alle imprese, ai media e alla grande distribuzione – ai cittadini stessi che potrebbero svolgere un efficace ruolo educativo nei confronti dei più disattenti, in particolare delle generazioni più giovani.

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