di Beppe Marasso.
Consapevolezza politica e culturale, presenze umane più folte e motivate, saldatura tra la curiosità di neofiti e concretezza di professionisti, passione per la salvaguardia del creato, ricchezza di progetti innovativi…tutto ciò contraddistingue il cammino della proposta di reintroduzione degli animali nei lavori agricoli e nelle manutenzioni del territorio.
Lanciato da Carlo Bosco attraverso un articolo apparso su Obiettivo Ambiente (Pro Natura Piemonte) dell’Agosto 2007 intitolato “I limiti della tecnologia in agricoltura”, il progetto di avere nuovamente gli animali come compagni nella fatica e nella gioia del lavoro nei campi, ha raccolto interesse crescente.
In realtà esiste una piccola minoranza che, pur in presenza della stradominante cultura della motorizzazione agricola, non si è rassegnata a mandare cavalli, asini, muli ecc… al macello.
Cosa che peraltro si è verificata ad esempio nell’esercito, che dalla meta’degli anni 90, ha dismesso tutti i reggimenti con animali (muli), moltissimi dei quali dopo anni di onorato servizio, sono stati mandati al macello. Recentemente, a causa delle varie missioni militari anche umanitarie in territori impervi e montuosi, le alte sfere militari si sono rese conto del grave errore che hanno commesso nel considerare gli animali “obsoleti”, e nel preferirgli i mezzi meccanici. Hanno cercato di porre rimedio, ma purtroppo non è facile ricostruire il patrimonio legato agli animali. Attrezzature, uomini preparati nella loro gestione, logistica, animali addestrati, non si possono avere facendo una gara d’appalto pubblica!
Fortunatamente nel campo agricolo gli animali non sono stati del tutto dimenticati, anche se è stato quasi totalmente abbandonato il lavoro con essi.
L’articolo di Carlo Bosco ha avuto il merito d’essere una nonviolenta “chiamata alle armi”, dice Marco Spinello, cui hanno risposto associazioni già operanti nel territorio piemontese, come Aivam (Associazione Italiana Valorizzazione Asino e Mulo), Asinoi (Associazione Asini ed Asinai delle Colline astigiane e della Langa) o come Noi e il Cavallo (Verona).
Soprattutto, hanno risposto persone che dalle montagne valdostane (famiglia Mathamel) o quelle biellesi (famiglia Greco), dalla Val Borbera (M. Simonetti) alla collina di Torino (A. Nobili), passando per quelle astigiane (C. Conte, S. Michelizio) stanno impegnando animali nei lavori agricoli o hanno intenzione di farlo.
Il progetto ha anche avuto l’attenzione di alcuni insegnanti della Facoltà di Agraria come il prof. L. Cassibba e P. Belletti.
Riportare l’animale in agricoltura non è un’operazione né nostalgica né folkloristica, è invece una risposta attuale a problemi attuali o prospettabili nell’immediato futuro.
La progressiva riduzione della percentuale di sostanza organica nei suoli, la progressiva sostituzione di fertilità agronomica con quella chimica, la dipendenza energetica, l’emissione di gas serra dai motori ecc… sono vivissimi problemi di oggi, che potrebbero assumere tonalità drammatiche in presenza di probabili future crisi energetiche. Così come sono problemi scontati gli squilibri nord/sud del pianeta.
Nel contesto di un riadattamento dell’economia al limite fisico della Terra, e dell’uomo ad agente non distruttivo dell’ecosfera, il lavoro con gli animali ha già ora un posto e maggiore lo avrà in futuro.
C’è ad esempio nel basto di asini e muli un deposito di osservazioni ed intelligenze millenario. E questo può ulteriormente arricchirsi delle conoscenze attuali che mettono a disposizione materiali resistenti e leggerissimi (come quelli impiegati nell’aviazione).
L’uso dell’animale fino a ieri pensato per la trazione, può in virtù di innovazioni già in parte sperimentate, essere utilizzato per portare o spingere e la trazione stessa può essere elastica o rigida secondo i bisogni.
La separazione concettuale e pratica tra attrezzo e servo-attrezzo consentendo l’eventuale leggera motorizzazione dell’attrezzo, può integrare energia animale ad energia fossile consentendo drastiche riduzioni del consumo di quest’ultima.
Il gruppo di ricerca “Noi e il Cavallo” ha vinto il 1° premio per l’innovazione alla biennale di DELTMONT 2007 attraverso l’applicazione di un sistema oleodinamico ad un carro carica-fieno trainato da due cavalli.
Il gruppo francese PROMMATA (Promotion du Machinisme Moderne Agricole a Traction Animale) ha messo a punto una serie numerosa di attrezzi che vanno da erpici vibranti a ripuntatori, da assolcatori ad estirpatori per patate, tutti in materiali leggeri.
L’impedimento essenziale alla reintroduzione dell’animale in agricoltura non è dunque solo di ordine tecnico, quanto piuttosto di ordine culturale. Nel contesto in cui la parola innovazione ha solo e sempre una valenza positiva (per quanto sia distruttivo il suo contenuto) per molti la nostra proposta è inaudibile perché a dispetto di innovazioni, queste sì vere e positive, il subcosciente associa “animali” a “vecchio”. Vecchio è ciò che oggi subisce una dannazione, una esclusione dalla memoria collettiva che proprio perché non elaborato, non detto, non cosciente è una fortissima mutilazione culturale.
L’esperienza dell’Aivam che porta degli asini nelle scuole, ne dà conferme esemplari. Tutti, adulti bambini, ragazzi toccando gli animali esprimono meraviglia. Il raglio dell’asino smuove emozioni profonde, i bimbi in maggioranza ridono, altri piangono.
Porre la questione culturale come centrale non significa sottovalutare né il dato tecnico né il dato economico. Ad esempio a bassa domanda di attrezzi trainati da animali fa sì che questi abbiano prezzi altissimi. Lo spostamento degli animali comporta l’uso di camion, la presenza di animali tra il pubblico delle fiere non può avvenire in tranquillità se non sono assicurati ecc….
Dice Aldo Vico, presidente dell’Associazione italiana per la Valorizzazione dell’Asino e del Mulo:
“In Francia esistono 60-70 centri come il nostro, non uno vive del solo lavoro con asini. Tutti sussistono perché integrano con altre attività quali supporto turistici, vendite di prodotti aziendali, integrazione con altri allevamenti, partecipazione a fiere e ad attività didattiche nelle scuole.”
Non mancano i problemi ma non manca la volontà di superarli, si riuscirà in questo intento se si uniranno le forze.
Per questa ragione la Commissione Animali da Lavoro in Agricoltura riunita domenica 9 marzo 2008 nella sede della Coop. “Della Rava e della Fava” di Asti ha deciso di aprire una “fase costituente” al fine di giungere entro l’autunno- inverno 2008 a fondare, con l’aiuto di tutte le persone ed istituzioni interessate, una specifica Associazione in via provvisoria denominata:
ASSOCIAZIONE CULTURALE DI PROMOZIONE E RICERCA TECNICA PER L’USO DEGLI ANIMALI DA LAVORO IN AGRICOLTURA E PER LA CONSERVAZIONE DEL TERRITORIO.
L’associazione inizialmente pensata a livello valdostano-piemontese potrebbe avere sede a Torino presso il Centro Studi Sereno Regis e Pro Natura e avrebbe alcune sedi operative specializzate sul territorio regionale quali sono le già operanti Aivam di Giaveno e Asinoi di Roccaverano.
C’è bisogno dell’entusiasmo, della dedizione, delle idee, degli esperimenti di tanti.
Buon Lavoro!