Per una viticoltura sostenibile



di Enrico Griseri.


Il vino, ha osservato Ruggero Mazzilli della Stazione sperimentale per la viticoltura sostenibile di Gaiole in Chianti nel corso dell'incontro a Castagnole Lanze sul Biodistretto vitivinicolo di Greve in Chianti, è un prodotto non indispensabile per la sopravvivenza, che ha significato e valore solo se è espressione autentica della qualità e della cultura di un territorio: che senso ha allora produrlo attraverso l'uso di sostanze chimiche pericolose ? ...

Il biologico funziona, esistono innumerevoli realtà che lo dimostrano, e sono sempre di più i vini premiati a livello internazionale prodotti col metodo biologico. Come hanno sottolineato il Sindaco di Greve in Chianti Alberto Bencistà e il produttore Luca Orsini, non è lontano il momento in cui la produzione biologica diventerà per il vino il primo e fondamentale requisito di qualità. E il biologico tanto più funziona quanto più è frutto di un progetto locale ampio e ben strutturato.

Dal punto di vista agronomico, come ha ben spiegato Mazzilli nel suo intervento, il biologico funziona perché lavora sulla prevenzione, perché sfrutta anziché distruggere la biodiversità nel vigneto, perché si fonda su una ricerca costante, su pratiche di precisione, su un'osservazione attenta e continua del vigneto, anche ricorrendo a tecnologie d'avanguardia. Funziona perché agisce sul vigore della pianta, rafforzandone le capacità di difesa, mentre la viticoltura basata sui pesticidi considera la pianta come una malata cronica, da tenere continuamente attaccata alle flebo.

Flebo, fra l'altro, assai insolite, dato che mettono in pericolo la salute dei medici e degli infermieri che le praticano, nonché la salute di tutti coloro che si trovano nei pressi del malato.

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