Perché il mondo ha bisogno di una rinascita della piccola agricoltura


di Colin Tudge, biologo, editorialista, scrittore, autore di numerose opere su cibo, agricoltura, genetica e biodiversità.


Gli allevatori britannici non riusciranno a produrre suini così a basso costo come i polacchi, o foraggio a basso costo come i brasiliani, o latte a basso costo come gli americani, o la frutta a basso costo come gli spagnoli; e se non ce la fanno, dice il mercato, non potranno far altro che chiudere bottega. Secondo una recente indagine della Associazione Nazionale dei Suini, circa 100 piccole e medie aziende del settore quest'anno potrebbero chiudere - una percentuale pari al 10% del totale. Ogni mese perdiamo allevatori. L’orticoltura ha da tempo gettato la spugna. Ormai Solo l'1% della popolazione lavora la terra ...

Ma questo accade dappertutto. Gli agricoltori tradizionali africani e asiatici sono obbligati a rinunciare a coltivare per la propria gente e devono coltivare per noi le commodity, in cambio di soldi che noi guadagniamo attraverso la finanza. Ovviamente le aziende agricole devono essere più grandi possibile per realizzare l’economia di scala e la mano d’opera deve essere ridotta per tagliare i costi, quindi la maggior parte dei piccoli agricoltori, uomini e donne, non riesce ad andare avanti. In India si sono suicidate centinaia di migliaia di persone, ma la maggior parte della popolazione fugge verso le città, per unirsi alle stime che parlano di un miliardo di esuli rurali, che vivono ormai nelle baraccopoli (quasi un terzo della popolazione urbana del paese).

Dati oggettivi, quelli degli scienziati e degli economisti consiglieri del potere costituito, mostrano che i nuovi metodi non funzionano: quanto meno se riteniamo che la funzione dell'agricoltura sia quella di produrre buon cibo.

In tutto il mondo, 1 miliardo di persone sui 7 miliardi di popolazione totale é cronicamente sottoalimentato, mentre un altro miliardo è altrettanto cronicamente sovralimentato, tanto che (secondo un articolo pubblicato a maggio sulla rivista Nature) la popolazione mondiale dei diabetici supera la popolazione di Stati Uniti e Canada messi insieme e la causa è quasi sempre legata alla cattiva alimentazione.

I danni per tutto il mondo sono enormi. La metà delle specie sulla Terra potrebbero estinguersi entro la fine del secolo, soprattutto per colpa dell’allevamento industriale. L'agricoltura occupa il 40% della superficie del pianeta, ma l'inquinamento mette in pericolo le creature in tutto il mondo, compresi i mari.

Ma l’establishment governativo-aziendale che regola le nostre vite si è impegnato nella concorrenza a tutto campo tipica del mercato globale neoliberista. Così gli agricoltori britannici, in condizioni britanniche e in un contesto sociale britannico, si scontrano con gli agricoltori africani, con le mega corporation degli Stati Uniti e con i baroni del grano ucraini (o così sarebbe se non ci fossero i sussidi dell'Unione europea) mentre l’agricoltura nel suo complesso deve contendersi gli stanziamenti governativi con le automobili, le armi, i casinò e i parrucchieri.

Se gli agricoltori britannici non riescono a produrre più denaro nel breve termine dei polacchi o dei brasiliani (o delle imprese che hanno sede in questi paesi), potranno soltanto smettere. In effetti, il governo di Tony Blair pochi anni fa, ha seriamente proposto che l'agricoltura britannica facesse la fine delle miniere. Può sembrare difficile, anche vile, ma, come la signora Thatcher ci ha assicurato tanti anni fa, "non c'è alternativa" - e da allora tutti i governi britannici, anche quelli con la parola "Labour" [lavoro, ovvero i socialisti] nel loro nome, hanno preso queste parole come un vangelo. Il sindacato degli agricoltori, che si chiama National Farmers Union, stranamente si dedica in modo indefesso alle grandi imprese.

Il guaio grosso è lo scontro profondo tra la morale, la realtà biologica e l'economia attuale. Fino a quando non porteremo questi tre fattori allo stesso livello, saremo di certo in difficoltà. Poi dobbiamo riconoscere che la morale (ciò che è buono) e la realtà biologica (ciò che è necessario e possibile) devono venire prima, e l'economia deve essere in secondo piano. Come John Maynard Keynes ha detto molti decenni fa: l'economia deve "accomodarsi nel sedile di dietro" e dovremmo concentrarci prima su "i nostri problemi reali, di vita e di rapporti umani, di creazione, di comportamento e di religione".

Se non riconosciamo l'obbligo morale di fornire cibo per tutti senza distruggere il resto, allora cosa significa moralità? Non ci sono scuse per l’attuale fallimento - perché il giusto pensiero biologico dimostra che il buon cibo per tutti, dovrebbe essere soprattutto possibile. Ma, relazione dopo relazione - che i gentili governi e le grosse organizzazioni scelgono di ignorare - ci viene detto che il modo migliore per garantire che tutti siano ben nutriti, in modo sostenibile e sicuro, è attraverso le aziende agricole miste, complesse e a basso input (semi-biologiche). Devono essere ad alta intensità di lavoro (altrimenti non ci sarebbe la complessità), quindi non c'è alcun vantaggio nel fatto che siano grandi. Queste aziende sono tradizionali nella loro struttura, ma non devono essere tradizionali dal punto di vista della tecnologia. Trarrebbero beneficio da buone tecnologie e dalla scienza.

Ma le aziende miste di piccola e media dimensione che potrebbero nutrirci bene e fornire buoni posti di lavoro sono assolutamente in contrasto con l'imperativo moderno che vuole massimizzare la ricchezza. Per sopravvivere nella lotta per il profitto, la manodopera qualificata deve essere sostituita dalle grandi macchine e dall’agrochimica, l'allevamento deve essere semplificato -  monocoltura docet - e tutto deve essere fatto sulla scala più grande possibile. Anche se l'agricoltura industriale non sfama tutti, ha portato alla disoccupazione di massa, alla povertà e alla disperazione che ne consegue, e sta distruggendo il tessuto del mondo, deve prevalere, perché a breve termine produce grandi quantità di denaro per le persone che dettano legge.

Abbiamo bisogno di cambiare le cose radicalmente e in fretta. E dobbiamo farlo tutti noi - le persone normali, perché i governi e le aziende che gestiscono il mondo, insieme ai loro esperti assistenti e intellettuali, non lo faranno. I modi classici per arrivare a un cambiamento sono le riforme o le rivoluzioni - ma la riforma è troppo lenta e i politici di oggi, con gli impegni che li legano al grande business, non possono modificare la rotta. La rivoluzione è troppo rischiosa e troppo pericolosa.

Quindi abbiamo bisogno di una terza via: la rinascita. Costruire qualcosa di meglio sopra quello che già esiste. In altre parole, un’acquisizione da parte delle persone. In tutto il mondo le persone e le comunità stanno avviando piccole aziende miste, quelle di cui il mondo ha veramente bisogno, e altri stanno avviando piccoli negozi, farmer’s market e servizi di consegna per rifornire queste nuove aziende. Migliaia di organizzazioni in tutto il mondo stanno cercando di promuovere e coordinare questi sforzi.

Tratto da: http://www.slowfood.it
Fonte: The Guardian
Traduzione a cura di Agrapress


Aggiungi commento

Invia
Altritasti Periodico on line dell'Associazione di Promozione Sociale Altritasti - via Carducci 22 - 14100 Asti - C.F. 92060280051
Registrazione: Tribunale di Asti n. 7/2011 del 28.10.2011 - Direttore Responsabile: Alessandro Mortarino