Un caffè del mondo a Vaglio Serra


di Davide Mana.


Nessuno l’ha mai fatto prima. Con alcuni complici, in questi giorni, stiamo cercando di costruire un evento, utilizzando un modello di comunicazione conosciuto come World Café. Vogliamo farlo a Vaglio Serra, fra le colline del Monferrato, nel mese di Luglio. Parlandone si è generata una certa curiosità, proverò a mettere giù qui di seguito una piccola introduzione, qualche considerazione e un paio di idee sfuse ...

L’idea è semplice – una conferenza tradizionale, per quanto brillanti possano essere i relatori, comporta sempre il rischio di perdersi per strada una fetta del pubblico.
E non dico che debbano necessariamente addormentarsi, ma abbiamo sperimentato tutti – come relatori o come membri del pubblico – il lungo silenzio imbarazzato quando si arriva al fatidico “ci sono domande ?”.
E poi tutti abbiamo attraversato con il cervello in progressivo spegnimento lunghi sproloqui di relatori certo preparatissimi, ma meno che comunicativi.
E rimane sempre quell’impressione, quella vaga sensazione di insoddisfazione … “avrei dovuto chiedere …”/”chissà perché nessuno mi ha chiesto … ?”.

Perciò, proviamo a definire un nuovo modo di comunicare col pubblico, un modo che lo coinvolga, che lo invogli a partecipare, a dire la sua.
E che permetta ai relatori di sentire, chiaramente e con precisione, il polso dell’auditorium.
Il tutto, possibilmente, garantendo il divertimento di tutte le persone coinvolte.
Da qui, l’idea di destrutturare il luogo della conferenza.
Trasformando la conferenza in conversazione.
Non più un palco sul quale si alternano i relatori, davanti a file di sedie sulle quali il pubblico subisce passivamente.
Organizziamo la sala come un caffé, come un locale pubblico, con un certo numero di tavolini, ai quali faremo accomodare i membri del pubblico.
A ciascun tavolo, faremo sedere anche uno dei relatori – in modo che possa presentare il proprio discorso a livello personale, interagendo per una decina di minuti con i propri compagni di tavolo.
Allo scadere dei dieci/quindici minuti …
Beh, allo scadere dei dieci/quindici minuti, delle due una – o si sposta il relatore ad un altro tavolo**, o il relatore resta al suo tavolo, e si spostano i membri del pubblico.
E così via, cambiando di posto, finché tutti non hanno avuto modo di sedere con tutti i relatori, e ascoltare il discorso di ciascuno.
Il relatore dovrà ripetere più volte il proprio intervento.
Ma non si tratterà, in effetti, di ripetizioni pedestri della stessa zuppa, ma piuttosto di tante differenti chiacchierate sullo stesso tema.
Perché una delle conseguenze di questo approccio è che – per chi ascolta – non si tratta più di subire a distanza le chiacchiere di un estraneo, ma in effetti di intrattenere una conversazione personale con una persona.
È quasi impossibile annoiarsi, e lo scambio di informazioni è a due vie – anche i relatori imparano qualcosa, discutendo con il pubblico.

I principi base sono:
1. Stabilire un contesto
2. Creare uno spazio ospitale
3. Esplorare questioni importanti
4. Incoraggiare il contributo di tutti
5. Connettere prospettive diverse
6. Ascoltare tutti per cogliere spunti e intuizioni
7. Condividere le scoperte comuni
Sono possibili diverse “complicazioni” …
- è possibile buttare sul tavolo, all’inizio di ogni nuova sessione, una domanda che faccia da guida per la chiacchierata che si terrà al tavolo
- è possibile chiedere a tutti i partecipanti, alla fine dell’evento, di lasciare un feedback – rispondendo alle domande di un questionario, ad esempio.
- è possibile avere uno o più agenti che si muovono fra i tavoli, stimolando la discussione o segnalando connessioni fra ciò che si sta dicendo ad un tavolo e ciò che si sta discutendo ad un altro.

Di sicuro, trattandosi di una cosa un po’ diversa, conviene avere una breve introduzione, cinque minuti in cui spiegare che non è il caso di farsi cogliere dal panico, che ciò che sta per accadere sarà molto disordinato, all’apparenza, ma darà i suoi frutti.
E sarebbe anche bello avere qualcuno che, in chiusura, tiri le fila dell’intera faccenda, segnalando eventuali spunti per future discussioni.
Magari usando uno strumento grafico – una mappa mentale, ad esempio …
Poi, ovviamente, il massimo sarebbe trovare uno sponsor che metta qualcosa di buono, su quei tavoli.
Perché tra il sedere torpidi in un auditorium afoso ad ascoltare la logorrea di un estraneo, e sedere fra pochi intimi, bevendo un vinello fresco e frizzante, a parlare di qualcosa di interessante con una persona che parla con noi … beh, c’è una bella differenza.

Stiamo lavorando per farlo.
Se succederà, sarà spettacolare.

E aggiungo come nota a pié pagina che questo tipo di approccio alla discussione sarebbe eccellente, economico e semplicissimo da applicare nella discussione di faccende importanti relative alla collettività, a livello di quartiere nelle grandi città, o dell’intera popolazione nel caso dei piccoli centri.
Un buon modo per avere una forte partecipazione, e per raccogliere tutto quello che di buono può venire da una pluralità di approcci e visioni.
Ma credete che mi daranno retta?
Ah!

Note:

* e quindi ci pare una buona idea provare a farlo.
** questo è probabilmente il sistema che useremo noi, perché è più comodo e meno “traumatico”.

Il World Cafe si svolgerà domenica 22 luglio, dalle 10 alle 12, presso i giardini del municipio di Vaglio Serra (At), nell'ambito della quarta edizione del Festival del Paesaggio Agrario. Per via della particolare formula, i posti sono limitati ed è indispensabile indicare la propria presenza scrivendo una mail all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Dal blog di Davide Mana: http://strategieevolutive.wordpress.com.


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