Mentre le aree urbane sottraggono spazio alla campagna, la campagna torna nelle città. Merito dei tanti italiani, giovani e meno giovani, che hanno deciso di coltivare un orto, per quanto di dimensioni limitate, nel giardino di casa, sul terrazzo, o in spazi di verde pubblico messi a disposizione dai Comuni, oppure ancora in spazi di verde pubblico in stato di abbandono e recuperati come bene collettivo grazie alla buona volontà e al lavoro di associazioni e comitati di quartiere ...
La tendenza - fotografata già nel 2010 con il dossier BioDomenica 2010/Agricoltura Urbana di AIAB, Coldiretti e Legambiente e ulteriormente esplosa nell’ultimo anno e mezzo - vede un giovane italiano su quattro coltivare un orto bio. Gli orti urbani conquistano per la loro capacità di favorire il recupero del rapporto diretto con la terra e con il cibo, di recuperare conoscenze un tempo comuni sulla stagionalità dei prodotti, di costruire aggregazione sociale.
Anziché rappresentare un fattore di concorrenza con l'agricoltura, gli orti urbani sono occasione per intessere nuovi rapporti e per incursioni della campagna in città. Spesso, infatti, i gruppi di "ortisti" principianti si avvalgono della consulenza, sotto forma di docenza più o meno strutturata, dei produttori.
Si tratta in genere di piccoli lotti di terreno (tra i 40 e i 65 mq.) per lo più di proprietà comunale, assegnati in comodato ai cittadini che ne fanno richiesta e che li coltivano per consumi familiari. Una passione che coinvolge allo stesso modo uomini e donne e che piace ai giovani, considerato che è coltivata da più di uno su quattro degli italiani con età compresa tra i 25 e i 34 anni. L'interesse, addirittura, aumenta con l'età e raggiunge quasi la metà degli over 65.
L’interesse per l’orto in città si è consolidato con un andamento crescente negli ultimi anni, sia nelle grandi aree metropolitane come Roma, Napoli e Milano, che nelle grandi e medie città come Palermo, Pesaro, Bologna, Firenze, Pisa, Torino, Udine, fino ai comuni più piccoli come Orbassano, Buccinasco e Chivasso.
Tratto da Bioagricoltura Notizie numero 66 dell'8 giugno 2012.