di Maurizio Bongioanni.
E' passato del tempo da quel 13 Aprile 2010 in cui i carabinieri posero sotto sequestro preventivo l'area in costruzione della zona industriale a cavallo fra Alba e la frazione Vaccheria. Alcuni agenti inquinanti erano stati riscontrati nei materiali usati per il riempimento delle fondamenta, rifiuti speciali di scarti di acciaierie e fonderie provenienti da stabilimenti di Brescia e Vicenza, trattati e riciclati da aziende di smaltimento cuneesi. La zona era stata in seguito dissequestrata perché la legge chiamata in causa non era quella giusta: si doveva guardare il rilascio di sostanza nell'acqua e non la loro concentrazione generale ...
A quel punto furono avviate le analisi delle acque, il 21 maggio, con tre rilevamenti da parte dell'Arpa: si era parlato di controllo del cromo, bario e vanadio. Ora questi dati sono giunti a noi (tra numerose sollecitazioni) ed è emersa la presenza di 100 microgrammi per litro di bario nelle falde acquifere sottostanti: valore che, seppur nella norma, rimane comunque al limite della soglia consentita. Al limite. Inoltre, in uno dei tre rilevamenti, anche il cromo è apparso più alto rispetto agli altri due (da 5 microgrammi a 30).
“Per il momento” interviene l'assessore all'ambiente di Guarene Giuliana Borsa “non possiamo fare altro che tenere sotto controllo le concentrazioni degli agenti inquinanti nel terreno e soprattutto nelle acque, per tutelare la popolazione residente nella zona”.
Giuliana è stata fortemente criticata da un giornalista anonimo della Gazzetta d'Alba perché contro il progresso … “Bisogna sacrificare qualcosa per il bene del progresso” scriveva l'osservatore.
Eh, già. Altrimenti rimarremmo selvaggi senza capannoni, tecnologia e aree industriali.
Ma non è tutto. Dal muretto di cemento riempito di rifiuti (infatti la zona è stata rialzata di due metri e non se ne conosce il motivo) gli abitanti della zona lamentano una perdita che va a infiltrarsi a terra e nei fossati vicini.
“Siamo al corrente del problema” precisa Massimo Scavino, assessore all'ambiente albese “Faremo delle segnalazioni all'Arpa e come ufficio tecnico siamo pronti ad intervenire all'occorrenza. Per ora non ci è stato segnalato alcun pericolo. Abbiamo ereditato un terreno ormai compromesso, non più fertile. E' un grave danno ma stiamo cercando di gestire la situazione al meglio senza allarmismi”.
Giuliana Borsa invece su questo non può parlare: “Non voglio essere io a incaricare le analisi perché direbbero che ho interessi personali dato che si tratta della casa di mio padre”. Suo padre, un contadino della zona, ha l'acqua delle falde inquinate. Nei limiti, per carità. E l'opinione pubblica si mobilita non per questo motivo, ma perché Giuliana è un assessore e rivendica interessi personali.
Mentre si attendono nuovi test di rilascio dei materiali in acqua da parte dell'Arpa (sono altri test che su sollecitazione continuano a non arrivare), le due amministrazioni stanno collaborando per effettuare un incontro e discutere della zona industriale di 250mila metri quadri la cui autorizzazione fa ancora adesso discutere.
Un'autorizzazione rilasciata dalla Provincia con l'assenso delle giunte comunali precedenti (e su questo il Comune di Guarene si chiede perché non fossero presenti quel giorno gli assessori preposti) e che parla di “riempimento per sottofondi stradali”.
Cosa che fa nascere più di una domanda: infatti le amministrazioni si chiedono se l'autorizzazione ad utilizzare tali sostanze per il riempimento vale anche per aree industriali di questa grandezza.
Ma soprattutto: perché l'azienda, invece di smaltire pericolosi rifiuti, ha deciso di buttarli nelle fondamenta?
Forse per convenienza.
Finché si sta nei limiti ...