Come ampiamente annunciato, l'anno 2024 si è concluso con un "dono natalizio" da parte dell'amministrazione comunale di Asti: la candidatura ad ospitare un nuovo impianto di termovalorizzazione dei rifiuti previsto dalla Regione Piemonte. Asti avrà come concorrenti Torino (ampliamento dell'esistente impianto del Gerbido) e Ghemme (discarica dismessa), a cui possiamo aggiungere anche l'ipotesi Cavaglià dopo l'impugnazione al TAR esercitata da A2A al diniego autorizzativo decretato dalla Provincia di Biella.
Osservando, però, gli obiettivi previsti dal Piano regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani e di Bonifica delle Aree Inquinate (PRUBAI) e dalle attuali cifre relative alla produzione e al riciclo dei rifiuti piemontesi, le associazioni ambientaliste ammoniscono: non occorre alcun nuovo impianto, preoccupiamoci della salute pubblica...
Di queste precise cifre di riferimento avremo modo di ragionarne ampiamente nelle prossime settimane, con l'aiuto dei documenti tecnici che le associazioni stesse stanno predisponendo. Riteniamo intanto utile ed opportuno provare a riflettere su alcuni aspetti che collegano indissolubilmente la salute (delle persone e dell'ambiente) con l'esercizio di questi impianti, che chi li sostiene continua a chiamarli con il "dolce" neologismo di "termovalorizzatori" mentre sarebbe più corretto utilizzare sempre e solo il termine "inceneritori" (come indicato dalla legislazione europea).
In linea con le nostre abitudini informative, sollecitiamo la riflessione collettiva attraverso le considerazioni di soggetti esperti; qui a seguire riportiamo alcuni spunti dell'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Trento, in altro articolo un contributo dell'ISDE-Associazione Medici per l’Ambiente.
Tanto per iniziare ad approfondire!...
Termovalorizzatori, inceneritori, gassificatori. Alcune considerazioni sul loro impatto sulla salute
A cura dell'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Trento.
Si continua a dibattere sulla opportunità di costruire in Italia nuovi e costosi impianti di incenerimento dei rifiuti, mentre nella letteratura scientifica internazionale sono in aumento le pubblicazioni di studi che ne dimostrano la pericolosità per la salute e l”ambiente. Le emissioni degli inceneritori rappresentano una fonte significativa di particolato fine, ultrafine e nanoparticelle, di metalli tossici e di migliaia di composti chimici alcuni dei quali noti per essere cancerogeni, mutageni ed interferenti endocrini.
Le emissioni contengono anche altri composti non identificati, di cui si ignora la potenziale nocività, come una volta accadeva con le diossine. Ad ogni nuova pubblicazione scientifica i pericoli legati all’incenerimento dei rifiuti diventano sempre più evidenti e difficili da ignorare. Sono stati identificati di recente tredici nuovi inquinanti chimici prodotti negli inceneritori di rifiuti, capaci di effetti dannosi sull’organismo: interferenti endocrini con effetti fino al doppio di quelli della più pericolosa delle diossine, la TCDD (“diossina Seveso”), ed alcuni fino a quattro volte più potenti del benzopirene nell’interferire con la regolazione dell’espressione genica.
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