Il nord Italia è la zona più inquinata d’Europa

Una ricerca internazionale di Openpolis.

8 delle 10 province più inquinate d'Europa si trovano in Italia: 10 milioni di cittadini respirano aria con una concentrazione oltre i limiti Ue che non è calata dal 2018. Solo in Polonia ci sono persone nella stessa situazione, ma in numeri molto più contenuti...

In vista della strategia Zero pollution vision for 2050, l’Unione europea prevede di ridurre del 55% le morti premature legate all’inquinamento atmosferico entro il 2030, rispetto ai livelli del 2005. Al momento, parliamo di circa 300mila decessi ogni anno, nell’Unione, soltanto a causa del particolato fine. Si tratta di una delle sostanze inquinanti più pericolose e insidiose perché, a causa delle sue dimensioni ridotte (di pochi millesimi di millimetro), riesce a penetrare in profondità nel sistema respiratorio umano.

Nonostante la crescente consapevolezza del rischio posto dall’inquinamento atmosferico e i numerosi sforzi per contrastarlo, la situazione è ancora oggi molto grave. Più del 98% della popolazione europea vive in zone dove la concentrazione di Pm2.5 supera i limiti stabiliti dall’organizzazione mondiale della sanità (Oms), ovvero di 5 microgrammi ogni metro cubo di aria. Le zone più inquinate si trovano nell’Europa centrale e in alcune metropoli, ma tra tutte è la pianura padana a registrare i valori più elevati nonché uno dei più marcati peggioramenti degli ultimi anni.

È quanto è emerso da una ricerca condotta insieme ad altre 6 redazioni dello European data journalism network (Edjnet), sotto la direzione di Detusche Welle. In questa analisi ci focalizziamo sui paesi del continente che fanno parte dell’Ue, anche se nell’analisi originale sono stati inclusi anche dati relativi a: Serbia, Montenegro, Bosnia ed Erzegovina, Albania, Kosovo, Svizzera, Turchia, Liechtenstein, Norvegia, Islanda, Ucraina, Moldavia e Macedonia del nord.

Secondo l’Oms, l’inquinamento atmosferico è il principale fattore di rischio per la salute in Europa. Come stima la commissione europea, il suo costo è pari ad almeno 330 miliardi di euro l’anno e grava fortemente sul sistema sanitario.

Tra le varie sostanze presenti nell’atmosfera, il particolato è uno dei più pericolosi. L’esposizione prolungata a questo agente causa infatti danni a molti apparati del corpo umano come quello circolatorio e respiratorio, ma provoca anche l’insorgere di patologie del sistema centrale e di quello riproduttivo. Tra le relazioni più frequentemente attestate ci sono i tumori ai polmoni, le ischemie e gli attacchi cardiaci, ma anche disturbi respiratori cronici come l’asma. La tossicità è ancora più elevata nel caso del Pm2.5, ovvero quello con il diametro più ridotto (2,5 micrometri), che permette alle particelle di intrufolarsi in profondità nei meandri del corpo umano.

Negli ultimi anni la situazione in Europa ha registrato un miglioramento, seppur contenuto. Sono solo 4 gli stati membri dell’Ue in cui la concentrazione di Pm2.5 nell’aria è aumentata tra il 2018 e il 2022 (Irlanda e Portogallo e, in misura minore, Spagna e Svezia). Mentre in due paesi la situazione è rimasta invariata (Finlandia e Italia). Nei restanti 21 c’è stato un miglioramento. I valori più notevoli si sono registrati in Repubblica Ceca (-4,2 µg/m³) e in Polonia (-3,6). Tuttavia pochi territori dell’Ue, soprattutto tra i più popolati, possono dire di aver raggiunto un livello di inquinamento consono. Quasi la totalità della popolazione europea è esposta a concentrazioni di particolato fine troppo elevate.

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