Il 5 dicembre, come ogni anno, a ogni latitudine del nostro pianeta si celebrerà la Giornata mondiale del suolo. Ci sono due modi di avvicinarsi a questo importante appuntamento, entrambi strettamente legati all’esperienza diretta: con lo spirito ormai disincantato di chi registra – ogni anno – fiumi di parole e avvisi di emergenze relegati nello spazio di quelle sole ventiquattro ore e chi, al contrario, spera che sia “la volta buona”, che danni e pericoli risultino finalmente così evidenti da tradurre i messaggi in azioni concrete...
Quest’anno vorremmo appartenere alla seconda categoria e far prevalere un’impressione positiva basandoci su un paio di novità che nelle ultime settimane ci hanno fatto intuire un possibile (ma è bene essere cauti ed evitare proclami…) cambiamento di rotte. Sia a livello europeo e sia all’interno delle rappresentanze parlamentari nazionali.
Clima e suolo: un accordo storico a livello europeo
A livello continentale il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo politico (provvisorio, in attesa di piena adozione) sull’aumento del contributo che il settore dell’uso del suolo, del cambiamento di uso del suolo e della silvicoltura (LULUCF-Land use, land-use change, and forestry) dovrà offrire agli obiettivi dell’Ue in materia di clima.
Che cosa significa? Che, finalmente, la politica europea riconosce l’enorme ruolo ecosistemico del suolo e lo collega strettamente al contrasto del cambiamento climatico. Il suolo assume una prioritaria identità di attore strategico per il raggiungimento del Fit-for-55, cioè l’obiettivo che l’Unione europea si è posto per raggiungere nel 2030 la riduzione delle emissioni di gas serra, pari al 55% rispetto all’anno 1990.
Per arrivare al traguardo di questo obiettivo ormai non più procrastinabile, anche il suolo dovrà (e potrà) fare la sua parte. Secondo quanto concordato gli Stati europei dovranno arrivare entro il 2030 a 310 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente di assorbimenti netti solo grazie ai settori di competenza dell’accordo. Il settore LULUCF comprende l’uso di terreni, alberi, piante, biomassa e legname ed è responsabile sia dell’emissione che dell’assorbimento di CO₂ dall’atmosfera. L’obiettivo è aumentare progressivamente gli assorbimenti e ridurre le emissioni in modo da raggiungere l’obiettivo a livello dell’Ue, impegnando ogni Stato membro a perseguire un obiettivo nazionale vincolante assegnatogli, da conseguire entro il 2030. Potremmo definirlo un preciso patto contrattuale: ogni Stato Ue conosce oggi in quale misura dovrà tutelare la primaria risorsa suolo ed è lecito credere che il suo consumo possa così tendere ai minimi termini (in attesa che l’accordo provvisorio venga approvato…).
Arresto del consumo di suolo: si torna in Parlamento!
In Italia, invece, è ritornata in Parlamento – alla Camera dei Deputati – la Proposta di Legge del Forum nazionale Salviamo il Paesaggio Norme per l’arresto del consumo di suolo e per il riuso dei suoli urbanizzati, ed è una bella notizia perché a (ri)presentarla è una eletta per il suo secondo mandato, che ha riconosciuto all’importante lavoro dell’intera Rete del Forum (oltre mille organizzazioni e decine di migliaia di aderenti individuali) non solo l’elevato valore ambientale ma anche la sua forza giuridica. La parlamentare è l’onorevole Stefania Ascari, avvocato quarantaduenne (Movimento 5 Stelle) che si è detta ben conscia delle difficoltà che la norma incontrerà sul suo cammino dopo essere stata incardinata nel 2018 in commissioni congiunte Ambiente e Agricoltura del Senato per poi essere gravemente congelata dalle pressioni di potenti lobby. Che, evidentemente, ancora non hanno compreso come l’arresto del consumo di suolo e la salvaguardia del suolo ancora non antropizzato e compromesso, suggeriscano un pieno orizzonte di sviluppo per l’intero comparto edilizio orientato al recupero e riuso dell’ingente patrimonio esistente e non utilizzato anziché alle nuove costruzioni.
La Proposta di Legge è ora disponibile alla sottoscrizione da parte di ciascuno degli eletti alla Camera e saremmo davvero lieti di registrare la condivisione di tanti altri Onorevoli e di una visibile trasversalità: ci stiamo (pre)occupando di un tema prioritario e vogliamo sperare che questa norma raccolga l’adesione a discuterne da parte di appartenenti a tutte le forze politiche presenti in Parlamento e non sia vissuta, dunque, come una “battaglia di parte” ma come uno strumento di tutela per risolvere una conclamata emergenza.
Se ci fossero ancora dubbi sul valore del suolo, non scordiamoci quello che ci dice il Rapporto ISPRA sia in termini di perdita dei servizi ecosistemici e sia, addirittura, sotto il profilo economico/finanziario: un costo annuale medio tra 89.000 e 109.000€ l’anno per ciascun ettaro di terreno libero che viene impermeabilizzato. Il consumo di suolo costa davvero tanto alle nostre comunità!
E per questo vogliamo augurarci che il prossimo 5 dicembre duri almeno un anno: utopia? Eduardo Galeano si domandò «a che serve l’utopia? Serve per questo: perché io non smetta mai di camminare».
Camminiamo, dunque. Ben sapendo che l’utopia, in fondo, è un obiettivo realizzabile…
Alessandro Mortarino, coordinatore nazionale del Forum Salviamo il Paesaggio