A cura di Co.M.I.S. (Coordinamento Mobilità Integrata e Sostenibile).
Nella nostra Regione, aria irrespirabile ed aumento del numero dei veicoli privati circolanti, ecco che cosa emerge da recenti indagini commissionate rispettivamente da Eurostat e dall’Agenzia europea dell’ambiente (Eea).
Dal 2013 al 2020 si è avuto infatti un costante aumento del numero delle vetture ogni mille abitanti, siamo passati da 637 a 682, e da un rapporto sulla qualità dell’aria risulta che le città piemontesi prese in esame, Torino, Asti Novara, si attestano agli ultimi posti...
Questa situazione è responsabile purtroppo di gravi ripercussioni sulla salute dei cittadini che si manifestano con numerosi decessi prematuri e gravi patologie generalizzate anche cancerogene, come riconosciuto dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC).
Il Piemonte che cosa sta facendo per invertire la tendenza?
È evidente che finora l’Amministrazione Regionale non abbia attuato alcuna politica di contrasto all’inquinamento dell’aria, come contestato dalla Corte di giustizia dell’Ue che ha anche sanzionato la nostra Regione, come tutto il resto del Paese, per le concentrazioni di monossido di carbonio.
A riscontro non si è visto nessun provvedimento serio volto a favorire quella transizione ecologica ormai necessaria come ampiamente testimoniato dall’emergenza che stiamo vivendo quest’estate per il caldo eccessivo e la mancanza di piogge.
Nessuna misura ad incentivare il passaggio dal trasporto privato a quello pubblico soprattutto su ferro, certamente il meno inquinante. Certo sarebbe necessario adottare delle scelte talvolta impopolari ma se al centro dell’attenzione venissero posti i cittadini non dovrebbero esserci dubbi.
Sarebbe automatico pensare a città più a misura delle persone, con ampie zone pedonali, mezzi pubblici con passaggi frequenti, limitazioni al traffico privato, stop al consumo di suolo.
Allargando la prospettiva occorrerebbe: ripristinare il servizio ferroviario come prima del periodo Covid, che vede il Piemonte come unica Regione ad aver un’offerta ancora ridotta; riattivare le quattordici linee ferroviarie sospese per collegare nuovamente le aree interne con i centri più grandi e fermare lo spopolamento che le affligge; istituire un sistema di bigliettazione e di abbonamenti integrato tra il trasporto su ferro e quello su gomma.
Abbiamo intervistato parecchie persone che utilizzano il treno, alcune delle quali sporadicamente altre invece assiduamente, ed il ritorno è stato che c’è necessità di servizi, di orari cadenzati, di un’offerta a copertura di tutta la settimana, non limitata dal lunedì al venerdì come in molti casi, e con orari che vadano dal mattino presto alla sera tardi.
A tutto questo è sempre stata opposta la mancanza di fondi che però non sono mai stati richiesti e men che meno si hanno notizie di progetti a medio/lungo termine per uno sviluppo programmato del trasporto pubblico locale, Abbiamo ascoltato solo annunci frutto più di una logica di propaganda che di reale intenzione di creare una svolta nelle politiche trasportistiche finalizzate alla riduzione del traffico veicolare sulle strade.
Dobbiamo continuare a soffocare e soffrire per l’aria inquinata? Dobbiamo continuare ad essere passibili di sanzioni per lo sforamento dei limiti d’inquinamento? Quando l’Amministrazione Regionale inizierà ad occuparsi dei suoi cittadini?
Il PNRR ci offre forse l’ultima occasione per ripensare le politiche ambientali e territoriali in un’ottica ecosostenibile, per progettare un futuro migliore a favore di una qualità di vita superiore a quella attuale.
Non perdiamo questa opportunità.