di Alessandro Valfrè.
Rilevato un caso di peste suina africana a Roma. A 500 km da quella che è stata finora considerata la zona infetta. Le più che fondate perplessità paventate da chi scrive sul rischio concreto dell'espandersi della malattia in modo inarrestabile si vanno quindi, ahimè, concretizzando. Tornano prepotentemente alla ribalta le due domande alla base della petizione on line: Fino a dove? Fino a quando?...
Quali misure verranno prese in conseguenza di questo nuovo caso? In Piemonte e Liguria ci sono voluti di fatto quattro mesi per riaprire il territorio all'outdoor attraverso un protocollo comportamentale da rispettare. L'auspicio é che questo nuovo caso non comporti dei passi indietro e che a Roma, così come nei futuri siti di rinvenimento di carcasse infette, non si debba passare per la trafila vissuta in Piemonte e Liguria e non si scelgano assurde drastiche chiusure.
Pensare che la peste suina africana sia eradicabile sembra sempre più una chimera. É questione di buon senso rendersi conto che si sta purtroppo diffondendo in modo non controllabile. Intendiamoci, é una tragedia. Ma bisogna prenderne atto.
È sempre più chiaro che l'unica strategia possibile realisticamente per proteggere la filiera suinicola sono i cordoni sanitari attorno agli allevamenti. Qualunque altra misura sembra davvero uno spreco di risorse e denaro.
Soprattutto: che senso può ancora avere spendere milioni di euro per realizzare una faraonica recinzione della presunta zona infetta, in un territorio enorme e montagnoso, con dirupi, torrenti, senza contare l'enorme impatto ambientale di tale opera (disboscamenti, piste forestali, preclusione di possibilità di movimento alla fauna selvatica, ecc), la cui utilità, sempre apparsa enormemente discutibile (e basterebbe il manzoniano "parere di Perpetua" per capirlo), risulta oggi a tutti gli effetti nulla?
Quando si vorranno aprire gli occhi sul fatto che la peste suina africana é destinata a divenire endemica e che l'unica cosa da fare è... Non fare nulla? Salvo, come detto, i cordoni sanitari attorno agli allevamenti.
La petizione, come anticipato, resta aperta come strumento di confronto e comunicazione democratica, in quanto la questione peste suina africana é ben lungi dall'essere chiusa.