La mostra rappresenta solo il primo e corale passo di una serie di incontri e “percorsi” sul Tanaro astigiano i quali prevedono diversi momenti che alterneranno la riflessione al gioco, lo spettacolo allo studio, la testimonianza all’impegno, le escursioni alla ricerca, proponendosi ad un pubblico di ogni età e coinvolgendo anche le scuole astigiane lungo tutto il corso dell’anno.
L’esposizione delle 60 fotografie originali accompagnate da brevi commenti racconta il “nostro” Tanaro, così come era ieri (nelle immagini in bianco e nero di oltre 40 anni fa) e come è oggi.
Nel bene e nel male, cioè in un susseguirsi rapsodico di istantanee che alternano le splendide peculiari biodiversità del Tanaro astigiano (la fauna ornitica, il Pelobate fosco, il progetto Antignano, la qualità biologica delle sue acque, le caratteristiche della “Lanca del Tanaro Morto”, l’Oasi del Verneto) con le più dure rivelazioni delle nostre “modernità” (i depositi di immondizie, le cave di sabbia e ghiaia, le aree degradate, le offese alla flora e alla fauna, le nuove grandi e piccole opere viarie in fase di progettazione), qualche suggestione su quelle acque che una volta rappresentavano l’elemento vitale anche sulle tavole imbandite dei nostri nonni e qualche utile considerazione sul ruolo di ogni individuo all’interno delle nostre comunità, sul valore dei “Beni Comuni”.
I sette grandi pannelli tematici di approfondimento scientifico, offrono un sintetico, ma approfondito ed esauriente panorama, di quelle che sono le caratteristiche e i problemi attuali del fiume Tanaro nel tratto del percorso astigiano.
Grazie alla collaborazione dell’Associazione “Progetto Radis”, sarà inoltre possibile veder scorrere su di uno schermo, anche il ricco materiale fotografico che, per motivi di spazio, non è stato possibile esporre sui pannelli, trattandosi di centinaia di testimonianze in forma di "scatto".
Possiamo affermare, con giustificata soddisfazione, che, come non sempre accade, alla realizzazione della mostra, e alle varie manifestazioni che seguiranno, hanno veramente lavorato e partecipato con lavoro comune le seguenti realtà astigiane e del territorio:
Il Team di AltritAsti www.altritasti.it , settimanale on line;
ARPA di Asti;
CAI sezione di Asti;
CASA degli ALFIERI, teatro e natura;
CEA, Centro di Educazione Ambientale di Villa Paolina, Asti;
Centro culturale cittadino san Secondo;
Cittadinanzattiva, Nizza/Asti;
Comitato Difesa Valle Tanaro;
Comitato TSO, tangenziale Sud-Ovest di Asti;
Ente Parchi e Riserve Naturali Astigiane;
Gruppo P.E.A.C.E. (Pace, Economie Alternative, Consumi Etici);
Legambiente, Circolo GAIA di Asti;
LIPU, sezione di Asti;
Movimento per lo “STOP al Consumo di Territorio”;
Osservatorio del Paesaggio per il Monferrato e l’Astigiano;
Pro Natura, sezione di Asti;
Associazione Progetto RADIS, Riciclo, Riutilizzo Tecnologia Informatica dismessa;
U.I.S.P., Unione Italiana Sport per Tutti;
WWF, sezione di Asti.
Fotografie di:
Circolo Lungo Tanaro
Mark Cooper
Mauro Domeniconi
Remo Nosenzo
Piero Ricossa
Giancarlo Trafano
Sara Vazzola
Fabio Viarengo.
La Mostra “... Era il nostro mare …” viene ora proposta in una breve anteprima; avrà, invece, un’esposizione prolungata al Centro san Secondo nel prossimo autunno.
Le 60 fotografie esposte sono accompagnate da brevi commenti, di cui vi anticipiamo qualche "flash":
IL TANARO DI IERI, IN BIANCO E NERO
Sessant'anni fa, il Tanaro non era semplicemente "un fiume" oppure "il fiume": era il nostro mare. Un luogo quasi magico che sapeva ospitare i giochi e le fantasie dei ragazzi astigiani e la voglia di vacanze dei loro genitori.
Allora, ad Asti non esistevano ancora le piscine, né quelle comunali e neppure quelle private, e le spiagge delle famiglie astigiane erano quelle da “Gino” e dal “Moro”, ai due lati del ponte di corso Savona, dove si poteva consumare, all’ombra dei pergolati, un piatto di frittura di pesce o di anguilla marinata.
La spiaggia era un motivo di aggregazione per i giovani; si facevano nuove conoscenze e sbocciavano i primi amori. La sera, da “Gino” era sempre disponibile anche una pista da ballo che offriva l’occasione per approfondire le nuove amicizie.
Il fiume, allora, era pulito e le sue acque popolate; bastava una semplice lenza (e, naturalmente, la regolare licenza di pesca ...) e in una sola giornata si poteva tornare a casa con un buon bottino: anche una decina di chili di pesce appena pescato.
C’erano poi i pescatori di professione che risalivano il fiume con i “navet” (le tipiche barche a fondo piatto, rigorosamente di legno), spingendo la barca con lunghe pertiche anch’esse di legno, con al fondo una copertura di metallo a due denti, e lo ridiscendevano seguendo la corrente e pescando con il “griseu” (un bilanciere con quattro bacchette a sostegno della rete quadrata, più o meno estesa a seconda della forza del pescatore).
Questo stile di pesca era detto “pesca alla volata” o anche “pesca d’j astesan” ed era stato per la prima volta utilizzato dagli operai della Vetreria di Asti che, rimasti senza lavoro nel periodo di manutenzione dei forni, si erano ingegnati in questo modo per poter sfamare le proprie famiglie.
Spesso, nei periodi di “fame”, lungo il Tanaro si potevano incontrare i “Bracconieri”: il loro obiettivo era portare a casa più cibo possibile e per questo usavano i “termaj” (ampie reti larghe come tutto il letto del fiume che permettevano di raccogliere tutti i pesci presenti nello specifico tratto) e, talvolta, addirittura del pericoloso esplosivo.
Il Tanaro era la meta di interminabili gite in bicicletta lungo le rive in ghiaione nella zona di Variglie. Era il luogo dove si poteva fare il bagno e dove si creavano fantasiosi e infiniti giochi con semplici materiali: pietre, pezzi di legno, foglie e fiori …
E quando subentrava la sete, in una zona sabbiosa della sponda del Tanaro si scavava una buca che rapidamente si riempiva d’acqua filtrata dalla sabbia e che, raccolta con la mano a coppa, veniva bevuta senza alcuna conseguenza spiacevole. Anzi: quanto era fresca, gustosa e dissetante quell’acqua del nostro fiume !
IL BRUTTO E IL BELLO DEL FIUME TANARO
E’ difficile non essere tutti d’accordo sul fatto che il fiume Tanaro non assomigli neppure lontanamente a quel luogo di vita di un tempo.
Osservate l’aspetto a dir poco “desolante” del paesaggio, l’evidente inquinamento organico e chimico determinato da detersivi e pesticidi (che suggerisce di sconsigliare perentoriamente di bere acqua dalla buca nella sabbia), la sempre più scarsa presenza di fauna ittica (che ha, di conseguenza, allontanato dal fiume i pescatori di professione ed ha quasi fatto scomparire i “navet”), la solitudine dei luoghi, un tempo popolati dalla voglia di vivere delle giovani generazioni.
Lungo tutta la sponda sinistra, l’alveo del fiume è difficilmente accessibile ed esiste, concreta, la costante possibilità di cadere in acqua; evenienza mitigata solo dalla presenza protettiva di una fitta vegetazione di sottobosco, che ha anche una funzione “ripariale” per proteggere le acque dall’effetto nocivo delle sostanze anticrittogamiche e dei fitofarmaci.
Le sponde sono in gran parte scoscese a causa della completa estrazione e rimozione dei depositi alluvionali di ghiaia e di sabbia da parte di aziende (i “Cavatori”) che hanno ottenuto le concessioni pubbliche per questo loro lavoro.
Quando il fiume è in secca, appare un paesaggio veramente inquietante che evidenzia il fondo dell’alveo del fiume prevalentemente costituito da grandi placche di tufo, molto pericolose per la loro scivolosità.
Il prelievo indiscriminato (e forse insufficientemente controllato) di sabbia e ghiaia, ha ridotto l’alveo del fiume ad uno stretto canale e queste sponde scoscese incrementano notevolmente la rapidità della corrente, con tutte le conseguenze negative del caso.
Come consigliano le più recenti tecniche d’intervento, risulta deleteria l’incisione dell’alveo che dovrebbe essere invece ampliato lateralmente con opere di ingegneria naturalistica (vedi pubblicazioni del CIRF – Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale).
E’ impressionante il confronto sulle mappe del 1860 rispetto a quelle odierne sull’ampiezza dell’alveo del fiume.
In mezzo ad un quadro così sconsolante, fa eccezione la località denominata “Premes”, localizzata sotto le “Rocche” della frazione dei Perosini nel territorio del comune di Antignano.
In questa località, un piccolo Comune (con ovvie scarse disponibilità economiche, ma sensibile alle questioni ambientali) ha realizzato un piacevole parco con vegetazione spontanea ed autoctona, impiantando all’interno alcuni pannelli illustrativi che raccontano la storia e l’evoluzione dei sistemi di vita sul fiume, dalle origini dell’uomo ad oggi.
Nel parco vengono periodicamente condotte intere scolaresche a scopo didattico che, con lodevole iniziativa, hanno costruito (con materiali prelevati dal fiume stesso) una meridiana adagiata sul piano di un prato.
Nelle giornate luminose, questa meridiana indica con precisione l’ora solare: la natura, ancora una volta, compie il suo “miracolo” …
LE CAVE SUL FIUME TANARO
L’inquinamento delle acque, determinato dall’uso di prodotti chimici in agricoltura e dagli scarichi di detersivi, non è l’unica causa del degrado dell’ambiente fluviale, notevolmente aggravato anche dalle molteplici discariche abusive presenti lungo le sponde e dall’indiscriminata e forse insufficientemente controllata estrazione di inerti da impiegare in edilizia.
Il progressivo esaurimento di materiale di deposito accumulatosi nell’alveo del fiume nel corso di millenni (verrebbe da dire che si è, ormai, “raschiato il fondo del barile”), spinge ora le società concessionarie a ricercare altre fonti e nuove aree di rifornimento in zone alluvionali contigue al corso d’acqua, dove l’estrazione di sabbie e ghiaia è spesso incompatibile con il paesaggio, con la flora stanziale spontanea e con le colture.
Provate anche voi l’esperienza di una salutare passeggiata in bicicletta e non mancherete di verificare, in una zona posta a sud-est del ponte della linea ferroviaria Asti-Nizza Monferrato e contigua ad uno stagno già originato da una cava, un’area depressa rispetto al livello del terreno circostante: forse troverete ancora due pale meccaniche inattive a poca distanza dai cartelli che segnalano il divieto di estrazione di ghiaia e/o di sabbia. Forse incontrerete anche un grosso automezzo di trasporto carico di terriccio che potrebbe essere prontamente scaricato e spianato a parziale colmatura della depressione.
Ferite nuove e ferite vecchie per questo “povero” fiume. E chissà se tutte queste operazioni sono perfettamente in linea con le disposizioni normative in vigore …
L’INTERVENTO DELL’HOMO SAPIENS LUNGO IL CORSO DEL TANARO
Un’altra fonte d’inquinamento ambientale è costituita dalle discariche abusive.
Molte persone, per ignoranza o per convenienza, abbandonano ogni tipo di rifiuto, spesso inquinante, in aree incolte o lungo le strade secondarie.
Queste persone, forse, non sono informate che l”Ecocentro” del Comune di Asti ritira gratuitamente rifiuti ingombranti o di tipo speciale (legno, metallo, attrezzature informatiche, ecc…).
Diverso è il caso dei rifiuti risultanti da attività d’impresa: quelli considerati “tossici”, devono essere raccolti, trasportati e smaltiti da aziende abilitate (con procedure sufficientemente onerose), quelli “normali” devono essere conferiti anch’essi all’Ecocentro ed il successivo smaltimento deve essere remunerato a tariffa.
Ancora oggi, nonostante sia cresciuta la “cultura ecologica” nel nostro Paese, qualcuno ritiene sia economicamente più conveniente abbandonare i rifiuti in luoghi poco frequentati (dunque dove ritiene di avere scarse possibilità di essere scoperto) ! Ovviamente si tratta di un reato, perseguibile per legge …
Lungo la “Pedala Tanaro” e lungo la strada che da questa, passando sotto i ponti di corso Savona e della linea ferroviaria Asti-NizzaMonferrato, si inoltra fino al ponte della Tangenziale, si incontrano molte discariche abusive con i più svariati tipi di materiale: copertoni di automezzi, pannelli di fibrocemento, carrozzerie di automobili e di motociclette, sanitari, cavi svuotati dei fili di rame, parti di mobili in legno, carcasse di televisori, indumenti e materassi, materiali di risulta da demolizioni e molto altro ancora …
Forse si potrebbe considerare opportuno installare un paio di telecamere che controllino e riprendano il transito degli automezzi e il loro rientro da “scarichi”.
L'alveo fluviale non è stato risparmiato neppure dalle costruzioni abusive: tra argine e fiume è, purtroppo, possibile ancora oggi vederne diverse, di fogge e dimensioni varie.
In prossimità dei centri abitati, il fiume è stato costretto in angusti canali, con conseguenti rischi per la popolazione in caso di piene. L’alluvione del 1994 dovrebbe insegnarci qualcosa …
Essendo concepita in modo da poter essere facilmente e comodamente allestita, sarà possibile metterla a disposizione di quanti, Comuni, biblioteche, associazioni, desiderino esporla.
Per informazioni: Centro culturale san Secondo, tel. 0141 354030, mailto:Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.