A cura di Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta.
Nell’anno della pandemia, politiche e performance ambientali nei capoluoghi non decollano: stessa media generale, medesime emergenze di quelle emerse nel report dello scorso anno. I dati e le analisi nel nuovo rapporto di Legambiente.
Crolla il trasporto pubblico, aumentano le auto circolanti. Restano preoccupanti i livelli di smog e di perdite della rete idrica. Poche note positive: crescono differenziata e infrastrutturazioni ciclabili.
Asti perde 4 posizioni e scende al 68° posto...
Più auto in circolazione e un crollo quasi uniforme nell’utilizzo del trasporto pubblico. Livelli di smog e di perdite lungo la rete idrica che rimangono preoccupanti. Poche note positive che poco incidono sul trend complessivo: tra tutte, l’aumento della raccolta differenziata e dei chilometri di piste e infrastrutturazioni ciclabili. Nel 2020 segnato dall’emergenza pandemica, i capoluoghi italiani non migliorano le loro performance ambientali: se è vero, infatti, che il Covid-19 colpisce anzitutto le città, modificandone contorni, regole e indirizzi, le emergenze urbane evidenziate negli anni precedenti rimangono le medesime e riflettono un sostanziale immobilismo nelle politiche improntate alla sostenibilità, seppur con qualche importante eccezione e best practice cui guardare per tracciare la rotta del cambiamento su scala nazionale.
È il quadro che emerge dal rapporto Ecosistema Urbano 2021, realizzato da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 ORE e presentato questa mattina in diretta streaming sui siti di Nuova Ecologia e Sole 24 ORE, sul canale YouTube e sulla pagina LinkedIn di Legambiente. Il report, pubblicato sul Sole 24 Ore, prende in considerazione 105 capoluoghi e tiene conto di 18 indicatori riguardanti sei componenti (aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia) per stilare una classifica delle performance ambientali delle città: a fronte di un punteggio massimo teorico di 100, la media percentuale totalizzata dai centri urbani nel 2020 rimane ferma al 53,05%, identica a quella della scorsa edizione.
Soltanto Trento supera l’80 percento (84,71%), confermandosi in testa alla classifica generale con un miglioramento delle performance nell’uso di suolo e nelle concentrazioni di NO2 e PM10, un aumento della raccolta differenziata e delle infrastrutture ciclabili; al secondo posto troviamo Reggio Emilia (77,89%) che aumenta lo spazio dedicato ai pedoni e alla ciclabilità (prima in assoluto per piste ciclabili equivalenti) e il numero di alberi piantumati; il gradino più basso del podio è occupato da Mantova (75,14%) che migliora le performance sulla qualità dell’aria, diminuisce le perdite della rete idrica e aumenta la differenziata. Chiudono la top five Cosenza (quarta con il 74,21%) che diminuisce le perdite della rete idrica e i consumi domestici d’acqua, registra il maggior incremento d’infrastrutture ciclabili e migliora in produzione di rifiuti e uso del suolo, e Pordenone (quinta con il 73,30%) che migliora nelle perdite della rete idrica (seconda città più virtuosa nel contenerle), diminuisce la produzione di rifiuti e cresce nella raccolta differenziata.
Fanalini di coda Brindisi (30,03%), Catania (29,38%) e Palermo (26,60%), rispettivamente al 103°, 104° e 105° posto della classifica: saltano agli occhi, in particolare, lo zero assoluto guadagnato da Brindisi nell’uso efficiente di suolo e l’ultimo posto nella raccolta differenziata occupato da Catania, che tuttavia è anche la città più virtuosa per consumi idrici. Ultima Palermo che aumenta la produzione di rifiuti pro capite e il numero di auto circolanti, ma in positivo registra un incremento dei passeggeri del servizio di tpl, in controtendenza rispetto alla media delle altre città.
Quest’anno Ecosistema Urbano presenta un’importante novità: sono i contributi di alcuni esperti che costituiscono una rete informale composta da ISPRA, ISS, ISTAT, CNR, Caritas, Oxfam, Terra!, Forum Disuguaglianze e Diversità, Fillea Cgil e che interpreta il tema urbano offrendo il proprio punto di vista, sottolineando le emergenze e individuando le possibili azioni concrete per combattere disagio, povertà, disuguaglianze e criticità ambientali partendo dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Onu. Contributi che verranno approfonditi in un appuntamento ad hoc il 13 gennaio 2022.
“Ecosistema Urbano fotografa un Paese in buona misura fermo, che torna addirittura indietro su alcuni indicatori ambientali: già nello scenario pre-pandemico, il rapporto descriveva capoluoghi che faticavano a decollare nelle politiche di sostenibilità, contribuendo a conflitti con l’Europa e a procedure d’infrazione, come per la depurazione delle acque o la qualità dell’aria. Il periodo pandemico, al netto di alcuni miglioramenti, ha complicato le cose – dichiara il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani – Ora, però, nell’ambito del PNRR si apre una possibilità per invertire la rotta: sono i bandi pubblicati dai ministeri per l’assegnazione di risorse da destinare alla differenziata e alla costruzione di impianti di riciclo, alla nuova mobilità, alla forestazione urbana, al ciclo integrato delle acque. Essenziale sarà la capacità degli uffici tecnici delle città di sottoporre progetti adeguati che rispettino i criteri ambientali stringenti imposti dall’UE, ma anche un loro affiancamento da parte di strutture tecniche pubbliche centrali, per sopperire alla carenza cronica di personale e competenze delle amministrazioni locali”.
“Ancora una volta le nostre analisi confermano che, anche in un’annata particolarmente difficile come quella evidenziata dai numeri, l’Italia del buon ecosistema urbano è quel Paese che riesce a pianificare e a spendere bene le proprie risorse. Evolvendosi pur in mancanza di risposte o di indirizzi nazionali chiari, come dimostrano le buone pratiche inserite nel rapporto, esempi positivi che raccontano sprazzi di dinamicità e di progettualità notevoli – dichiara Mirko Laurenti, responsabile del rapporto Ecosistema Urbano di Legambiente – Per uscire davvero dall’emergenza urbana serve però una strategia nazionale che sostenga e finanzi le buone scelte per rendere le nostre città più vivibili e adattabili alle necessità dell’ambiente e dei cittadini. In tal senso, un utilizzo oculato del PNRR a partire dalle città, puntando sul buon lavoro dei Sindaci, può essere un’opportunità concreta di rilancio per l’intero Paese, con meno auto e mezzi meno inquinanti, più infrastrutture intelligenti e ultra-connesse”.
Torino, il Piemonte e la Valle d’Aosta
Tutti i capoluoghi piemontesi perdono diverse posizioni rispetto al 2020, con la sola Cuneo che ne guadagna una (ora 14esima); Biella e Verbania escono vistosamente dalla top ten dello scorso anno, Novara sostanzialmente si conferma (43esima). Male Asti (68esima), malissimo Torino (81esima) e Vercelli (84esima). Addirittura quartultima generale e ultima tra le città del nord del paese Alessandria (102esima). Aosta passa invece dal 56esimo posto al 42esimo.
“Gli indicatori sulla qualità dell’aria, sul tasso di motorizzazione e sulle vittime della strada sono negativi in quasi tutta la Regione – dichiara Giorgio Prino, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta - così come quelli relativi ad offerta ed uso TPL, a mq di ciclabili e di isole pedonali pro-capite. Praticamente tutta la regione è rossa in relazione alle rinnovabili su edifici pubblici, bene solo Torino in relazione al consumo di suolo, quest’ultimo un trend che ci auguriamo venga confermato dal capoluogo. Mediamente scarso il verde fruibile e non alta la presenza di alberi urbani ogni 100 abitanti; bene la qualità della rete fognaria ma ancora alta la dispersione di acqua e il suo consumo, criticità che peseranno sempre più sulle nostre città in ottica di resilienza e contrasto ai cambiamenti climatici".
Alessandria e Torino continuano a pagare una raccolta differenziata drammaticamente e in modo ingiustificabile bassa, al 45,7% e 50,8% (anno 2020).
La fotografia piemontese è impietosa, i dati non dicono tutto ma raccontano molto, in particolare di quanto le amministrazioni cittadine debbano fare scelte che avremmo definito coraggiose, ma che oggi possiamo solo più definire inevitabili, anche alla luce della consapevolezza del ruolo che le aree urbane hanno e avranno su contrasto e adattamento ai cambiamenti climatici e, conseguentemente, in relazione alla qualità della vita. Per vincere queste sfide abbiamo oggi una grande, forse la più grande opportunità che non possiamo sprecare: i fondi del PNRR devono indirizzare e finanziare investimenti innovativi, efficaci e in linea con la tutela dell’ambiente”.
Performance per settore. Complice la pandemia, crolla un po’ ovunque l’utilizzo del trasporto pubblico che registra un calo del 48%: eccezione tra le grandi città turistiche è Milano, che rimane stabile al primo posto con 467 viaggi per abitante, seguita da Venezia, Roma, Genova. Tra i Comuni di medie dimensioni, Trieste, Cagliari, Parma, Brescia, Udine e Trento superano i 100 viaggi. Ben 17 le città di medie dimensioni che non raggiungono la soglia dei 10 viaggi. Anche l’offerta del trasporto pubblico, calcolata in km percorsi annualmente dalle vetture per abitante residente, diminuisce nella maggior parte delle città, registrando un - 8%, con una media di 25 vetture-km/abitante. Il tasso di motorizzazione dei capoluoghi italiani, di contro, continua inesorabilmente a salire: 65,7 auto ogni 100 abitanti, contro le 64,6 del 2019.
Nota dolente le perdite della rete idrica che restano stabili: il 36,1% dell’acqua potabile non arriva ai rubinetti. In 19 città si disperde la metà o più dell’acqua immessa nelle condutture. Solo cinque capoluoghi contengono le perdite entro il 15%: Macerata, Mantova, Milano, Pordenone, Trento. In tutti cresce, in parallelo, il valore medio dei consumi idrici domestici: 153,2 litri al giorno pro capite, un +3% rispetto al 2019.
Capitolo qualità dell’aria: per quanto riguarda le concentrazioni di polveri sottili (PM10) in atmosfera, anche nel 2020 la media annua dei 40 µg/mc, valore limite per la protezione della salute umana fissato dalla direttiva comunitaria, viene rispettata in tutte le città; la situazione peggiora se si guarda invece alla media giornaliera da non superare secondo i limiti di legge (50 µg/mc), con 35 capoluoghi che superano i 35 giorni consentiti e 13 centri urbani dove si conta più del doppio dei giorni di sforamento. Si riduce invece il valore medio delle concentrazioni di biossido di azoto (NO2), così come il numero di città dove lo stesso supera il limite di legge, mentre il valore medio delle centraline che rilevano le concentrazioni di ozono (O3) supera la soglia di protezione della salute umana in circa un terzo dei Comuni considerati (39 su 105).
Sul fronte delle energie rinnovabili, Padova, Oristano, Pesaro e Verona sono i Comuni dove si registra la maggiore diffusione di solare termico e fotovoltaico installato nelle strutture pubbliche, con valori compresi tra i 26 e i 31 kW per 1000 abitanti. Ben 23 i capoluoghi dove ancora non si raggiunge 1 kW/1000 abitanti, otto le città ferme a zero. Il valore medio nazionale, in lieve calo, si attesta sui 4,77 kW/1.00 ab.
In oltre la metà dei capoluoghi considerati peggiora l’indice dell’uso efficiente di suolo, a fronte di un calo più o meno marcato del numero di abitanti: il calo demografico è generalmente associato a una crescente perdita di funzioni dell’infrastruttura residenziale storica a fronte di nuove espansioni.
In positivo, invece, nel settore rifiuti si conferma la crescita a livello nazionale della raccolta differenziata (il 59,3% sul totale dei rifiuti urbani, un punto percentuale in più rispetto al 2019); al contempo cala la produzione di rifiuti, con una media che si ferma a 514 kg pro-capite (erano 530 nel 2019). Nel 2020 tra le città permangono differenze considerevoli nella disponibilità di alberi pro capite: crescono quelle con una dotazione superiore a 20 alberi/100 abitanti, con le 7 migliori che superano i 40: Brescia, Cuneo, Modena, Reggio Emilia, Trieste e Vibo Valentia; in fondo alla classifica, Benevento e Potenza con meno di 5 alberi/100 ab. In aumento il valore medio di alberi in area urbana che passa dai 21,7 ai 24,13 alberi/100 ab.
Guardando alle piste ciclabili, nel 2020 Reggio Emilia registra il valore più alto con 45,74 metri equivalenti ogni 100 abitanti, seguita da Cremona e da Cuneo. Nel complesso, salgono a 39 le città che superano i 10 m eq/100 ab. In aumento anche il valore medio nazionale delle piste ciclabili equivalenti che sfiora i 9,5 m.
Le principali metropoli e l’eccezione Milano. Uno sguardo alle principali metropoli conferma la loro difficoltà comune nel dare risposte alle criticità che le attanagliano: lo smog a Torino, il traffico a Roma, la costante emergenza rifiuti a Palermo, la dispersione d’acqua potabile a Bari, il consumo di suolo a Venezia. Sempre elevati i giorni di superamento dei limiti d’ozono a Milano e Torino e le concentrazioni di biossido d’azoto a Torino o Palermo. Guardando a numeri e percentuali, degno di nota è l’aumento di auto circolanti a Torino (65 ogni 100 abitanti) e a Roma (64/100). Colpiscono lo scarso 19,2% di raccolta differenziata a Palermo o il 36,2% a Napoli, il 3 su 10 raggiunto da Venezia nell’indice dedicato al consumo efficiente di suolo, il 49% di acqua potabile immessa in rete ma sprecata a Bari.
In controtendenza, nel complesso, le performance di Milano: il capoluogo lombardo continua a contraddistinguersi per un dinamismo che accompagna un profondo cambiamento in chiave sostenibile avviato da tempo, con numeri che restano confortanti pur nel trend generale di rallentamento. Vincente la scelta di promuovere un sistema di mobilità sempre più condivisa e integrata con il trasporto pubblico, dai servizi di sharing agli spazi riservati ai ciclisti. Milano si conferma unica tra le grandi città ad avere una rete idrica che perde molto meno del 25% dell’acqua immessa in rete (il 13,4%) e ha ormai invertito stabilmente la proporzione tra suolo impermeabilizzato o costruito e crescita di residenti: è l’unico capoluogo a totalizzare 10 su 10 nell’indice sul consumo efficiente di suolo.
Oltre i numeri, le buone pratiche. Ecosistema Urbano dedica spazio a quelle realtà che, a Nord come a Sud, presentano buoni esempi di sostenibilità non sempre visibili guardando ai soli numeri e alle sole statistiche. Diciotto le buone pratiche premiate e inserite nell’edizione 2021 del rapporto. È il caso, ad esempio, della rivoluzione partita dalla periferia est di Napoli, quartiere di San Giovanni a Teduccio, dov’è stata avviata la prima comunità energetica rinnovabile e solidale del Paese; del Distretto dell’Economia Civile della provincia di Lucca, nato in piena pandemia; dei tre milioni di nuovi alberi che entro il 2030 saranno piantumati nell’ambito del progetto “ForestaMI” o del primo parcheggio per biciclette, aperto alla stazione Cordusio, linea 1 rossa della metropolitana, a Milano. E ancora, il caso di Cagliari, dove un progetto ha consentito il recupero delle acque reflue in uscita dai depuratori, un tempo lasciate defluire a mare e oggi impiegate per annaffiare i giardini pubblici. O del progetto della Superciclabile che collegherà Firenze con Prato: 15 chilometri che daranno una svolta all’intero sistema di mobilità in un quadrante molto congestionato dal traffico e tagliato in due dall’Autostrada del Sole.
Il rapporto Ecosistema Urbano 2021 è scaricabile su www.legambiente.it (contenuti interattivi disponibili su https://ecosistemi.legambiente.it) ed è consultabile anche su https://lab24.ilsole24ore.com/ecosistema-urbano, la piattaforma interattiva del Sole 24 Ore dove è possibile navigare tutte le 18 classifiche, città per città, che contribuiscono a generare la graduatoria finale, raggruppate in 6 macroaree (aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia).