di Alessandro Mortarino.
Nelle 337 pagine del PNRR il suolo viene citato appena 14 volte (titoli e tabelle comprese) e il paesaggio ancor meno: 7 volte. Il cambio di visione in senso ambientale non si vede e il suolo appare come un semplice elemento su cui poggiare impianti per la produzione di energia. Green, ovviamente...
Il dado è tratto: Camera e Senato hanno approvato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che in 337 pagine di testo definisce obiettivi, missioni, priorità trasversali e riforme di carattere epocale per trasformare l’Italia, finanziandola con la bellezza di 248 miliardi di euro.
Fare un esame particolareggiato del corposo dossier necessita di un po’ di tempo (e molta paziente dedizione) e non mancheremo di esercitarci nelle prossime settimane, ma qualche necessario primo interrogativo crediamo sia già possibile e utile esprimerlo, perchè forti dubbi e conseguenti preoccupazioni non mancano osservando, ad esempio, il drastico taglio dei processi che regolano le Valutazioni d’Impatto ambientale per piccole e grandi opere, le modifiche delle regole sugli appalti, il proliferare di opere e infrastrutture di ogni genere, l’assenza di programmi complessivi per ripristinare la biodiversità e favorire l’agricoltura biologica, l’assenza di un piano programmatico per gli impianti di energia da fonti rinnovabili; non sono previsti provvedimenti importanti per assicurare l’incremento del patrimonio arboreo o la messa in sicurezza del territorio e magari anche un Piano di prevenzione sismica.
Il rapporto tra i sostegni previsti per contrastare il dissesto idrogeologico e quelli destinati alle opere è molto indicativo: 3,61 miliardi contro 25 miliardi. Di euro…
Limitandoci ai soli temi cari al Forum Salviamo il Paesaggio i dubbi si tramutano in sconforto: nel documento approvato (ripetiamo: 337 pagine) la parola “suolo” viene menzionata 14 volte e “paesaggio” 7 volte. Ma anche il termine “acqua” trova ben poco spazio: 12 sole citazioni.
Forse sarebbe sufficiente fermarci qui.
Ma andiamo avanti; queste sono le citazioni per il termine “suolo”:
pagina 27
L’inquinamento del suolo e delle acque è molto elevato, soprattutto nella Pianura Padana.
pagina 114
Da ultimo, in conformità agli obiettivi europei, il Governo si impegna ad approvare una legge sul consumo di suolo, che affermi i principi fondamentali di riuso, rigenerazione urbana e limitazione del consumo dello stesso, sostenendo con misure positive il futuro dell’edilizia e la tutela e la valorizzazione dell’attività agricola.
pagina 144
Per esempio, la transizione verde e la sostenibilità ambientale nel nostro Paese non possono che fondarsi sulla tutela e sulla valorizzazione del patrimonio paesaggistico e culturale, attraverso politiche intrinsecamente ecologiche che comportino la limitazione del consumo di suolo.
pagina 167
In particolare, il progetto si pone l’obiettivo di incentivare l’installazione di pannelli ad energia solare su di una superficie complessiva senza consumo di suolo pari a 4,3 milioni di mq, con una potenza installata di circa 0,43GW, realizzando contestualmente una riqualificazione delle strutture produttive oggetto di intervento, con la rimozione dell’eternit/amianto sui tetti, ove presente, e/o il miglioramento della coibentazione e dell’areazione.
pagina 174
La misura di investimento nello specifico prevede: i) l’implementazione di sistemi ibridi agricoltura-produzione di energia che non compromettano l’utilizzo dei terreni dedicati all’agricoltura, ma contribuiscano alla sostenibilità ambientale ed economica delle aziende coinvolte, anche potenzialmente valorizzando i bacini idrici tramite soluzioni galleggianti; ii) il monitoraggio delle realizzazioni e della loro efficacia, con la raccolta dei dati sia sugli impianti fotovoltaici sia su produzione e attività agricola sottostante, al fine di valutare il microclima, il risparmio idrico, il recupero della fertilità del suolo, la resilienza ai cambiamenti climatici e la produttività agricola per i diversi tipi di colture.
pagina 176
La linea di investimento si pone l’obiettivo di: i) riconvertire e migliorare l’efficienza degli impianti biogas agricoli esistenti verso la produzione totale o parziale di biometano da utilizzare sia nel settore del riscaldamento e raffrescamento industriale e residenziale sia nei settori terziario e dei trasporti; ii) supportare la realizzazione di nuovi impianti per la produzione di biometano (attraverso un contributo del 40% dell’investimento), sempre con le stesse destinazioni; iii) promuovere la diffusione di pratiche ecologiche nella fase di produzione del biogas (siti di lavorazione minima del suolo, sistemi innovativi a basse emissioni per la distribuzione del digestato) per ridurre l’uso di fertilizzanti sintetici e aumentare l’approvvigionamento di materia organica nei suoli, e creare poli consortili per il trattamento centralizzato di digestati ed effluenti con produzione di fertilizzanti di origine organica; iv) promuovere la sostituzione di veicoli meccanici obsoleti e a bassa efficienza con veicoli alimentati a metano/biometano; v) migliorare l’efficienza in termini di utilizzo di calore e riduzione delle emissioni di impianti agricoli di piccola scala esistenti per i quali non è possibile accedere alle misure di riconversione.
pagina 193 e 194
Salvaguardia della qualità dell’aria e della biodiversità del territorio attraverso la tutela delle aree verdi, del suolo e delle aree marine: risorse stanziate per 1,69 miliardi di euro.
pagina 195
Con gli interventi del PNRR si agirà a 360 gradi su foreste, suolo, mare e aria per migliorare la qualità della vita e il benessere dei cittadini attraverso la tutela delle aree esistenti e la creazione di nuove.
pagina 199
Il Po è una delle 6 aree vaste prioritarie per la connessione ecologica e l’adattamento ai cambiamenti climatici dove avviare un’azione diffusa di ripristino ambientale in Italia e rappresenta un primo stralcio per la più vasta e importante azione di restoration ecology e adattamento nel nostro Paese. L’eccessiva “canalizzazione” dell’alveo, l’inquinamento delle acque, il consumo di suolo, le escavazioni nel letto del fiume fino agli anni ’70, hanno compromesso parte delle sue caratteristiche e aumentato il rischio idrogeologico e la frammentazione degli habitat naturali. È quindi indispensabile avviare una diffusa azione di rinaturalizzazione lungo tutta l’area per riattivare i processi naturali e favorire il recupero della biodiversità.
pagina 278
L’intervento Piani urbani integrati è dedicato alle periferie delle Città Metropolitane e prevede una pianificazione urbanistica partecipata, con l’obiettivo di trasformare territori vulnerabili in città smart e sostenibili, limitando il consumo di suolo edificabile.
Nelle aree metropolitane si potranno realizzare sinergie di pianificazione tra il Comune “principale” ed i Comuni limitrofi più piccoli con l’obiettivo di ricucire tessuto urbano ed extra-urbano, colmando deficit infrastrutturali e di mobilità.
pagina 279
L’investimento si articola in due linee di interventi, da realizzare senza consumo di nuovo suolo: (i) riqualificazione e aumento dell’housing sociale, ristrutturazione e rigenerazione della qualità urbana, miglioramento dell’accessibilità e della sicurezza, mitigazione della carenza abitativa e aumento della qualità ambientale, utilizzo di modelli e strumenti innovativi per la gestione, l’inclusione e il benessere urbano; (ii) interventi sull’edilizia residenziale pubblica ad alto impatto strategico sul territorio nazionale.
Il termine “paesaggio” è, invece, richiamato 7 volte (ci verrebbe da dire “per caso”…) e l’unica citazione significativa (eufemismo) è questa:
pagina 63
supporto alle amministrazioni nella gestione delle procedure complesse (ad esempio VIA e altre valutazioni ambientali, infrastrutture, urbanistica, edilizia, paesaggio, ecc.) e a ogni altra attività utile alla velocizzazione degli iter procedurali.
Ci auguravamo di poter registrare un salto culturale: sarà per un’altra volta (ma quando mai capiterà un’occasione così ghiotta sotto il profilo finanziario?).
Ci auguravamo che il concetto di “transizione ecologica” fosse almeno un minimo rispondente alle emergenze attuali e future (pandemie e cambiamenti climatici in primis): idem come sopra.
Ci auguravamo potesse prendere forma un’idea (anche solo un’idea…) di cambiamento verso un modello di comunità che tornasse ad avvicinare la Natura e gli esseri umani, riconoscendo gli errori commessi da una società dei consumi ormai arrivata a fine corsa.
Nulla di tutto questo, il PNRR è un Piano Nazionale per la Resistenza al Rinnovamento…
Rimbocchiamoci le maniche, molto lavoro ci attende!