Indignazione per la nuova occupazione militare della Valle Susa

di Angelo Tartaglia.

In questo momento vorrei esprimere un sentimento di indignazione. L’indignazione non è razionale, ma qualche volta non è evitabile. C’è una parte del nostro paese (non del Kosovo o dell’Afghanistan) che è soggetta ad occupazione militare da parte di forze armate dello Stato (il nostro). Non si tratta di un santuario della criminalità organizzata, ma di una vallata alpina con i suoi comuni, cellule fondamentali, dice la Costituzione, dello Stato. Avrete capito che mi riferisco alla valle di Susa...

Tutto questo avviene in quanto, in assenza di argomentazioni di merito, lo Stato sostituisce agli argomenti la forza: un classico, se non fosse che il nostro si definisce “stato democratico”. Con gli armigeri (a parte le fanterie ci sono anche cingolati, filo spinato e simili bazzecole) si vuole imporre un’opera la cui diseconomicità è platealmente conclamata (se n’è accorta anche la corte dei conti europea) e che dal punto di vista climatico è un vero e proprio crimine: gli effetti globali vanno in direzione opposta agli obiettivi nominalmente perseguiti dall’UE (e dallo stato italiano!). Tutto questo è facilmente sostenibile dati e conti alla mano.

Ma dati e conti (direi la realtà) in questa vicenda (come in altre) sono marginali. La “politica” sostiene trasversalmente (inclusa un’ampia fetta del PD) lo scavo del supertunnel tra Italia e Francia o semplicemente schierandosi con l’interesse immediato delle grandi imprese che vorrebbero realizzarlo o a sostegno di un sistema ideologico che afferma e continuamente rilancia un’economia materialmente insostenibile e che produce ovunque (qui come altrove) disuguaglianze crescenti.

A uno stuolo di signore e signori che siedono nei consessi istituzionali (dal parlamento in giù) merito, argomenti e fatti non interessano più di tanto: ho avuto modo di verificarlo in un paio di audizioni svoltesi prima di Natale. In “politica” ciò che conta è da che parte stai: problemi e fatti, sono marginali. È il trionfo dell’arroganza ignorante. Parlo dell’ignoranza di chi pretende di non aver bisogno di porsi delle domande e pretende a priori di conoscere le risposte senza bisogno di critica e di confronto.

In rete è reperibile la foto di una ragazza colpita in faccia da un lacrimogeno sparato (ovviamente ad altezza d’uomo o di donna) dalle valorose truppe coloniali inviate a superare ogni obiezione in merito a sostenibilità economica e ambientale.

Quale fiducia si pensa possa esserci, in queste condizioni, ne “lo Stato”? e a cosa si è ridotta la credibilità de “la politica”?”

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