di Paolo Cacciari.
Il capitalismo ha ancora ampi spazi di fronte a sé. Per superare il limite del sistema Terra di sopportazione delle attività antropiche – capacità di carico, planetary boundaries – non serve, per ora, trasferirci su Marte, come già pianifica Elon Musk, l’oligarca delle auto elettriche Tesla. Ad esempio, si può produrre idrogeno verdissimo sfruttando il sole del Sahara e trasportarlo miscelato con il metano in giro per il modo lungo i gasdotti delle grandi company dell’energia...
La Snam è pronta. Anche la CO2 non sarà più un problema se catturata, pompata nel sottosuolo e infine riutilizzata come materia prima.
L’Eni è pronta. La sfida ecologica, sanitaria ed economica sarà vinta dall’innovazione tecnologica, stimolata permanentemente dal sistema di mercato: competizione più brevetti. Questo è il messaggio di fondo del libro scritto dal neoministro per la Transizione ecologica, il fisico Roberto Cingolani, assieme a Paolo Vinei epidemiologo dell’Istituto superiore della sanità e dal giornalista scientifico Luca Carra: Prevenzione. Manifesto per la tecnopolitica (Einaudi 2020).
Uscito ad inizio pandemia, il libro non prevedeva i rischi sistemici dei coronavirus, ma è profetico nell’azzeccare la formula del nuovo governo Draghi-Giavazzi. In realtà la preoccupazione principale degli autori del libro è più modesta: difendere il “razionalismo scientifico” baconiano dai profani e dai populisti del “naturalismo magico” (no-vax, omeopati, agricoltori biodinamici… accomunati tutti assieme tra i complottisti terrappiattisti). Un testo comunque utile, perché contiene un compendio dei dati sulle crisi ambientali, sanitarie e “cognitive” in cui incorre la società mondiale ipertecnologica. Sfide che secondo gli autori possono comunque essere vinte ritrovando un buon rapporto tra scienza, opinione pubblica e decisori politici, come è già avvenuto per il buco dell’ozono (con la sostituzione dei gas clorofluorocarburi), per il vaiolo (con i vaccini), per la povertà estrema (anche se solo in Cina).
Dal pensiero del nuovo superministro ci viene quindi un messaggio tutto sommato confortante. Il buongoverno basterà a evitarci la catastrofe. Ma, forse, non un futuro distopico. Robotica, nanotecnologie, intelligenza artificiale porteranno uomini e umanoidi a compenetrarsi dentro l’“algoritmo del progresso”. Il mondo nuovo delle startapper si avvicina: mangeremo bistecche biotech prodotte in serie coltivando cellule staminali condite con verdure idroponiche prodotte senza l’ausilio del terreno. Berremo acqua di mare desalinizzata. Con le alghe marine produrremo cibo, materiali plastici ed energia. Lavoreremo a distanza nelle smart cties…
Temo che realizzeranno un po’ alla volta un altro Mondo nuovo, quello immaginato da Aldous Huxley (Brave New World, 1932). Un mondo dove la “stabilità sociale” è garantita da “Uomini e donne tipificati: [prodotti] a infornate uniformi”. Oggi diremmo “profilati” e performati dai Big Data. “Embrioni perfetti incubati in bottiglia”. Oggi diremmo fecondati in provetta. Poiché, come Huxley fa dire al direttore Foster del mega “Centro di incubazione e di condizionatura di Londra Centrale”:
“La fecondità è sempre una noia e un impaccio. (…) Il che ci porta finalmente fuori dal campo della più servile imitazione della natura per entrare in quello molto più interessante dell’invenzione umana” (p.14).
Tratto da: https://comune-info.net/lottimismo-tecnologico/