Il mondo si interroga sul 5G, in Italia si valutano solo i risvolti economici...

Il prossimo mercoledì 17 Aprile alle ore 17:00 presso la Sala Caduti di Nassirya del Senato della Repubblica (Roma, Palazzo Madama, Piazza Madama 11) si terrà la conferenza stampa dell’alleanza italiana Stop 5G per rinnovare al Governo Conte la richiesta di una moratoria per la tecnologia 5G, il wireless di quinta generazione privo di studi preliminari sul rischio per la salute pubblica, criticato dal Comitato Scientifico sui rischi sanitari ambientali ed emergenti (SCHEER) della Comunità Europea e per questo già bloccato dal Ministro dell’Ambiente del Governo di Bruxelles (Belgio), dal Consiglio Comunale di Portand (Oregon, USA), per cui in Germania l’Ufficio federale tedesco per la protezione dalle radiazioni e in Olanda la commissione parlamentare esigono prove sugli effetti biologici...

L’alleanza italiana Stop 5G rinnova la richiesta di moratoria sul 5G per tutto il territorio nazionale all’indomani dell’ennesima sentenza emessa dalla magistratura che conferma il nesso tra radiofrequenze e cancro, pericolo per altro già rimarcato dagli scienziati dell’Istituto Ramazzini e dai medici di ISDE Italia nell’ultima audizione in Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni, atteso l’aggiornamento della classificazione sulla cancerogenesi delle radiofrequenze da parte dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro.

Dopo “l’oltre ogni ragionevole dubbio” della Cassazione (2011, 2012), dopo il primo grado del 2017 nei tribunali di Ivrea, Firenze, Verona e la condanna nel 2019 del TAR Lazio sullo Stato ‘inerte’ che non informa i cittadini digitali del pericolo invisibile, con sentenza pubblicata il 13 Marzo 2019, il Tribunale di Monza sezione Lavoro ha infatti riconosciuto la malattia professionale con inabilità permanente (misura del 38%) per neurinoma del nervo acustico ad un addetto aeroportuale danneggiato da un tumore al cervello sviluppato dopo oltre dieci anni d’irradiazione elettromagnetica. Condannando i dannosi effetti biologici dell’elettrosmog, sempre di recente è stata poi riconosciuta la malattia professionale da sindrome d’Elettrosensibilità nei tribunali europei di Spagna (Saragozza) e Francia (Tolosa e Cergy-Pontoise).

Relatori della conferenza stampa saranno: Innocente Marcolini, Roberto Romeo e Alessandro Maurri (cittadini vittime di tumori al cervello, parti lese nei sopracitati procedimenti civili), il Prof. Angelo Gino Levis (ex Mutagenesi Ambientale dell’Università degli Studi di Padova), l’Avv. Stefano Bertone (studio legale Ambrosio&Commodo), l’Arch. Laura Masiero (Presidente Associazione per la Protezione e Lotta all’Elettrosmog), il Dott. Paolo Orio (Presidente Associazione Italiana Elettrosensibili), Nicholas Bawtree (direttore della rivista Terra Nuova) e Maurizio Martucci (giornalista, scrittore, autore del libro d’inchiesta ‘Manuale di autodifesa per elettrosensibili’ e portavoce nazionale dell’alleanza italiana Stop 5G) che afferma: “I malati ci sono già, irresponsabile e dannoso continuare a negare l’evidenza. Col 5G si rischia seriamente di minare la vita delle fasce più esposte. La tutela della salute è un diritto costituzionale!

All’incontro parteciperà altresì una delegazione di malati affetti dall’invalidante malattia ambientale della Sensibilità Chimica Multipla (MCS) aderenti al Comitato Oltre la MCS. Saranno presenti anche il Sen. Saverio De Bonis (Gruppo Misto) e l’On. Sara Cunial (MoVimento 5 Stelle), autori di interrogazioni parlamentari per la tutela della salute pubblica minacciata dal 5G: insieme ad altri parlamentari di diversi schieramenti politici di Camera e Senato hanno preso parte al 1° meeting nazionale Stop 5G dal titolo ‘Emergenza politica di precauzione’ tenuto a Vicovaro (Roma), un evento seguito da numerose interrogazioni e mozioni presentate da espressioni trasversali di partito in diverse sedi istituzionali tra consigli di Regioni, Province, Comuni e Municipi d’Italia (già approvate nei consigli comunali di Firenze e Roma, Municipio XII).
La conferenza stampa verrà trasmessa in diretta streaming sul canale Web TV del Senato http://webtv.senato.it/webtv_live

L'occasione permetterà, inoltre, di dettagliare l'azione della ministra regionale Céline Fremault, che ha deciso di bloccare la tecnologia nella capitale Bruxelles (che doveva essere la prima città belga a introdurla) per salvaguardare la salute dei suoi concittadini.
Sto lavorando al dossier da luglio, tenendo in considerazione una serie di indicatori sanitari essenziali – ha spiegato la Fremault – ma oggi mi è chiaro che per me è impensabile consentire l’arrivo di questa tecnologia se non posso garantire il rispetto degli standard che proteggono i cittadini, con o senza 5G. I cittadini di Bruxelles non sono cavie, non posso vendere la loro salute a prezzo di mercato”.

A Bruxelles, per far girare l’Internet ultraveloce si era proposto di passare dai 6 V/m attuali ai 14,5 V/m, senza fornire alcuno studio preliminare sul rischio sanitario per la popolazione.
In Italia, invece, si vorrebbe spostare dai 6 V/m ai 61 V/m, installando migliaia di antenne per connettere fino a un milione di dispositivi per chilometro quadrato...

E in Svizzera il Canton Ginevra e il Canton Vaud hanno adottato anch'essi una mozione con la quale chiedono una moratoria sull'introduzione della tecnologia 5G sul rispettivo territorio cantonale.

Tre sindaci cuneesi (Franca Biglio di Marsaglia, Aldo Minazzo di Roascio e Silvia Gioelli di Trezzo Tinella) hanno scritto al prefetto di Cuneo, Giovanni Russo, spiegando che, prima che le onde del 5G finiscano per rimbalzare sulla testa dei cittadini, serve un confronto, serio, accompagnato da precise garanzie per la salute. «Non comprendiamo i criteri per cui siamo stati scelti e rileviamo che ancora una volta noi piccoli Comuni continuiamo a subire scelte imposte dall’alto senza alcuna preventiva informazione», affermano. E, se da un lato si dicono preoccupati per «i rischi socio sanitari che potrebbero derivare da tale tecnologia», dall’altra- sperando che il prefetto si faccia parte attiva nella tutela pubblica - si dicono pronti «in veste di responsabili sanitari ad attivare tutte le misure necessarie per eliminare qualsiasi minimo rischio per la salute».
E quali sarebbero essere queste misure? Franca Biglio resta possibilista: «Al momento attendiamo di capire. E sapere perché siamo stati selezionati tra i 30 Comuni del Piemonte dove avviare questa sperimentazione e perché nessuno ci abbia detto nulla. Questo chiediamo: di essere informati. Poi valuteremo le azioni da intraprendere».

Ma al momento gli unici pericoli che anche la "grande" Politica nazionale ha mostrato di temere, sono solo quelli legati al "Huawei sì, Huawei no": la salute non c'entra, il rischio è solo nella possibile compromissione degli scambi di informazioni segrete e confidenziali tra i Paesi alleati.

Cittadini italiani cavie? Pare proprio di sì. Ma la reazione "dal basso" cresce. Come un'onda.
Ma non elettromagnetica...

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